Lorenzo Fontana, forse l’ultimo ministro cristiano dopo anni di oblio…
Le elezioni politiche del 4 marzo hanno portato, all’interno dell’inedita (e difficilmente prevedibile) alleanza Lega-M5S, un ministro che è forse l’unico dichiaratamente cristiano dello schieramento di governo. Si tratta di Lorenzo Fontana, in quota lega, ministro responsabile di un dicastero che curerà gli interessi di due realtà molto care al mondo cristiano: la famiglia e le disabilità.
Intanto va lodata l’idea di dedicare appositamente un ministero a due aspetti così centrali per la società: un popolo è realmente civile quando mette i più fragili in cima alle proprie azioni di governo, e considera la famiglia come l’istituzione cardine su cui costruire il proprio futuro. Ebbene, chissà perché il nuovo ministro è già sotto attacco da parte dei media mainstream, così attenti al rispetto dell’etichetta politically correct che va tanto di moda nei salottini radical chic (ma evidentemente fa anche perdere le elezioni…) Ma che ha detto di così cattivo il nuovo ministro? Il virgolettato è il seguente: «Le famiglie gay? Non esistono. Ora più bambini e meno aborti». Le frasi sono un taglia/copia/incolla di vecchie dichiarazioni: il nostro non è un politico di primo pelo, ma proviene da ben due mandati nel Parlamento europeo, dove è stato uno dei protagonisti dell’avvicinamento tra Lega e Front National francese. Non serve poi fare l’esegesi del testo, nel senso che è lo stesso Fontana a spiegarlo: non ce l’ha con gli omosessuali ( “Ho tanti amici omosessuali” dice), ma sostanzialmente afferma che quella che è in atto è una vera e propria congiura contro la famiglia tradizionale. Le domande sorgono spontanee: Chi la fa? E perché? Qua il discorso si fa molto complesso, e per forza di cose il neo ministro la chiude in poche frasi: su certe questioni forse non sarebbero sufficienti libri e convegni per spiegare per bene come funzionano certi meccanismi di potere e come agiscono sulle masse. E anche in questa sede non si potrà necessariamente andare molto oltre, ma magari rinviare ad apposite pubblicazioni[1]. La farò volutamente brevissima: per rispondere a queste domande bisogna chiedersi cosa interessa a chi dirige il mondo, a quei “poteri finanziari” di cui parla il neoministro. La nostra realtà è basata a livello economico sui consumi, e il cittadino ideale è un consumatore compulsivo, uno che spende il più possibile per assecondare una produzione crescente di beni e servizi. Uno che non si fa troppe domande, vive per il presente e per massimizzare il piacere. Questo è il modello che i media ci stanno fornendo: se si guarda con attenzione, in fondo tutta l’immane guerra sui diritti civili può essere ridotta ai minimi termini ad una concezione utilitaristica dell’esistenza in cui nella vita bisogna massimizzare il piacere e minimizzare il dolore (campagne pro aborto, eutanasia e fecondazione assistita dicono questo in una forma più articolata e ricca di pathos). In questo modello la persona va resa sempre più un individuo anonimo, intercambiabile, con sempre meno reti affettive: per questo la famiglia tradizionale è stata devastata negli ultimi decenni, e si è giunti grazie alle campagne pro gender ad una indifferenziazione maschio/femmina. Addirittura il sesso sarebbe secondo queste ideologie una invenzione della cultura umana, invece che un dato di fatto che la natura ci impone. Perché? Secondo Fontana “Il modello culturale relativista. Un modello di globalizzazione […] che disegna un mondo dove non esistono le comunità, e quindi la famiglia […]”. Insomma, un consumatore anodino, senza alcun legame con questa realtà che non sia quello dei sensi, impedito dall’assenza di relazioni profonde ad andare molto più in là di quanto i 5 sensi suggeriscano. Privo di una visione di lungo termine, ma concentrare a massimizzare il proprio utile qui e ora.
Si può immaginare il fuoco di fila che hanno scatenato i giornaloni di regime contro queste affermazioni: giù a randellare con l’accusa di omofobia, evidentemente ancora non ben consapevoli che le “lotte” per i diritti civili saranno anche tanto di moda nella gauche caviar, ma solo lì…
In fin dei conti, da quando ciò che scrive Repubblica (o qualunque altro quotidiano di regime) è nei nostri interessi? Qual è l’obiettivo dei media, specie quelli i cui editori sono invischiati in interessi enormi: informare o formare?
Proprio per questo, salutiamo con gioia l’ingresso di un cristiano dichiarato nella compagine di governo: saremo medievali e oscurantisti, ma le sue parole su aborto e famiglia tradizionale ci sono piaciute, specie l’idea di applicare da subito la flat tax alle famiglie con almeno tre figli… sarebbe una bella proposta, che aiuterebbe non poco da un punto di vista finanziario le (sempre meno) famiglie che in realtà con la loro scelta coraggiosa e controcorrente contribuiscono in maniera decisiva al futuro del Paese. Ricordo che i governi precedenti parlavano di inevitabile “sostituzione etnica”, e preferivano sovvenzionare l’ingresso di immigrati irregolari per rimpinguare il sempre più grave deficit demografico, che dovrebbe preoccupare chi governa molto, ma molto di più di quello finanziario. Naturalmente, nell’intervista “di chiarimento” il buon Fontana ha precisato che i diritti civili acquisiti , tipo le unioni civili, non saranno toccati perché non fanno parte del contratto di governo.
Mettiamola così: che dopo decenni di indifferenza pressoché totale le famiglie, specie quelle numerose, tornino ad essere al centro delle preoccupazioni dell’azione politica. E che la Chiesa cristiana non faccia mancare il proprio sostegno alle persone di buona volontà nell’attuazione di certi programmi di governo.
E, come si dice in questi casi, in bocca al lupo e buon lavoro!
Alessandro Laudadio
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