Ognuno di noi è impegnato quotidianamente, forse istante per istante in un processo interiore di decisioni da prendere e azioni da attuare.
Magari non ci facciamo caso, magari ci lasciamo determinare dagli eventi, magari ci anestetizziamo in attivismi sfrenati e ripetitivi che contribuiscono solo a far passare inosservato l’idea della libertà che ci compete ogni qual volta la vita ci chiama a rispondere. Per l’uomo di oggi riflettere che libero del tutto non lo è suona come una condanna ma la ricerca della libertà è un’aspirazione da non perdere mai. Non siamo mai passivi di fronte alla nostra possibilità di azioni libere, né tanto meno lo siamo di fronte alla nostra storia passata. Quant’unque la storia non può essere cambiata, rimane, pur tuttavia il nostro atteggiamento di fronte alla nostra storia passata. E’ possibile fare in modo che il passato non condizioni il presente; questo è libertà interiore di scegliere. Quado si rimane troppo ancorati al passato la nostra storia può diventare un luogo di prigione, di angoscia, di risentimento. Come psicoterapeuta incontro molte persone di cui sono maestre nel descrivere la propria storia. Nel delineare le proprie ferite dal passato, nel giudicare gli errori dei propri genitori o caregiver. Ma come cristiano non scorgo un salto, che dalla esplorazioni passi alla comprensione, al perdono. Resta sempre un leggero e subdolo ancoraggio al passato che pietrifica, che blocca, che paralizza, che non fa sentire libero nessuno. L’emblema della non libertà dal passato è nel racconto della moglie di Lot (Genesi 19, 1-38). Tutti conoscono l’episodio della Bibbia in cui il nipote di Abramo, Lot, fugge, da Sodoma città che brucia, avvertito dagli angeli del Signore a non guardare indietro e non fermarsi per non essere travolto…. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale”. Perché nella Bibbia si fa riferimento al sale? Perché il sale è simbolo sia di conservazione, ma anche di distruzione per la sua attività corrosiva. La forza pedagogica dei racconti del racconti è il voltarsi indietro della moglie di Lot che ci fa comprendere la forza devastante e distruttiva della non libertà dal passato che rimane come rimpianto. Spesso infatti tutti noi facciamo esperienza di restare legati al nostro passato, di non essere liberi da esso nel non riuscire a trascendere. Ci paralizziamo e non ci proiettiamo verso una possibile meta. L’angelo suggerisce a Lot e la sua famiglia di “non fermarsi nella valle, piuttosto bisogna fuggire nelle montagne per non essere travolti”. Fuggire nelle montagne significa andare in alto, fare un cammino di spiritualità che ci porta a distaccarci dall’attaccamento alle cose e alle persone. Da psicoterapeuta ritengo il passato una potente forza che ci rende non liberi di agire. E’ una forza negativa caratterizzata da un’immagine infantile di sé, incapace di imparare dai fallimenti personali.
Per essere davvero liberi il pensare, l’agire e il decidersi non deve essere condizionato o contaminato da qualcuno o da qualcosa. Pensiamo di essere liberi mentre dipendiamo dal parere altrui, pensiamo di essere liberi mentre I soldi, il loro possesso e la loro gestione hanno il controllo sui nostri atti. Pensiamo di essere liberi mentre siamo schiavi del desiderio di possedere qualcosa o qualcuno. Pensiamo di essere liberi mentre o facciamo quello che ci dicono di fare il che è totalitarismo o facciamo quello che altri ci dicono di fare il che è conformismo (V. E Frankl Logoterapia e analisi esistenziale ed. Morcelliana Brescia 2001). Per essere davvero liberi, è necessario che prima ammettiamo il fatto di non esserlo e, di questo ci aiuta l’umile ed onesto esame di noi stessi, un’introspezione attenta delle nostre abitudini e dei nostri vizi; dei nostri pregiudizi e dell’ immagine che ci siamo creati di noi stessi; dell’ io idealizzato che impersoniamo e che presentiamo agli altri come io autentico (vedi articolo di P. Riccardi “Per l’anima niente lifting” del 16 marzo 2018 in notiziecristiane.com).
Per essere davvero liberi ci suggerisce Gesù: Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giovanni 8,31-32). Si nota che Gesù non dice la mia verità. A voi la libertà di riflettere.
Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com
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