E’ difficile attribuire al caso l’esistenza di un mondo così straordinariamente strutturato circondato da un universo di altri pianeti, galassie, sistemi solari, buchi neri e quant’altro regolati da un equilibrio perfetto! Una giusta Luna dalle giuste dimensioni, posta ad una giusta distanza, per stabilizzare la rotazione e l’inclinazione della Terra. Un grosso pianeta (Giove) che, per la sua gravitazione massiva, ha il buon gusto di attirare su di sé comete e meteoriti che altrimenti avrebbero causato frequenti impatti catastrofici. Una Terra né troppo vicina né troppo lontana dal Sole, altrimenti l’acqua o evaporerebbe o gelerebbe. Un Sole, anche lui, collocato proprio là dove occorre, nella Galassia. Elementi chimici di fondamentale importanza – carbonio, ossigeno – né troppo presenti né troppo rari.Dal macroscopico al microscopico il risultato non cambia se facciamo un analisi, infatti, anche lì c’è il disegno di Dio, c’è un equilibrio perfetto che muove ogni cosa. Pensate all’organizzazione meravigliosamente complessa dell’ecosistema intorno a noi, come è ad esempio quello delle colonie delle formiche o delle api. Pensate un momento alla nostra testa, al nostro occhio il cui funzionamento supera quello della videocamera più perfetta. Pensate nello stesso modo ai diversi organi del corpo umano: al cuore, ai polmoni, alle reni…
Pensate al cervello che solo ora l’uomo comincia ad esplorare e la cui grande complessità ancora gli sfugge. Pensate che al riguardo una recentissima ricerca ha dimostrato che il cervello funge da ‘terzo occhio’: esso percepisce il pericolo anche quando noi ne siamo totalmente ignari. Quando un potenziale ostacolo sfugge al nostro campo visivo, infatti, il sistema nervoso interviene a nostra insaputa, attivando il corpo in modo che possa rispondere prontamente. Lo studio – di Roberto Cecere, Caterina Bertini ed Elisabetta Ladavas, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience – ha analizzato il contributo delle vie visive corticali e sottocorticali. Nel corso dei test effettuati, i partecipanti dovevano scegliere il più rapidamente possibile l’emozione espressa da visi proiettati sulla metà sinistra dello schermo di un computer, sulla metà destra erano mostrate immagini di volti che esprimevano paura o felicità. Le figure apparivano per pochi millisecondi ed erano subito coperte con l’immagine di un altro volto “neutro” in modo che la percezione delle emozioni fosse subliminale. Per eliminare il contributo della corteccia visiva, i partecipanti erano inoltre sottoposti a stimolazione transcranica con correnti dirette (tDCS), una tecnica non invasiva, in cui viene erogata sullo scalpo una corrente elettrica continua di bassa intensità in grado di influenzare le funzioni neuronali. I risultati hanno mostrato che i partecipanti fornivano risposte più rapide agli stimoli presentati sulla sinistra dello schermo, solo quando nella parte destra era presente un volto subliminale che esprimeva paura. Questi dati suggeriscono l’esistenza di un circuito sottocorticale che si attiva in maniera molto rapida alla presenza di stimoli visivi potenzialmente pericolosi, anche quando questi non sono percepiti consapevolmente.
Che ve ne pare del cervello è o non è una macchina perfetta? Si potrebbe immaginare che tutti questi fattori di una precisione inaudita siano il frutto del caso, ma il nostro umile parere ci porta piuttosto ad affermare che sia molto più serio e credibile pensare che un’intelligenza superiore sia all’origine di questa grandiosa orchestrazione. Ed è proprio questo, esattamente, ciò che la parola di Dio afferma dalla Genesi all’Apocalisse.
Noi non possiamo provare scientificamente che Dio ha creato il cielo, la terra, il cervello e tutte le cose visibili e invisibili ma è l’ipotesi, per non dire la teoria, meglio sostenuta dall’evidenza. Perchè Dio è scienza.
La complessità dell’universo esige l’esistenza di un disegno intelligente. D’altronde, anche se gli scienziati rifiutano il creazionismo biblico come modello esplicativo delle origini, molti uomini di scienza e molti pensatori riconoscono che quella del caso è una spiegazione ben lungi dall’essere soddisfacente.
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