Chip nei server, e poi?

Malgrado i grandi colossi Apple e Amazon smentiscono, la notizia che la Cina avrebbe sabotato i server di almeno una trentina di aziende americane sta facendo il giro del mondo.

Secondo la stampa Usa, gli impianti informatici sarebbero stati assemblati a Pechino dove esperti del settore avrebbero inserito dei chip quanto un chicco di riso nella scheda-madre dei mega-computer, per spiare la filiera dei fornitori delle imprese; se la notizia venisse confermata, saremmo di fronte a una delle più grandi offensive promossa da uno Stato passata non dal software (come i malware) ma dagli hardware. I chip sarebbero in grado di sottrarre dati e infettare i server, come avviene con le cimici nella cornetta del telefono, ad  esempio, entrando così nei data-center che gestiscono centinaia di aziende e dire praticamente ai server cosa fare. Attaccare le schede madri di Supermicro è come attaccare Windows, dicono i media, il che equivale ad attaccare il mercato elettronico intero che viaggia su internet. Per capire la portata di questo spionaggio informatico, basta pensare che in  Cina transita l’assemblaggio del 75% dei cellulari e del 90% dei pc, malgrado il governo di Pechino dichiara che la Cina è un “difensore della sicurezza informatica” che mira a costruire un cyberspazio pacifico, sicuro e aperto (.). Tuttavia, questo avvenimento dovrebbe far comprendere al lettore che il passaggio del chip dal computer all’uomo non è difficile, a maggior ragione che l’applicazione di sensori rfid (radiofrequencyidentity) nel braccio o sulla mano sono già sperimentati con successo in diverse nazioni: verrà il momento opportuno in cui questo sistema di controllo sarà stabilito a regime (Apocalisse 3:16-18) in tutto il mondo.

Eppure, nonostante l’utilizzo di codici tatuati, microchip, scanner oculari eccetera diventi ogni giorno di largo uso quotidiano, la stragrande maggioranza di cristiani professanti non dà tanto peso a questo progresso tecnologico perché, forse, ciascuno dà per scontato che questi marchingegni sofisticati non li coinvolgeranno affatto, sebbene l’informatica domini ogni settore della vita sociale. Se la rete satellitare globale andasse in tilt sull’intero pianeta per una sola giornata, si fermerebbero all’istante tutti i sistemi informatici che regolano le banche, i voli e ogni genere di transazione computerizzata, con enormi perdite miliardarie. E se fosse impossibile usare il cellulare, magari per un corto circuito globale dei satelliti delle telecomunicazioni, quanti schiavi del telefonino andrebbero in crisi? Come si comprende, sarà l’impossibilità di poter fare a meno dello smartphone e/o di qualsiasi altro strumento tecnologico che spingerà la gente a interagire con ogni genere di strumento informatico gli verrà prospettato, dato che l’obiettivo di creare “l’intelligenza artificiale” (robot che pensano in modo umano) è il sogno dell’uomo del terzo millennio.

Pertanto, a prescindere che la notizia sia vera o risulti infondata, non facciamo l’errore di affermare che dal chip nei server a quello innestato sull’uomo ci vuole ancora molto tempo.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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