Siamo sicuri che siamo salvati?

Oggi, nella maggior parte delle comunità evangeliche, si ode spesso dalle labbra di molti predicatori la frase “siamo salvati” e, per quanto questo sia il principio della verità biblica, molti credenti ascoltando questo messaggio ne rimangono convinti, nonostante molti ancora vivano – (dopo aver creduto in Cristo e averlo accettato come personale Salvatore e Signore) – una vita che non produce segni di ravvedimento e pentimento, e non hanno una condotta santa e consacrata a Dio.
Oggi, molte persone giungono alla conoscenza di Cristo, credono in Lui, recitano la ‘preghierina della salvezza’ guidata dal predicatore, ricevono il battesimo e le si fa credere di essere salvate, senza comprendere realmente che il passo successivo di quella preghiera è l’attuazione di una vita santa e consacrata che porta frutto al Signore.
Secondo la Scrittura la salvezza non dev’essere data così tanto per scontata. La Bibbia è chiara a riguardo quanto dice che chi persevererà fino alla fine sarà salvato. La parabola delle 10 vergini, 5 avvedute e 5 stolte, il servo senza l’abito di nozze… sono la conferma che, al ritorno di Cristo, non tutti saranno presi e portati con Lui (“due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. Due donne macineranno assieme; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato.”), ma solo chi sarà trovato con una condotta santa e irreprensibile andrà col Signore.
Oggi, abbiamo superficializzato molto il messaggio della salvezza, predicando solo la grazia e trascurando il messaggio del giudizio e della giustizia di Dio. Esaminiamo, quindi, la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al SIGNORE. Ravvediamoci e sforziamoci di camminare per quella via stretta e angusta, perché è la sola che porta alla ricompensa eterna.
Alessio Sibilla | Notiziecristiane.com
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