L’Isis, tutt’altro che distrutto ricomincia la guerriglia

Dopo aver difeso metro per metro e perso la quasi totalità del territorio del Califfato in Iraq e Siria, i vertici dello Stato islamico sembrano ora puntare sulla guerra asimmetrica, basata si guerriglia e terrorismo, per mantenere l’iniziativa e la visibilità mediatica. Non opera solo in Iraq e Siria, ma anche in Libia, Egitto e Israele.

Dopo aver difeso metro per metro e perso la quasi totalità del territorio del Califfato in Iraq e Siria, i vertici dello Stato islamico sembrano ora puntare sulla guerra asimmetrica, basata si guerriglia e terrorismo, per mantenere l’iniziativa militare e soprattutto visibilità mediatica.

Lo confermano i messaggi diffusi dalla rivista online al-Naba, uno dei siti di informazione del gruppo jihadista, in cui vengono enunciate tecniche di combattimento legate, a guerriglia, imboscate e sabotaggi invitando i miliziani ad approfondirle e a metterle in atto. Al-Naba ha pubblicato istruzioni dettagliate su come compiere azioni “mordi e fuggi” da applicare in tutte le aree operative in cui è presente lo Stato Islamico e quindi non solo nei territori di confine tra Iraq e Siria che rimangono la regione a più alta densità di miliziani jihadisti.

Per Rita Katz, direttore esecutivo di Site Intelligence Group, “l’Isis è ancora molto pericoloso” mentre analisti ed esperti ricordano che già in passato, seppur in modo saltuario, aveva adottato queste tattiche che fanno del resto parte del background di ogni movimento insurrezionale. Oggi, tuttavia, essa viene formalizzata attraverso linee guida che la delineano come procedura standard nel contesto delle operazioni militari in cui i miliziani sono costretti a combattere in condizioni di inferiorità in termini di truppe e mezzi in regioni di cui non hanno più il pieno controllo. L’analista giordano Hassan Abu Hanieh sottolinea all’agenzia Asia News che l’Isis ha usato di recente tattiche di guerriglia e per conquistare cittadine e villaggi – anche solo per un breve periodo – e guadagnare visibilità. Nulla di nuovo a ben guardare, si tratta della stessa tattica adottata da molti anni dai talebani afghani concentrando il massimo delle forze possibili su centri poco presidiati dai militari di Kabul mantenendone il controllo fino all’arrivo dei rinforzi governativi.

La guerriglia sembra del resto dare buoni frutti all’Isis (smentendo le notizie della sua definitiva disfatta) come testimoniano i numerosi attacchi che si sono registrati nell’ultimo periodo in Iraq e Siria, anche in aree che non erano state occupate dalle milizie del Califfo. Il 15 maggio, le forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti, hanno annunciato di aver avviato una vasta campagna anti-Isis nell’est della Siria, alla ricerca di cellule di insorti jihadisti datisi alla macchia dopo la “sconfitta militare” subita nei mesi scorsi nella bassa valle dell’Eufrate. Più a ovest la ripresa delle attività dell’Isis è favorita dal fatto che le truppe di Bashar Assad stanno concentrando molte delle forze disponibili nell’area di Idlib dove è in corso la battaglia per liberare dalle milizie qaediste la provincia nord occidentale siriana.

Isis in rimonta anche in Libia dove approfitta della vastità del territorio e degli scontri in atto tra le fazioni opposte intorno a Tripoli. “L’Isis sta approfittando della guerra per tornare in Libia. Finora ci sono stati quattro attacchi al sud, ma io credo che abbia cellule dormienti anche a Tripoli e altrove” ed è una minaccia “prima per la Libia, ma anche per l’Europa” ha detto il 22 maggio Ghassan Salamé, rappresentante speciale Onu in Libia. Nei giorni scorsi il generale di Brigata Khaled Al Mahjoub, portavoce dell’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar ha sostenuto che il leader del sedicente Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi potrebbe trovarsi in Libia. Lo ha riferisce il sito dell’emittente Libya Channel sintetizzando le dichiarazioni dell’alto ufficiale che non ha però fornito dettagli in proposito limitandosi ad aggiungere che probabilmente al-Baghdadi si é spostato in Libia dopo la sconfitta della sua organizzazione in Siria ed Iraq in quanto sarebbe un riparo sicuro per lui”. L’Isis a fine aprile aveva pubblicato un video in cui al-Baghdadi compariva per la prima volta dopo il celebre sermone nella Grande Moschea di Mosul del 2014 quando proclamò la nascita del Califfato. Il 18 maggio l’Isis aveva rivendicato un attacco a un posto di blocco nei pressi di un impianto petrolifero nel sud della Libia in cui erano stati sgozzati due guardiani e altri quattro sono stati temporaneamente rapite nei pressi di Zillah, nel distretto di Jufra, circa 300 chilometri sud-est di Sirte. Negli scontri vi sarebbero stati tre morti fra i terroristi che hanno rivendicato l’attacco sulla propria agenzia Amaq. Solo questo mese l’Isis ha già colpito almeno due volte nel sud della Libia.

Presente in forze anche in Egitto e soprattutto in Sinai dove anni di scontri con le truppe del Cairo hanno provocato non meno di 2mila morti, l’Isis avrebbe cercato nelle ultime ore di compiere in attentato in Israele con una terrorista suicida, un’insegnante palestinese di Corano di 23 anni, Alaa Bashir, arrestata ieri dai servizi di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese. Lo ha riferito il giornale Yediot Ahronot le cui fonti hanno precisato che la Bashir era stata reclutata da una cellula dell’Isis per compiere un attacco suicida in Israele. Secondo Ynet, la donna manteneva contatti con esponenti dell’Isis in Siria e a Gaza e aveva da questi ricevuto istruzioni dettagliate per il confezionamento di ordigni esplosivi. Da tempo la donna era nota nel suo villaggio della Cisgiordania settentrionale per le simpatie nei confronti dei gruppi salafiti.

Gianandrea Gaiani | Lanuovabq.it


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