La profondità della Parola deve operare in ognuno di noi. Per poterlo fare, necessità l’apertura dei nostri cuori lasciando anche ogni nostra azione, conoscenza e forma di religiosità. La storia di Giovanni Battista in questo è molto vicina e si rispecchia in tanti tra noi.
Giovanni il Battista è rinchiuso nella fortezza del Macheronte, una terribile prigione sulla sponda del mar Morto. Erode Antipa, pur riconoscendo le doti del profeta, l’ha rinchiuso e poi, purtroppo, per colpa di Erodiade e della figlia, gli darà anche una morte atroce con la decapitazione. Giovanni era ancora incerto su chi fosse realmente Gesù e dal carcere inviò i suoi discepoli a interrogarlo: «Sei tu colui che deve venire, oppure ne dobbiamo aspettare un altro?» (Mt. 11:3). Come mai nutre ancora dei dubbi?
Analizziamo bene i contenuti della Santa Parola perché ci riguardano sempre da vicino. Innanzitutto è suo cugino. Questo di per se doveva agevolarne la comprensione, lui come noi, chiamati a essere il precursore della Sua Santa venuta – noi, del Suo Santo ritorno. Ma non fu subito così. Nelle sue predicazioni forti, avvolte Estreme, Giovanni parlava di un Messia “violento e giudice” e sapendo, invece, del comportamento del Cristo, restava perplesso: anch’egli come avvolte tuttora noi, richiedeva conversione totale del cuore e del vero messaggio della Parola.
Per conoscere Gesù c’è sempre bisogno di una progressiva metanoia (cambiamento di mentalità), perché la rivelazione donataci dal Signore è sempre “oltre” ogni aspettativa umana. Gesù risponde citando la Scrittura, rimandando al profeta Isaia, ma Matteo confeziona un testo tutto suo, nel quale fa da sfondo anche Elia ed Eliseo: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi vedete e udite: “I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi recuperano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona novella e beato colui che non si scandalizza di me, cioè per il quale non sono d’inciampo nella relazione di fede)» (Mt 11:5).
Che presentazione fa di sé Gesù? Annuncia un Messia che porta in dono la liberazione spirituale. Chiunque vuole davvero accostarsi al Cristo deve lasciarsi interpellare dallo stile di vita del Maestro oltre che dalle Sue parole di vita. In Cristo, Dio interviene nella storia e i segni che compie sono solo l’effetto del suo operare sui cuori: è il vero miracolo. Questo cammino lo devono compiere tutti, sapendo che il dubbio di Giovanni non è mancanza di fede, piuttosto è il desiderio di andare nel profondo della relazione di fede. Lo stesso “dubbio” che avvolge avvolte ancora noi con “manti di religiosità”. Buona riflessione fratelli miei cari.
Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com
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