Viviamo in tempi di interculturalità o di globalizzazione.
Per cui è facile che si senta parlare di gente e di usanze e credenze diverse dalle proprie.
E questo sentire parlare di altri, che ormai vivono “vicino a noi” (sicuramente più dal punto di vista fisico che culturale e morale), ci porta a cercare di farci un’idea degli altri.
Ebbene dalle notizie che sentiamo e che ci giungono, ad esempio, sui musulmani quale idea ed opinione possiamo farci?
Beh, dipende dalle notizie che riceviamo.
Già ma le notizie sono tante e varie.
Si ma alcune notizie si ripetono con una costanza ed una frequenza tale da diventare caratteristiche, ovvero capaci di descriverci le caratteristiche (e quindi anche il carattere) della cultura (e quindi anche della mentalità dei musulmani).
E “una” delle notizie che proprio ora ricevo (tramite internet) è che a Lahore (in Pakistan) un cristiano è stato accusato (chissà se anche falsamente) di essere un “blasfemo”, perché pare che avrebbe insultato il “profeta Maometto”.
In molti paesi islamici la “blasfemia” ha una valenza tutta particolare.
Basta dire e dare un giudizio, un parere, un’opinione, un commento o un pensiero che sia difforme a quello della maggioranza dei musulmani che questo venga tacciato per blasfemia!
“Sembra” quindi che nei paesi islamici la libertà di pensiero venga presa per blasfemia!
Insomma, è come dire che nessuno può esprimere liberamente delle opinioni.
Insomma nei paesi islamici non sembra esservi libertà di pensiero.
Da qui la considerazione espressa dal titolo del presente articolo: il musulmano è una persona sottomessa, alla quale non è dato di pensare liberamente.
Il “buon musulmano” è colui che non potrebbe né potrà mai dire o dare un parere difforme da quello espresso e imposto dalla “maggioranza” dei musulmani.
“Maggioranza” poi costituita e formata per il semplice fatto che probabilmente solo alcuni dettano le linee del pensiero condannando coloro che non si sottomettono a seguirle. E pertanto, per la minaccia di condanne, i molti poi si conformano (o si assuefanno) a quello che pochi (leader volenti) cercano di imporre al ‘popolo’.
Tutto questo porta a dire (a chi invece è educato alla libertà) che nei paesi islamici non vi è libertà.
E un cristiano, che crede nel Valore supremo della libertà (poiché, come dice Gesù Cristo, “La verità vi farà liberi”), ha davvero difficoltà a pensare che nell’Islam vi sia libertà; visto che ogni opinione, pensiero e giudizio delle persone che soltanto provino a dire qualcosa che sia non conforme a quello che dicono e impongono le “guide” religiose (in realtà capi politici spietati e sconsiderati e considerabili – se la gente potesse vivere libera-mente) viene repressa.
Questi leader sono dei veri seguaci di Maometto, che uccideva chi non la pensava come lui.
Qualcuno ha detto che se Maometto vivesse oggi nei paesi dove si rispetta la legge dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo sarebbe condannato per crimini contro l’umanità (avendo egli sterminato coloro che non la pensavano come lui, alla stregua di un dittatore).
Allora vorrei capire (in realtà temo di averlo già capito) se un musulmano è libero di pensare.
Ma credo che purtroppo il musulmano è un individuo al quale si vuole proibire di pensare.
In effetti la parola Islam significa ‘stottomissione’ e il ‘musulmano’ è colui che si sottomette all’Islam.
Se si potesse studiare e analizzare con libertà l’Isalm, dal punto di vista di studio e culturale molti studenti vedrebbero che esso assomiglia a un’ideologia che, travestia di religiosità, invece è il frutto di una strategia di potere e sottomissione.
Questa analisi giustificherebbe il motivo per cui, appunto, al musulmano non è dato di pensare e concepire nulla che fosse diverso da quello che gli viene imposto di pensare e di “credere”.
Ma dove stanno quindi i valori (della coscienza) della spontaneità e della libertà di pensiero?
Ecco che poi quando si confronti l’Islam con le cosiddette società “occidentali” vi si vede un conflitto.
Già, ma conflitto su che cosa? Penso che sia sul fatto che in Occidente siamo educati (grazie a Dio) alla libertà; si alla libertà di poter pensare e di potersi esprimere.
Nell’islam, invece, pare che non vi sia spazio per pensare con la propria testa. Nell’islam si incute la paura.
Ma può tutto questo venire da Dio?
Non credo proprio.
Dio non è violento come l’islam.
Dio non vuole gente sottomessa alla maniera dell’islam.
Dio non proibisce di pensare.
Dio non ordina di uccidere coloro che la pensano diversamente da coloro che dicono di parlare “in suo nome”.
Dio vuole gente liberamente fedele e non per costrizione.
Dio non odia coloro che anche parlassero male di lui o dei suoi profeti.
Questa è la visione di Dio, del Dio d’amore che scaturisce dalla Bibbia e quindi dai vari profeti mandati nel corso della storia all’umanità (da Abramo a Mosè, da Geremia a Isaia).
Il Dio della Bibbia ama la libertà; “anche” la libertà di pensiero.
Infatti Lui non si preoccupa che la gente pensi.
Lui non vuole essere “creduto per forza”, ma per convinzione.
E la convinzione passa anche dalle fasi precedenti del dubbio e persino dell’osteggiamento.
La conversione, infatti, prevede “anche” che chi prima era in disaccordo con Dio, poi illuminato da Lui (non col lavaggio del cervello), possa arrivare ad amarlo (e non a temerlo, per la condanna dei “capi religiosi”, ai quali il vero Dio non darebbe mai il mandato di “uccidere in suo nome”).
Insomma è difficile credere che un musulmano conosca cosa sia la libertà.
E “se” la libertà è il frutto della conoscenza del vero Dio e logico pensare che il ‘musulmano’ (il sottomesso per “eccellenza”) non conosca il vero Dio, chè altrimenti sarebbe libero e liberato e si glorierebbe del valore della libertà, rispettandola non solo in e per lui stesso, ma per tutti!
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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