E’ così che i sedicenti difensori dei diritti delle donne le usano, ripetendo il solito copione falsificatore. All’inizio di marzo i grandi quotidiani nazionali impegnati con l’idea che il fine giustifichi i mezzi nella campagna per l’abolizione dell’obiezione di coscienza, sbattevano, senza alcuna verifica, sulle loro prime pagine l’indignazione per il maltrattamento di una 41enne veneta. La donna denunciava tramite la Cgil 23 ospedali colpevoli di aver ostacolato il suo “diritto” all’aborto. Da qui era scattata l’indagine avviata dall’assessore alla Sanità regionale, Luca Coletto. Conclusione: la vicenda è avvenuta oltre un anno fa; i tempi dettati dalla legge sull’aborto erano stati pienamente rispettati dagli ospedali; la donna ne aveva chiamati solo una decina, senza mai presentarsi di persona, per provare a saltare le tappe stabilite dalla norma cercando di abortire prima del previsto. In ogni caso, alla fine era stata accontentata secondo le procedure. Ovviamente, però, all’eco iniziale dato alla notizia non ha fatto seguito quello della smentita della Cgil. Il Corriere ne ha infatti dato notizia domenica con un misero trafiletto.
LE BUGIE E LA MEZZA VERITÀ – Ma mentre c’è chi reagisce, giustamente irato a causa della malafede mediatica, molti lo fanno spiegando che non si deve toccare l’obiezione di coscienza, perché il fatto dimostra che la 194 in Italia viene applicata alla lettera senza impedimenti. Accontentandosi, però, di difendere la sacrosanta libertà dei medici a non uccidere, sulla base del fatto che comunque in Italia l’omicidio infantile non è ostacolato dalla loro scelta. Tutto vero, ma può bastare? Perché non solo non può essere sufficiente alla coscienza, ma anche tatticamente (difficilmente le due cose sono separabili in un’ottica di lungo periodo) si rischia una posizione pilatesca (mi accontento di non sporcarmi le mani) che, rinunciando a continuare a denunciare la gravità della 194, alla lunga non ha retto. E, infatti, oggi i nodi vengono al pettine.
IL FEMMINISMO CHE USA LE DONNE – Detto ciò, resta imbarazzante la nonchalance faziosa della Cigl e dei media, che oltre a riservare un misero spazio alla verità, quando invece la menzogna era rimbalzata senza sosta sulle loro prime pagine appena un mese prima, vanno a caccia delle donne per usarle come mezzo ottimale all’eliminazione di chiunque si opponga all’aborto legale infastidendo le coscienze assassine. E’ questo, resta quindi da domandarsi, il femminismo di cui tanto la sinistra radicale si riempie la bocca, mentre accusa quei bigotti che ammoniscono le donne solo perché vogliono eliminare la carne della loro carne, ben coscienti delle conseguenze anche sulla loro psiche? Chi ha veramente a cuore le femmine? La Cgil, che mentendo ha avuto il coraggio di strumentalizzato una signora angosciata e bramosa di fare fuori il frutto del suo grembo quanto prima?
NON C’E’DI CHE SORPRENDERSI – L’episodio dimostra con evidenza tre cose, che dietro il tentativo di abolire l’obiezione di coscienza non c’è altro scopo se non quello di incrementare gli omicidi, portando il paese già in crisi di natalità al collasso, che la donna è solo uno strumento necessario allo sterminio e che, come tale, va usata. Ma, ancora una volta, c’è poco da sorprendersi. Perché questo è l’impianto legislativo della 194 in cui la donna viene utilizzata per giustifica l’aborto. Ma ovviamente, nonostante il re sia rimasto ancora una volta nudo, la battaglia per l’abolizione dell’obiezione di coscienza continuerà come se niente fosse. A meno che si cominci a mettere in discussione anche la strategia, andata per la maggiore, di difendere il diritto a non uccidere dei medici, senza mettere mai in discussione la legalizzazione dell’infanticidio. Che sì sa, su ciò che non è negoziabile, il compromesso dura solo fino ad un certo punto.
di Benedetta Frigerio | Lanuovabq.it
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