Perché questa domanda la si dovrebbe rivolgere ai cattolici? Perché apparentemente essi credono di sapere la risposta, ma alla fine vedremo che non solo la risposta vera loro (poverini) non la sanno, ma anche che quella che danno (o tendono a dare – a causa della loro visione spirituale distorta -) è errata (ossia contro la verità e, quindi, contro Dio stesso)!
E si la questione non è di poco conto. Una tale domanda può servire a rivelare, infatti, l’errore e l’errare dei cattolici.
Cominciamo quindi dall’esaminare quella che i cattolici apparentemente pensano sia la risposta corretta da dare alla nostra domanda (ossia se i protestanti andranno in cielo).
Dalla mia esperienza di credente cristiano, di studente universitario in scienze dell’educazione (percorso nel quale ho studiato storia moderna –e quindi la questione di Lutero e delle indulgenze -) e di educatore (che ama confrontarsi con le varie visioni (umane e religiose) che le persone dicono di avere) ho potuto appurare che la maggior parte delle persone (soprattutto i cattolici) pensano che i protestanti sono stati e siano degli eretici. E, di conseguenza, la risposta scontata ed ovvia che le persone (cattolici compresi) danno riguardo alla domanda se essi andranno (o potranno andare) in cielo è negativa.
In altre parole, molti (cattolici compresi) dicono:
“I protestanti, essendo dei ribelli, non potranno andare in cielo”.
Molti (soprattutto i cattolici) si sentono costretti a dare questa risposta. Perché? Beh, perché se i “protestanti” dovessero andare in cielo, ovvero se avessero ragione nel loro modo di ragionare e vedere le cose relative a Dio e al Suo regno, allora coloro che si oppongono ai “protestanti” (ossia i cattolici) sarebbero loro ad avere torto e a non potere andare in cielo.
In altri termini, poiché la visione dei protestanti è diversa e perfino opposta a quella dei cattolici, se i protestanti dovessero andare in cielo allora ciò vorrebbe dire che non potrebbero andarvi i cattolici.
Viceversa, pensano i cattolici, se invece siamo noi quelli che dovranno andare in cielo allora i protestanti (chè sono a noi contrari) non di potranno andare.
Così ragionando e così vedendo le cose, o in cielo ci andranno i cattolici o in cielo ci andranno i protestanti.
Ma poiché secondo la maggior parte delle persone (cattolici compresi) i “protestanti” non sono altro che dei ribelli, allora tale maggioranza si consola nel pensare che la schiera che dovrà andare in cielo non potrà che essere quella dei cattolici; infatti loro pensano di non essere ribelli come i protestanti, dal momento che – al contrario dei protestanti – loro sono, invece, dei fedelissimi al papa (potremmo anche dire dei papisti).
Ebbene questo ragionamento, condizionato da una simile logica stretta e stringente, non può che portare (o spingere) i cattolici a pensare che senza dubbio la risposta da dare alla domanda riguardo al fatto se i protestanti andranno in cielo oppure no è negativa: “I protestanti non andranno in cielo”.
Beh, sin che il ragionamento si racchiude entro questi principi e si delimita entro una tale visione, effettivamente, i cattolici non potranno che ragionare come abbiamo appena considerato.
E per loro, così, la faccenda è chiusa e sintetizzabile nei seguenti due decreti:
- I “protestanti” essendo ribelli al papa e alla chiesa cattolica non potranno andare in cielo;
- Noi cattolici siccome non siamo “protestanti” in quanto ci sottomettiamo al papa e alla chiesa cattolica andremo in cielo.
Questa visione da un lato giustifica le diatribe tra cattolici e protestanti e dall’altro consola i cattolici per due motivi:
- perché così si sentono legittimati ad avversare i protestanti;
- perché così credono di essere nel giusto.
Fin qui abbiamo esaminato grosso modo la logica che separa i cattolici dai cosiddetti “protestanti” e che porta i primi a credere di essere nel vero rispetto ai secondi.
In questo quadro e in questa cornice, dunque, la risposta alla nostra iniziale domanda (se i protestanti andranno in cielo o meno) rimane negativa da parte dei cattolici. Perché, come abbiamo detto, se tale risposta dovesse diventare positiva ciò comporterebbe dei seri e gravi problemi per i cattolici. Infatti se alla domanda (“I protestanti andranno in cielo”?) si dovesse rispondere con un si, allora, al rovescio di una simile domanda (“I cattolici andranno in cielo”) si dovrebbe rispondere con un no!
Insomma per costrizione (costrizione derivante dalla logica che dice “O abbiamo ragione noi o hanno ragione loro”) i cattolici sono portati a dire che i “protestanti” non andranno in cielo.
Ma, al di là di questa logica e di una simile posizione ( che superficialmen-te contrappone un ‘noi’ a un ‘voi’ ed un voi siete “protestanti” (senza forse neanche sapere bene a chi (?) e perché(?) ) noi invece no, andiamo a vedere – mediante un fondamento più solido e più stabile – se in realtà i “protestanti” sono davvero tali (non agli occhi degli uomini, ma agli occhi di Dio).
Una delle caratteristiche peculiari che contraddistingue i “protestanti” rispetto ai cattolici (cioè ai fedelissimi del papa) è quella di non riconoscere altra autorità al di fuori e al di sopra della Bibbia.
Che vuol dire? Vuol dire che se la Bibbia afferma ed asserisce una certa cosa, allora i “protestanti” vi credono; se invece la Bibbia smentisce una cosa (anche se questa è detta da qualcuno che pretende di essere un’autorità in campo religioso) allora i “protestanti” non la accettano e non vi si sottopongono.
Ad esempio, quando papa Leone X promosse le indulgenze, ovvero la possibilità per coloro che avessero fatte delle offerte alla chiesa di Roma o che vi si fossero recati in pellegrinaggio per lasciarvi delle offerte, promettendo lo sconto delle pene del purgatorio alla gente che avrebbe fatto tali offerte, Lutero vi si oppose dicendo che una simile idea e una simile dichiarazione era una bestemmia ed un’eresia, poiché era l’equivalente di un mercimonio, col quale si voleva barattare la salvezza (di Dio) col denaro. Potremmo anche dire che Lutero “non ci vide dagli occhi” quando udì una simile bestemmia. Infatti da monaco devoto e conoscitore delle Sacre Scritture Lutero sapeva benissimo che la salvezza non si può mettere in vendita, ovvero che non si può comprare.
Ora, poiché la parola ‘Salvezza’ comprende anche la dimensione del perdono dei peccati, cos’altro era, appunto, se non un tentativo di vendere la salvezza quello proposto da papa Leone X alla gente? Infatti il suo incaricato di pubblicare e proclamare le indulgenze (il frate domenicano Johann Tetzel) per invogliare e incentivare le persone a versare denaro nella cassettina delle offerte (da portare poi al papa perché questi potesse realizzare la costruzione della basilica “di S. Pietro”) diceva loro le seguenti parole:
“Appena una moneta gettata nella cassetta delle elemosina tintinna, un’anima se ne vola via dal purgatorio”.
In altre parole:
“Volete tirare fuori dal purgatorio le anime dei vostri defunti o le vostre stesse anime quando vi andrete(?), allora mettete i soldi nella cassetta e comprate con essi l’indulgenza promessavi e concessavi dal papa”!
Ora, riflettete cari lettori, non siamo di fronte ad una vendita della remissione dei peccati (ossia della salvezza) ? Non era questo il senso delle parole di Johann Tetzel (“Se gettate una monetina nella cassetta tirerete fuori dal purgatorio le anime”)? Non era questo un invito a credere che con le offerte (dunque con i soldi) si potesse gestire e amministrare in qualche modo il destino delle anime?
Ora vorrei rivolgermi a chi ha un minimo di coscienza per capire cosa significhi essere cristiano (ossia seguace – non di Lutero o del papa – ma di Cristo) :
“La promessa delle indulgenze (da parte di papa Leone X) e la proclamazione del frate Johann Tetzel hanno un fondamento biblico? Sono cioè cose insegnate dalla Sacra Bibbia? O, viceversa, sono cose ad essa contrarie” ?
Vi è un episodio, che proprio la Bibbia riporta, talmente chiaro sul fatto che chi pensa e chi cerca di “ottenere la salvezza” per mezzo del denaro è condannato e maledetto da Dio (e dai veri servi di Dio) piuttosto che approvato da Lui e dagli onesti predicatori del Vangelo. Potrete trovarlo nel libro degli Atti degli apostoli al capitolo 8 dal vero 14 al 24.
Se confrontiamo la Verità di questo passo con ciò che fece papa Leone X e con la relativa reazione di Lutero (che protestò contro l’intenzione del papa di indurre le persone ad acquistare le indulgenze (facendo loro ritenere che col denaro queste potessero in qualche modo ottenere (comprandola) la salvezza)), ditemi, per favore, chi è il vero protestante (nel senso di ribelle e contrario alle cose di Dio) dinanzi a Dio: Lutero o il papa?
Un altro esempio? Oh si se può contribuire ancora a chiarire le idee ben venga.
Al tempo degli apostoli questi si potevano sposare?
La Bibbia dice di si :
“Non abbiamo noi il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa” ?
Con queste parole l’apostolo Paolo ci dice che gli apostoli avevano il diritto (ossia la possibilità) di potersi sposare. E sempre per mezzo di queste parole (e dunque di questa testimonianza) l’apostolo ci dice che a giovarsi di tale diritto e possibilità erano gli altri apostoli e fra questi Cefa (ossia Pietro) e i fratelli del Signore (cioè i fratelli di Gesù).
E’ da notare che l’apostolo non parla al passato, come se gli apostoli fossero stati una volta sposati, mentre poi non lo furono più. Del resto sarebbe davvero una contraddizione che per seguire Gesù gli apostoli avessero lasciato le proprie mogli, dato che proprio il Signore disse di non divorziare (Matteo 19: 1 – 6). Paolo parla al presente. Gli apostoli erano già sposati quando cominciarono a seguire Gesù e tali rimasero anche dopo.
Infatti al tempo degli apostoli ci si poteva sposare. Tanto che sempre l’apostolo Paolo avverte di stare attenti a certi falsi ministri e insegnanti, ché nei tempi successivi alla generazione degli apostoli avrebbero vietato il matrimonio (avrebbero cioè impedito di sposarsi) .
La Bibbia dunque dice che ci si può sposare.
Anzi la Bibbia dice “addirittura” che aspira all’incarico di vescovo deve (obbligatoriamente) essere sposato (non misticamente parlando, ma con una moglie, “ovvero” una donna – in carne ed ossa -).
Una volta leggendo un libro (che credo si intitolava ‘Preti sposati nel Medioevo’) scoprìi il motivo per il quale certi falsi ministri vietarono il matrimonio (nel loro contesto – cattolico -).
Beh, sapete, non fu affatto come dicono i preti (ovvero per dedicarsi meglio alle cose di Dio – argomento filosofico che di fatto contrasta (protesta) con la parola di Dio ( ) -), ma perché un certo papa (ora non ne ricordo il nome) escogitò, così, il modo di far incassare alla chiesa (dunque a se stesso, che se ne proclama capo) le eventuali rendite ed eredità che i preti, morendo, avrebbero potuto e dovuto lasciare alla chiesa. Fintanto che i preti fossero rimasti sposati le eventuali eredità (derivanti dai lasciti delle persone in loro favore) sarebbero andate alle loro mogli e ai loro figli; mentre se questi non fossero stati sposati tali eredità sarebbero passate alla chiesa. Ecco il motivo (o movente) del divieto del matrimonio (movente mascherato dalla più “spirituale” consacrazione a Dio che ci sarebbe secondo la filosofia cattolica (ma non biblica), che porta più danno e disonore di quanto dica di fare !
Anche da questo punto di vista la Bibbia dice una cosa (che ci si può e – nel caso di chi voglia essere vescovo – ci si deve sposare), mentre altri (i cattolici – comandati dal papa -) ne dicono un’altra!
Facciamo un altro esempio, per vedere come mentre la Bibbia dice una cosa certi religiosi (i cattolici, fedelissimi del papa) ne dicono un’altra?
La Bibbia non parla mai di battesimo dei neonati. Non ce n’è traccia.
Il battesimo, del resto, come lo spiega e chiarisce l’apostolo Pietro, è “La richiesta di una buona coscienza fatta dinanzi a Dio”.
In altre parole, coloro che, ascoltando il Vangelo, riconoscono e accettano la grazia di Dio offertaci in Cristo Gesù, riconoscendolo come il Signore e il Salvatore della propria vita, e che vogliono divenirne discepoli e servitori possono, tramite il battesimo, dichiarare pubblicamente questa loro intenzione e scelta; confessando così di essersi ravveduti rispetto alla vita (di peccato) di prima (quando si camminava seguendo le proprie vie e non le vie di Dio).
La richiesta di una buona coscienza davanti a Dio, manifestata pubblicamente da colui/colei che ha scelto di seguire Cristo (perché convinto dallo Spirito Santo attraverso l’ascolto del Vangelo), non può dunque che essere fatta da una persona che ha maturato tale decisione (in cuore suo) e che la manifesta con una dichiarazione personale e diretta, dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.
Questo è il senso del battesimo in tutti i passi in cui la Bibbia ce ne parla.
Invece i cattolici ne hanno fatto tutt’altra cosa. Lo amministrano a dei neonati incoscienti e non responsabili, col pretesto di dire che nel caso il neonato morisse senza essere stato battezzato rischierebbe di andare nel “Limbo” (luogo di cui il Vangelo non parla affatto).
Mettendo tale paura sulle persone, anche questa volta (come nel caso delle indulgenze), i cattolici (fedelissimi del papa) alterano le Scritture e reclamando l’ubbidienza al papa, in realtà sono i veri protestanti rispetto alla Bibbia, perché non ne rispettano le indicazioni (che non parlano di battesimo ai neonati).
Come nel caso delle indulgenze i cattolici legano il battesimo alla salvezza; ne fanno un obbligo per la salvezza (come fecero delle monete nelle offerte al tempo delle indulgenze uno strumento di salvezza).
Ma il battesimo non compra la salvezza. Non è battezzandosi che si viene salvati.
E poi i bambini potrebbero (secondo Gesù) benissimo fare a meno del battesimo, visto che ai suoi occhi sono già pronti per il regno dei cieli (al- tro che per il “limbo”!)
Il battesimo ai neonati è dunque un’altra cosa che alcuni (falsi ministri) hanno alterata (rispetto alla Verità delle Scritture).
Se dunque i “protestanti” dicono che la questione del battesimo ai neonati è contraria alla Bibbia e se dunque non ci credono e continuano – come dice il Vangelo – a battezzare le persone quando queste diventano mature e consapevoli, sono realmente loro i protestanti ?
Potrei e vorrei continuare a fare molti altri esempi per far notare come “forse” i cosiddetti “protestanti” non sono davvero tali. Ma spero che i veri cristiani che hanno anche letto queste poche righe possano cominciare a riflettere, per chiedersi chi sia davvero nella verità.
Spero che dopo quanto detto sin qui i cattolici comincino a riproporsi quella domanda da cui eravamo partiti all’inizio (“I protestanti andranno in cielo”?) e che di fronte ad essa non cerchino di dare come risposta scontata e frettolosa (ed errata) un no. Ma possano cominciare a chiedersi se forse coloro che essi chiamano “protestanti” non sono proprio quelli che, invece, cercano di rimanere fedeli al Vangelo, “anche a costo” di andare contro i papi, che hanno mutato più volte nel corso della storia il santo e sacro Vangelo di Cristo.
Il termine ‘protestanti’ (nel senso di ribelli) dovrebbe essere dato a coloro che di fatto seguono dottrine che sono contrarie al Vangelo, perché basate su insegnamenti di uomini, che con le loro tradizioni si sono separati e allontanati dall’insegnamento di Cristo .
Mi sentirei dunque di dare alcuni consigli ai cattolici che vogliano cominciare a riflettere sul serio (senza dare per scontato che i “protestanti” siano nel torto):
- chiedetevi a chi bisogna essere fedeli, visto che o si è conformi al Vangelo o si cerca di piacere agli uomini e si va dietro alle loro tradizioni, che spesso alterano e mutano le Scritture – a proprio danno e perdizione – ;
- a chi bisogna essere fedeli nel caso (e di casi così nella storia ce ne sono stati molti) il Vangelo dica una cosa ed i papi ne dicano un’altra?
- chi è il capo della chiesa e di ogni uomo ?
Forse questo articolo (che vorrebbe aiutare i cattolici a riflettere, non più mossi dal condizionamento che bisogna essere fedelissimi al papa, ma che bisogna essere fedeli al Signore e al suo Evangelo) non si potrebbe concludere correttamente se si omettesse di dire che i cosiddetti “protestanti” in realtà non sono dei ribelli (come l’immaginario collettivo (di coloro che sono nell’errore, poiché nell’ignoranza delle Sacre Scritture) vorrebbe bollarli, ma dei semplici seguaci e fedeli di Cristo, che – anche a costo di andare contro corrente – scelgono di non contaminarsi con le idee della maggioranza del popolo (che purtroppo, come dice il profeta, “perisce per mancanza di conoscenza”).
Prima di dire che i “protestanti” non andranno in cielo, suggerirei ai cattolici di chiedersi se forse i “protestanti” non sono tali perché scelgono di seguire Cristo ed il Vangelo anziché il papa e le tradizioni che questo si è costruito per mantenere il suo potere.
I “protestanti” amano e lottano per il Vangelo. E ogni vero e singolo cristiano dovrebbe poter seguire tale strada; visto che – davanti a Dio è l’Unica realmente possibile – “se si considera” il fatto che il Signore dice:
“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”!
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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