Mettere in pratica la Parola di Dio fa di me un religioso?

In questi ultimi tempi si sta riscontrando nel mondo evangelicale un movimento, – al mio parere ambiguo – cioè alcuni predicano una grazia senza trasformazione, un pentimento senza ravvedimento, una “nuova nascita” senza frutti dello spirito.

La scrittura cosa dice a tal riguardo? Cosa insegna la Parola di Dio?

Per esempio se leggiamo nell’evangelo di Matteo al capitolo 5:17-20; la pericope recita cosi:

«Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice passerà dalla legge senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.

Queste parole di Gesù ci portano alla riflessione e all’esortazione, ci invitano a mettere in pratica la legge.

Che cos’è la legge?

Essa è la traduzione della parola ebraica Toràh e significa letteralmente insegnamento, quindi Gesù Cristo ci sta invitando a praticare l’insegnamento di Dio.

Anche l’apostolo Paolo esorta Tito ad insegnare a mettere in pratica la sana dottrina, dal greco διδασκαλίᾳ (sano insegnamento).  Essa infatti, non è altro che la pratica dell’etica e della morale che vengono dalla Parola di Dio e non i dogmi che i guru religiosi si creano con un solo o più passi della scrittura estrapolati dal suo contesto storico e culturale.

Dunque secondo la scrittura il vero credente è colui/colei che vengono cambiati e trasformati dalla Parola di Dio, sono coloro che si sono pentiti e ravveduti del proprio peccato, lasciando al sangue di Gesù Cristo di purificarli e di lavarli per farli bianchi come la neve. (Isaia 1:18)

Ovviamente non sto dicendo che siamo salvati perché mettiamo in pratica l’insegnamento della scrittura, ma l’opposto, cioè, giacché siamo salvati e preparati per le opere buone, compiendole dimostriamo l’opera della grazia di Gesù Cristo nella nostra vita come ci insegna l’apostolo Paolo nella epistola agli Efesini.

8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. 9 Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; 10 infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. (Efesini 2:8-10)

Dunque mi sembra abbastanza normale e giusto che un pastore, anziano, apostolo o un qualsiasi responsabile di una chiesa locale predichi e insegni ai nuovi credenti e ricordi ai vecchi credenti che dimenticano, cosa è la sana dottrina, ossia mettere in pratica l’insegnamento della Parola di Dio!

Per concludere questa piccola riflessione, vorrei aggiungere che il Nuovo Testamento è pieno di queste esortazioni, perfino nel libro dell’apocalisse Gesù invita la chiesa di Efeso a ravvedersi e ritornare a fare le opere di prima:

Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. (Apocalisse 2:5)

Magari al lettore può nascere la domanda: ma siamo sotto la grazia o sotto la legge? Se fossimo sotto la legge nessuno potrebbe mettere in pratica alcun che! Infatti è proprio la grazia la forza che ci da l’abilità di mettere in pratica, e proprio la grazia che fa di noi uomini e donne ordinari, degli uomini e donne straordinari.

È proprio la grazia che ci fa gridare, in Cristo Gesù possiamo!

Orazio Motta | Notiziecristiane.com

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