“Pecore” e “Lupi”. Un mondo di nemici!

Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi” disse (e dice) Gesù ai suoi discepoli, prospettando loro quale sarebbe stata la missione e il compito che Egli ha loro affidato dal momento in cui li mandò per il ‘mondo’ (ossia fra le genti) ad annunciare la via della salvezza, per mezzo della verità della lieta notizia dell’Evangelo (ossia della buona novella) del Regno di Dio, preparato per coloro che ne avrebbero accolto il messaggio di giustizia e avrebbero creduto nel Signore, quale Salvatore unto e inviato da Dio nel mondo per riscattare l’umanità dalla corruzione e dal peccato).

Quindi i discepoli con tali parole dovevano essere pronti ad affrontare un mondo di ‘lupi’, ossia di nemici.

Si, la missione dei discepoli era (ed è) quella di conquistare anime da questo mondo di ‘lupi’, perché questi da nemici (loro e di Dio) divengano amici.

Coloro che si sarebbero convertiti sarebbero stati trasformati (dallo Spirito di Dio) da nemici in amici, da ‘lupi’ in ‘pecore’ docili e mansuete (espressione che non vuole denotare debolezza e ingenuità, ma mansuetudine, una mansuetudine tale da non avere più la natura delle capre – che cozzano e si rivoltano contro chi le chiama – ma di coloro che si lasciano condurre dal Buon Pastore delle anime, ossia dal Signore).

In effetti la contrapposizione tra i veri cristiani (ossia coloro che hanno ricevuto – per mezzo dell’opera dello Spirito Santo – la rigenerazione che li ha trasformati in nuove creature celesti, anziché meramente terrene e carnali) e coloro che tali non sono è paragonabile a quella che vi è tra le pecore e i lupi.

Le pecore mostrano docilità di spirito, quale segno della natura giusta e amabile del Signore; i lupi sono, invece, sanguinari ed evidenziano la natura del diavolo, che – come dice il Signore – non viene se non per ammazzare e distruggere!

Il conflitto che vi è fra le ‘pecore’ e i ‘lupi’ è, dunque, dovuto alle manifestazioni di due diverse nature, che muovono in sensi diversi le ‘pecore’ rispetto ai ‘lupi’ e viceversa.

Istintivamente e umanamente parlando, gli uomini sono influenzati dalla natura malvagia dei lupi. Si, questa è la tendenza che ci si ritrova per natura e per costituzione; fintantoché non intervenga – nell’anima – lo Spirito di Dio, per rigenerarla e infondere, così, nell’uomo (o nella donna) una nuova natura.

Questo è il senso, quindi, delle parole con le quali il Signore premunì i discepoli quando li inviò nel mondo a predicare il Suo messaggio: voi andrete come pecore in mezzo ai lupi; voi, con la vostra natura rigenerata da Dio, avrete il compito di annunciare alle genti (che ancora vivono sospinti dagli istinti di una natura irredenta) la grazia trasformatrice di Dio, affinché le genti possano ricevere in se stesse quel carattere divino dal quale, a causa del male e del peccato, si sono separate.

I conflitti che vi sono nel mondo hanno alla base lo scontro fra queste differenti disposizioni, nature e visioni. “Il mondo giace nel maligno” dichiara, infatti, la Bibbia. Ciò vuol dire che le genti che non sono state toccate e trasformate dallo Spirito Santo sono ancora – per natura – come i ‘lupi’, che agiscono e si comportano semplicemente in base agli istinti della carne. Così fanno, infatti, i lupi. In essi non è presente alcuna compassione, né può esservi !

E la spietatezza che si ritrova nel comportamento della maggior parte delle persone è segno e indice del fatto che queste sono, appunto, ancora sotto l’influenza del male; del diavolo (cioè dell’avversario stesso di Dio).

Quindi tra coloro che non sono ancora redenti dal Signore e coloro che, invece, per grazia, sono divenuti suoi discepoli, v’è un perenne conflitto, che li porta ad essere nemici.

Ora, poiché il Signore ha ordinato ai suoi discepoli di andare come pecore in mezzo ai lupi, ciò vuol dire che i discepoli del Signore non si devono comportare nei confronti delle genti così come queste tendono a compor-tarsi verso di loro.

Il mandato del Signore (per i suoi), infatti, è quello di amare, mentre il mondo vive sospinto da altri principi (che inducono la gente ad odiarsi, a creare contese e divisioni, sette e gelosie – ovvero i frutti della carne, ossia di un essere la cui natura (e quindi la cui mente e il cui cuore) non è stata ancora rigenerata e trasformata dall’Amore di Dio -).

“Tale padre tale figlio” recita il proverbio. E ciò calza a pennello col fatto che il conflitto tra ‘pecore’ e ‘lupi’ rappresenta il conflitto che v’è tra i figli di Dio e i figli del diavolo.

Ora, poiché questo discorso riguarda la natura spirituale degli uomini (i quali, in effetti, possono classificarsi o come ‘pecore’ – cioè esseri aventi la natura di Cristo – o come ‘lupi’ – ossia come creature aventi la natura del diavolo -), non hanno da vantarsi coloro che pensano di essere dei ‘lupi’ e non delle pecore. Infatti coloro che sono ancora sotto il dominio e l’influenza del diavolo, se resteranno in questo stato (condotti da lui, nel male), un giorno dovranno subire lo stesso giudizio che già è stato dichiarato per lui (che è già stato destinato irrimediabilmente all’inferno (ossia all’eterna separazione da Dio).

Anche le pecore affronteranno un giudizio, che sarà, però, differente rispetto a quello dei ‘lupi’.

Per sapere quali saranno questi differenti giudizi si può leggere il passo del Vangelo di Matteo (al capitolo 25 dal vero 31 fino al verso 46).

La contrapposizione tra ‘pecore’ e ‘lupi’ è alla radice e alla base di tutti i tipi di conflitti che vi possono essere fra gli uomini, i quali sono mossi in differenti direzioni (o verso il bene o verso il male) a causa della natura (interiore e spirituale) che li governa, li orienta e ne influenza le disposizioni.

Ecco, dunque, chi sono i nemici ai quali il Signore si riferisce quando ammonisce i discepoli circa il genere di contrasti e conflitti che questi potranno subire, mentre adempiranno il mandato del Signore di andare nel mondo a predicare il Vangelo del Regno di Dio.

Ma se da un lato con le parole “Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi” il Signore preavvisa i suoi, dall’altro in quelle stesse parole c’è anche un segno e un motivo di speranza.

Infatti il mandato del Signore non ha lo scopo di destinare i suoi ad essere sbranati, ma ad usarli per convertire dei ‘lupi’ in ‘pecore’, al fine di sottrarli a quella brutalità istintiva di cui quelli sono schiavi e per la quale non solo fanno del male agli altri, ma anche a se stessi. Chi infatti è spietato non sa vedere né fare il bene: né agli altri e neanche a se stesso!

Il contrasto di cui parla il Signore (fra ‘pecore’ e ‘lupi’) non solo serve ai discepoli a comprendere la ragione dei possibili conflitti che questi potranno ricevere e subire nel corso dell’adempimento del loro mandato, ma anche a vedere le potenzialità spirituali di tale contrasto (visto che quando i ‘lupi’ non si ritroveranno di fronte ad altri esseri come loro (votati e venduti al male) saranno indotti a riflettere sul fatto che, al di là della loro natura e del loro modo di vivere, vi può essere un’altra maniera di vivere, basata e fondata su ben altri principi.

In questo senso il comando e il programma divino dell’ “Amate i vostri nemici” potrà mettere in luce, dinanzi agli occhi ottenebrati delle persone irredente, il contrasto tra la loro vita – lontana e priva della grazia – e la vita di coloro che sono stati sottratti dalla schiavitù del male e del peccato (a cui tutti, per natura, sono sottomessi e sottoposti – poiché privi della gloria di Dio).

Se da un lato, dunque, il contrasto che i discepoli devono affrontare ha le sue ragioni nel fatto che vi sono fra gli uomini individui appartenenti a due diverse nature contrapposte, lo stesso contrasto può divenire (nelle mani di Dio) motivo di cambiamento e mutamento.

Quando un ‘lupo’ (che fuor di metafora è pur sempre un uomo) vedrà dinanzi a sé una ‘pecora’ (che è un uomo la cui natura interiore e spirituale è stata mutata per assumere le sembianze di una creatura ‘a immagine di Dio’) non sarà per lui come il ritrovarsi dinanzi ad uno specchio normale (che gli rifletta la propria stessa immagine e sembianza), ma come dinanzi ad uno ‘specchio rovesciato’ (che gli rifletterà l’immagine che lui non ha, ma che dovrebbe avere e portare, per divenire una creatura secondo il cuore e il carattere di Dio).

E’ qui sta il senso delle parole del Signore, che dice “Fate del bene a quelli che vi odiano; affinché – così facendo – raduniate dei carboni accesi sul loro capo”.

Già, quando la ‘pecora’ non reagisce e non risponde alla stessa maniera del ‘lupo’, questo si vedrà spinto a riflettere sul fatto che la differente risposta è frutto e segno di una differente natura rispetto alla propria.

In effetti, dinanzi ai malfattori e persecutori che ingiuriarono e maltrattarono il Signore Gesù, la sua mansuetudine lo fece apparire ai loro occhi come l’Agnello di Dio (che toglie il peccato del mondo).

Infatti alla croce, benché morente, il Signore evocò l’immagine dell’Agnello di Dio su diversi degli spettatori che si trovavano lì a guardare la scena di quell’ingiusto supplizio. Molti, dinanzi a quello Specchio e a quel quadro, convinti e compunti dallo Spirito (di Verità) di Dio, ammisero il torto che stavano compiendo. E lì, al calvario, poterono cadere delle scaglie dai loro occhi ottenebrati.

E’ lì che il Signore mutò la natura di molti nemici in nuove creature: trasformandoli da ‘lupi’ in ‘pecore’, da peccatori in santi!

Fra questi troviamo:

  • uno dei due ladroni (quello che riconobbe il male commesso e si rivolse al Signore per chiedergli di ricordarsi di lui quando sarebbe salito nel cielo);
  • l’indemoniato gadareno;
  • l’avaro Zaccheo (esattore delle tasse), che trasformato da Gesù fu liberato dall’avarizia;
  • Saulo da Tarso, che nel suo zelo (non illuminato) perseguitava i cristiani;
  • E a questa schiera se ne potrebbero aggiungere e citare tantissimi altri!

Il tocco della mano di Dio produce delle testimonianze che fanno realizzare quelle conversioni per le quali (in modo soprannaturale) gente fino ad un certo momento abituata a fare il male si ravvede e, trasformata dallo Spirito di Dio diviene santa.

Se nel mondo, quindi, si cita il proverbio che dice “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, nel Signore e per Lui tale proverbio potrebbe essere modificato. Col Signore il lupo può anche perdere il vizio (di uccidere e di assalire delle prede) e divenire mansueto ed umile.

L’inimicizia fra gli uomini, dunque, è segno è prova dell’esistenza di due diverse nature in loro: fra chi è ancora dominato da una natura terrena, animale e diabolica e chi, invece, è stato trasformato e redento da Cristo, per acquisire una natura celeste e divina.

E la Scrittura ci ricorda che “Il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro gli spiriti della malvagità che sono nei luoghi celesti”.

Quando gli uomini guidati dal male si ravvederanno e comprenderanno di essere guidati e manipolati dal male (grazie alla verità e alla luce dello Spirito Santo) allora avverrà che “Il leone pascolerà insieme all’ agnello” e quest’ultimo non ne avrà danno.

Questa possibilità non è una fantasia, poiché per la sua realizzazione il Signore ha dato la propria vita, quale prezzo di riscatto per tutti coloro che sono tenuti sotto il giogo del diavolo; perché vengano liberati e possano finalmente godere la libertà dei figli di Dio.

Per questo Gesù dalla croce ha pregato: “Padre perdona loro (coloro che come lupi hanno chiesto la morte dell’agnello), perché non sanno quello che fanno”!

Solo la redenzione di Cristo può portare in questo mondo il suo Regno di pace e giustizia. Amen.

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui