Tra fede e credenza

In qualsiasi testo di religione che si rispetti, emerge, a pieno titolo, il concetto di fede. Siamo sicuri di averne capito il concetto? Eppure nel linguaggio comune sono molti i termini collegati al concetto “fede”: fiducia, fedele, fedeltà, affidarsi, confidarsi, diffidare. Tutti provengono dalla radice fede, che a sua volta deriva dal latino fides, che significa “credenza”, “convinzione” positiva di qualcosa che può accadere. Per esempio, avere fede in Dio non significa postularne solo l’esistenza, ma anche approntarne gli elementi positivi della sua esistenza: fiducia, valori, amore, spiritualità, provvidenza, grazia ecc.

Se questo vale per la realtà spirituale, vale anche per la realtà umana, così affermare di avere fiducia nel proprio partner, per esempio, significa anche, contemporaneamente, esaltarne le sue qualità positive. Diversamente oggi si afferma della fiducia nell’altro, nel prossimo e contemporaneamente si evidenziano gli aspetti negativi. Allo stesso modo, se io credo in ciò che faccio, significa, indirettamente che dò valore alle mie proprie qualità. Affermare “avere fede” significa credere nelle qualità positive della vita. Va da sé che il credere può avere connotazione positiva e negativa. Si può credere all’ottimismo così come al pessimismo. Entrambe le credenze condizionano la propria vita e il proprio agire.

Ad una analisi psicologica le credenze condizionano le proprie scelte, modificandone, addirittura, il corso degli eventi (P. Riccardi: Ogni vita è una vocazione, per un ritrovato benessere. ed Cittadella 2014). La potenza della “fede”, modifica addirittura i nostri stati d’animo. La mancanza di essa, contribuisce al pessimismo delle credenze negative con un aggravio nella paura. Emblema di quanto esposto sono le parole di Gesù Cristo quando dice ai suoi discepoli: «Perché avete paura, gente di poca fede?» (Matteo 8,26). Senza la qualità positiva della fede, non si può vivere nell’ottimismo; senza una fede positiva non ci si apre all’amore e ai valori, si resta intrappolati nella paura di forze occulte, minacciose che determinano il nostro destino e condizionano, a nostra insaputa, le nostre scelte. Se pensiamo che la nostra vita sia limitata, se crediamo di non valere un granché, sicuramente ci troveremo a vivere una vita mediocre e senza aspettative di miglioramento. L’uomo che vive in queste condizioni manca e difetta di fede positiva, quella fede necessaria a strutturare credenze di sé positive. Quando abbiamo fede positiva, crediamo che le cose possano accadere ed esse, quasi per magia, sembrano verificarsi. Ancora una volta facciamo tesoro delle parole di Gesù Cristo: «Allora Gesù le disse: “Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi”. E da quel momento sua figlia fu guarita» (Matteo 15,28). Cosa ci dice realmente Gesù Cristo? Ci mostra come la fede, la credenza, la convinzione positiva in qualità come l’amore, la comprensione, la sicurezza interiore siano aspetti fondamentali, tali da modificare qualcosa di evidente gravità: la malattia in guarigione. La storia ci insegna che gli uomini che hanno avuto fede nella realizzazione dei propri sogni li hanno realizzati. È il caso di dire «Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete» (Matteo 21,22). La fede è come una persona che ci aiuta a trovare una cosa che è sotto i nostri occhi, è a portata di mano e non la vediamo. Ma è lì, presente. Quasi a tutti è capitato di cercare un libro, un utensile, qualcosa presente ai propri occhi e che però al momento sfugge; basta che un’altra persona ci passi accanto e, oplà, ce la evidenzia. «Che sbadataggine!» si afferma con esclamazione meravigliata (P. Riccardi, Psicoterapia del cuore e Beatitudine., ed Cittadella 2018)

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com

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