Da quando porto, come direbbe S. Paolo, i segni della passione di Gesù, mi chiedo in che consiste la mia libertà schiavo come sono di questo corpo che, nella malattia, mi tiene prigioniero impedendomi di fare ciò che ho sempre fatto.
Quando mi sono reso conto di questo ho reagito male con il Signore quasi fosse il colpevole di questa schiavitù che ha cambiato tutto il mio modo di vivere. In questa situazione è iniziato un lento cammino nel quale ho avuto la grazia di sperimentare che la libertà coincide con l’adesione all’essere con il riconoscimento che sono relazione con il mistero: io sono tu che mi fai.
E’ un cammino difficile vedere la tua mancanza fisica di scegliere, avendo bisogno di tutti, ma è una educazione lenta sperimentare l’unica vera libertà quella che per anni ho annunciato in tanti paesi di questo mondo. “Io sono tu che mi fai” adesso sono chiamato a viverla in primis ringraziando quanti veri amici, guidati per mio fratello Guido si sono fatti carico in questi due mesi di questo poveretto, bisognoso di tutto. Grazie all’insistenza del gius “Io sono tu che mi fai” questa verità e diventata carne ragione del mio vivere.
Vi mando una foto. E’il nuovo cimitero della fondazione, un insieme di alberi delimitano le tombe sopra le quali c’è una croce con nome e cognome. Si trova a 40km da Asunción nella nostra fattoria. Quando gli alberi di “lapacho” fioriranno sarà uno spettacolo di colori bianco, giallo, rosa, per dirci che la morte e’ vinta lasciando spazio alla vita. Ai miei amici ho detto che voglio alla mia morte essere seppellito lì nel centro dove c’è una grande croce insieme ai miei poveri, ammalati di aids, di cancro, bambini. Bellissimi!
Alberi ci faranno compagnia, lì dove un tempo c’era la foresta.
di Aldo Trento | Costanzamiriano.com
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