L’IO grandioso è il nemico dell’uomo

Da sempre l’uomo ha creduto che gli altri fossero i suoi nemici. Credendo di vivere in pace ha combattuto contro di loro.

Questa condotta, governata da attaccamenti, desideri di potere, piacere e ricchezza, ha provocato “sofferenza” e “violenza”, nei confronti degli altri. Ma Gesù ha compreso sin da sempre come questo fosse il problema più grave dell’uomo. Combattere l’avversario che è il fratello, il suo simile, non rientra nell’antropologia biblica del “siamo tutti figli di Dio”. Gesù ha troppo rispetto e amore per l’uomo, al punto da dare la sua vita. «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato» (Gv 15,9-17). Gesù ha compreso che il vero nemico, quello che porta all’infelicità, all’insoddisfazione dell’essere, e perché no a tante psicopatologie è l’Io. Come la patologia del narcisista che vede se stesso superiore ad ogni altro simile, dell’antisociale che vede negli altri la minaccia.

Un Io grandioso ed ipertrofico mette l’uomo contro l’uomo. Su questa linea l’altro diventa l’avversario da annullare. Ma ancora una volta, Gesù ci invita ad un processo opposto alla lotta, ci invita a metterci d’accordo (Mt 5,20-26) con l’avversario. Oggi in un linguaggio psicologico potremmo dire fare “mediazione”. Chi è questo avversario? Certamente non è nell’altro, ma in quello che in noi alberga: “Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» …. «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» (Mc 7, 14-15.21-23).

Non posso, da psicologo e psicoterapeuta moderno, non considerare il nostro interno composto da istanze psichiche (Io, es e super-Io di freudiana memoria) che guidano i nostri comportamenti (Riccardi P., Ogni vita è una vocazione. Ed. Cittadella Assisi 2014).  Più specificamente il nostro Io crea quell’ inganno narcisistico di farci credere di essere al centro dell’universo. IO sono, IO faccio, IO voglio, IO desidero, IO appaio; IO e nient’altro che Io. Se da una parte la psicologia ci guida a comprendere le manovre dell’io, dietro mille sfaccettature comportamentali, Gesù molto più chiaramente riconosce nell’io l’inganno, l’avversario di se stessi. E’ l’Io che vede negli altri gli oggetti per farsi ammirare. Ad esempio stuzzicando la persona a postare foto e aspetti della vita quotidiana sui social, non fa altro che illuderci di divertirci, mentre al contempo diamo da mangiare all’Io il pane dell’orgoglio, dell’invidia, della gelosia per cose possedute da altri o per i like ricevuti. Succede che l’Io confonde sempre l’erba del vicino più bella.

L’OSTACOLO PIÙ GRANDE alla propria serenità inteso come stato di equilibrio interiore, è l’accrescimento sproporzionato del proprio Io. Gesù ci insegna, che è nel il vuoto (professato anche nelle tradizioni orientali), nel privarsi, nel rinunciare a cibi spazzatura della mente la nostra forza. Lo sforzo è superare gli ostacoli del giudizio, ammirazione altrui. Ma tutto questo ed altro ancora alimenta l’Io ad essere più di quello che è. Ecco che ritorna come una moderna psicoterapia l’assunto “Beati i poveri in spirito” per chi desidera la pace interiore (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e Beatiitudini. Ed Cittadella Assisi 2018).

Pasquale Riccardi D’Alise


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