Il padre di due figli non andrà in carcere (pena sospesa) ma dovrà pagare 100 mila dinari di multa (750 euro). In molte città del paese le chiese protestanti vengono chiuse perché non registrate (ma registrarle è impossibile)
Un cristiano è stato condannato in Algeria a due mesi di carcere con la condizionale e a pagare 100 mila dinari di multa (750 euro) solo per aver invitato altri due cristiani a pregare a casa sua.
Il pubblico ministero aveva chiesto per il padre 35enne di due figli della città costiera di Mostaganem sei mesi di carcere e 500 mila dinari di multa. Il giudice, pur riducendo la pena, ha emanato la sentenza sulla base della famigerata legge del giugno 2006, che impedisce ai non musulmani di pregare in chiese non registrate. La legge prevede anche che le chiese debbano ottenere il permesso di una commissione nazionale che però non si è mai riunita.
«IO HO IL DIRITTO DI ESSERE CRISTIANO»
«Solo per aver invitato due cristiani a pregare con lui», spiega una fonte a Morning Star News, la casa del cristiano è stata considerata una chiesa illegale. La polizia ha interrogato più volte l’uomo, che preferisce non essere identificato per ragioni di sicurezza, minacciandolo.
Quattro giorni dopo, il 20 giugno, un giudice ha condannato Amar Ait-Ouali a pagare 50 mila dinari per aver costruito una tenda sulla sua proprietà dove riunirsi con altri cristiani a pregare. Sulla stessa proprietà sorgeva prima una chiesa protestante che le autorità avevano chiuso nell’ottobre 2018 perché non registrata. «Non sono spaventato dalle autorità e dalle loro intimidazioni», ha dichiarato Ait-Ouali. «Io ho il diritto di essere cristiano e ho anche il diritto di aprire la mia casa a chi vuole pregare. Questa è un’ingiustizia».
CHIESE SBARRATE NEL 2017 E NEL 2018
Oggi è atteso un altro verdetto, questa volta contro il pastore Nouredine Benzid, accusato di aver aperto una chiesa protestante nella città di Makouda senza il permesso delle autorità. Altre chiese sono state chiuse in precedenza nel 2017 e nel 2018.
L’islam è la religione di Stato in Algeria, dove il 99 per cento della popolazione è musulmana. Nel paese nordafricano vivono poche decine di migliaia di cristiani, che pur avendo una limitata libertà religiosa, non possono per legge convertire un musulmano né «scuotere la fede di un musulmano» in qualunque modo. Secondo i vescovi cattolici, chi si attiene alle leggi del paese non ha problemi, ma per i convertiti dall’islam la vita è durissima.
Come riportato nel Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre, in base alla legge del giugno 2006 « gli algerini possono essere multati fino a un milione di dinari e condannati a cinque anni di prigione per la pubblicazione, la conservazione o la distribuzione di materiali mirati alla conversione dei musulmani. Libri e manuali cristiani sono quindi rari nel Paese e i cristiani hanno paura di portare con loro letteratura religiosa. Tutti i gruppi religiosi devono registrarsi presso il ministero dell’Interno prima di condurre qualsiasi attività e possono riunirsi soltanto in luoghi approvati dallo Stato».
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