GUARDARE OLTRE

“L’uomo è convinto molto spesso di gestire la propria vita ma non conoscendo la propria suprema identità come farà a dominarsi e a governare gli eventi con autorità e determinazione? L’uomo privo di Spirito Santo non può che avere dominio solo su una parte della propria vita, non conoscendola a pieno. Come dice l’Apostolo Giacomo l’uomo naturale è in balia delle onde e della propria lingua, facendosi e facendo danni incredibili senza rendermene conto.”

Giacomo 1: 16 Non v’ingannate, fratelli miei carissimi; 17 ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento. 18 Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature. 19 Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; 20 perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio. 21 Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.

22 Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi. 23 Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; 24 e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era. 25 Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.

IL GUARDIANO DELLA TORRE

Un uomo viveva in una torre… esile e alta si stagliava verso il cielo, quasi fino a toccarlo.
La torre era in pietra, migliaia di blocchi ben squadrati formavano la circolare struttura che aveva a diverse altezze due finestre. La prima a pochi metri dal suolo si affacciava su di un giardino che finiva ai margini di un bosco, Il giardino abbondava di alberi e gli alberi abbondavano di frutti. Da quella finestra, quando si affacciava percepiva gli odori della campagna, l’essenza fragrante della terra, accentuata dalla rugiada mattutina allargava le narici. Da lì vedeva gli animali del bosco uscire dall’ombra per brucare al sole, ascoltava come un canto il rumore allegro del ruscello. La sensazione che provava affacciato a quella finestra era confortante, tutto era a portata di mano e l’altezza minima dell’apertura non lo intimoriva, quello era un posto rassicurante, benché il suo sguardo non potesse vedere oltre i margini della radura. La seconda finestra era posta decisamente più in alto, si affacciava dallo stesso lato ma la visuale da lì cambiava completamente, lo sguardo dell’uomo poteva spaziare ben più lontano. Vedeva oltre la fine del bosco, la pianura che si apriva immensa, la catena montuosa che circondava la valle come un muro la fortificava. Grandi mandrie si spostavano in cerca d’acqua sollevando polveroni immensi. I rumori di quei luoghi lontani rimbombavano solo nella memoria, là altre torri si ergevano sollevandosi orgogliose da terra. Presenze silenti lasciavano intuire diverse realtà. Da lì poteva scorgere gli amici venire ma anche i nemici attentare alla sua incolumità e sbarrare loro le porte. Facendo bene attenzione a non sporgersi guardava verso in basso, il tranquillo giardino lo attirava per la sua quiete e la sua stabilità, ma pure era attratto dal fascino di quelle lande lontane, dove gli spazi si aprono a nuovi orizzonti. Più in alto, in cima alla torre c’era uno splendido terrazzo, era là altissimo a cielo aperto, esposto perennemente alla luce. L’uomo forse era stato lassù una volta, forse due. Quel luogo gli incuteva timore, là si sentiva completamente allo scoperto, nudo, vulnerabile. Vedeva un orizzonte immenso, la sua vista spaziava senza limiti, si sentiva piccolo e in balia degli eventi. Persino gli uccelli volavano più in basso. Quel giorno l’uomo sentì il desiderio di salire fino a lassù, un desiderio così intenso da fargli vincere la paura. Salendo le interminabili scale si chiese perché mai desiderasse andare sul terrazzo, una voce lo chiamava, gli faceva sentire il desiderio di affrontare i misteri di quel luogo, di sfidare le proprie paure. Sentiva il bisogno di farsi domande, sentiva il bisogno di avere risposte. Così gradino su gradino si trovò lassù senza più niente sopra il capo. Vincendo la sua riluttanza si avvicinò alla ringhiera. Le braccia in avanti come un cieco che cerca un appoggio, le mani aperte speravano in qualcosa da afferrare e finalmente trovarono il mancorrente, lo strinsero come per spezzarlo. Guardava più in basso, ora il giardino era lontano, la sensazione di sicurezza che generalmente gli dava non l’aveva seguito. Alzando appena lo sguardo vedeva oltre il bosco, ciò che prima sembrava immenso ora aveva ora dei confini più vicini. Le mille torri immaginarie non erano che pochi e fragili pinnacoli, il bosco stesso non era una immensa foresta e le alte vette lo guardavano da pari. Stette li un’interminabile tempo, lo sguardo non andava oltre: il piccolo giardino, la pianura oltre il bosco, il piccolo giardino, la pianura oltre l bosco… il piccolo giardino la pianura… Fino a quando un volo di uccello catturò la sua attenzione, lo seguì con la coda dell’occhio fino a quando dovette alzare il capo. Per un attimo la luce lo abbagliò è un attimo dopo il suo sguardo era perso nel cielo. Le poche nubi lasciavano intravvedere mille profondità. Non aveva mai visto il cielo in quel modo, ora gli sembrava di esserci dentro, i suoi sguardi continuavano a sondare azzurre profondità.  Cercavano e cercavano, vagavano andando continuamente oltre, cercando trovarono il confine della vista e in quel momento il suo cuore lo superò. Percepì l’immensità del cosmo e fu preso nel tempo che non esiste.

Lì dove non c’è differenza tra l’attimo e l’eternità conobbe l’amore dell’Eterno. Il suo cuore vibrava libero, sensazioni non dicibili scuotevano il suo essere, il suo cuore si fuse in un tutt’uno con la luce.

Immaginò il suo giardino e vide una gabbia, immagino le torri e le vide sciogliersi come roccia fusa, immaginò le montagne e non erano che l’ossatura del mondo, toccò con un dito il cielo è in quel momento fu rapito.

Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com

copyright©francescoblaganò 5/2018

Se il Signore bussa al tuo cuore rispondi alla chiamata.

Cantico dei Cantici 5:2 Io dormivo, ma il mio cuore vegliava.
Sento la voce del mio amico che bussa e dice:
«Aprimi, sorella mia, amica mia,
colomba mia, o mia perfetta!
Poiché il mio capo è coperto di rugiada
e le mie chiome sono piene di gocce della notte».


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