Dalla relazione all’intimità per “amore”

Facciamo attenzione alla realtà dei fatti, non è un mistero che le relazioni sono fragili e instabili. Fuggevoli e liquide come afferma il sociologo Bauman (Bauman Z., Amore liquido… 2006 ed. Laterza).

Non è un mistero, per chi si interessa della salute mentale, che la fragilità degli affetti abbia un’influenza sull’equilibrio psicologico. Ogni operatori della salute mentale è attento alle relazioni e a sondare il campo delle relazioni perché riconosce come in esse e per esse si insinuano elementi di disagio e patologia. Come psicoterapeuta rilevo, il più delle volte, che le lamentele di molte persone si strutturano intorno al malessere relazionale accompagnate da una presa di posizione di “rompere” la relazione. Soprattutto nelle dinamiche di coppia si è pronti a giudicare, ad accusare venendo meno a quei principi “antropologici cristiani” di chiarezza e perdono, di amore e rispetto dell’altro: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. (Mt 5, 21-22). Senza rendercene conto, ci chiudiamo, ci isoliamo, ripieghiamo su noi stessi, logica questa, contraria a chi intende vivere la vita aperta al prossimo come suggerito dall’assunto antropologico cristiano dell’amore del prossimo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Oggi si fa fatica a vedere il prossimo forse perché si è perso la qualità dell’amare e di certi principi in essa impliciti; rispetto, accoglienza, carezza, intimità. Siamo propensi ad essere indifferenti del prossimo più che entrare nel “cuore” del prossimo (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini. Ed Cittadella Assisi 2018). Non è un mistero che ogni volta che ci relazioniamo con l’altro siamo attenti a non cadere nell’intimità. Si, dico intimità, da non confondere con relazione. Spesso facciamo confusione quando parliamo di relazione credendo che in essa ci sia anche l’intimità. Se molte relazioni possono essere ambigue, avere dei sotterfugi, basarsi su quello che lo psichiatra Eric Berne ha definito “giochi psicologici” non lo può essere l’intimità. L’intimità è in linea con il comandamento dell’amore il quale rifiuta ogni possibile ambiguità e sotterfugi. I giochi propongono uno scambio di transazioni (comunicazione) ulteriori tra i giocatori: a livello sociale c’è un messaggio manifesto, visibili, tangibile percepibile, mentre a livello psicologico c’è un messaggio segreto, ulteriore che è diverso da quello sociale ma che ha un ben definito tornaconto (Berne E., a che gioco giochiamo ed Bompiani 2000). L’intimità non accetta né ambiguità né tornaconti, è disinteressata. L’Intimità indica la capacità di creare connessione con l’altro partendo dalla connessione profonda con se stessi. L’intimità non è il semplice stare in insieme o essere in relazione. Con stupende parole lo psichiatra Berne chiarisce: «Per pochi fortunati esiste qualcosa che trascende ogni classificazione del comportamento, ed è la consapevolezza; qualcosa che si leva al di sopra della rievocazione del passato, ed è la spontaneità; e qualcosa che è più soddisfacente dei giochi, ed è l’intimità. Ma sono tre cose che possono rivelarsi insopportabili e addirittura pericolose per chi non vi è preparato. Forse costoro stanno meglio così come sono, cercando la loro soluzione nelle tecniche popolari di azione sociale, come quello “stare insieme” che è un modo di vivere con gli altri senza arrivare per questo all’intimità. Questo significa forse che se non c’è speranza per l’umanità, c’è almeno speranza per i singoli esseri umani» (Berne, ibidem pag. 213) L’intimità è un’esigenza irrinunciabile dell’amore autentico (vedi di P. Riccardi “La recita dell’intimità” 23 marzo 2018 in notiziecristiane.com). Per questo Gesù ha posto come unico comandamento per l’uomo “l’amore” il comandamento dell’amore rifiuta non solo ogni atto contrario, ma ogni possibile incertezza o ambiguità: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. (Mt 5, 23-24).

Un messaggio che non inquadra il sotterfugio, la menzogna, la non chiarezza. L’amore abbraccia la dimensione affettiva a 360 gradi annullando ogni indifferenza, giudizio e pregiudizio anzi eliminando ogni minima imperfezione d’amore.

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com


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