Quando il femminicidio si preveniva con il buonsenso

Una gentile e affezionata lettrice ha sottoposto alla mia attenzione un trafiletto di cronaca italiana del 1935, trovato frugando tra le carte di suo nonno. Ecco che cosa dice: «L’operaio Ernani Barberis si presentava ieri sera ai carabinieri di Forte dei Marmi dicendo di voler denunziare la moglie infedele. Ma questa lo aveva preceduto reclamando dai rappresentanti della Benemerita la loro protezione per le continue sevizie cui veniva fatta segno dal marito. Poiché la denunzia della moglie rispondeva a verità e poiché il Barberis era in evidente stato di ubriachezza molesta e ripugnante, i carabinieri invece di raccogliere la sua denuncia lo dichiaravano in arresto» (da «Il Messaggero» del 10 luglio 1935).

Il caso è istruttivo perché si tratta di un femminicidio evitato grazie al buonsenso, in un tempo in cui la polizia poteva fare la polizia e prendere iniziative senza dover prima farsi autorizzare dalla magistratura. La stampa, poi, si limitava a dare le notizie (almeno queste, spicciole) senza commentarle alla luce dell’ideologia imperante, che oggi è quella politicamente corretta del buonismo e dell’ipergarantismo, con ciò mettendo in cattiva luce (e, dunque, in difficoltà) gli esponenti delle forze dell’ordine che intendessero prendere iniziative sua sponte. La cronaca suddetta è del 1935, ma posso testimoniare che così andavano le cose anche in tutti gli anni Sessanta del secolo appena trascorso.

Ricordo alcuni compagni di liceo che si erano riempiti le tasche alla Standa, naturalmente senza pagare, ed erano usciti fieri della bravata. Pescati e consegnati alla polizia, per loro fortuna erano finiti nelle mani di un vecchio maresciallone, di quelli che avevano fatto la guerra. Questo li aveva riempiti di schiaffoni, poi li aveva riconsegnati ai padri perché ricevessero il resto.

Tutto qui: era stata una ragazzata, ovvia e lampante, non valeva la pena di procedere, di scrivere denunce e quant’altro, che a quelli avrebbero «macchiato le carte» stigmatizzandoli per sempre. Altri tempi. Tempi in cui, non essendoci il femminismo, le donne erano protette davvero. Oggi le cronache, al contrario, sono piene di femminicidi le cui vittime invano avevano cercato protezione presso le forze dell’ordine. Cavilli, burocrazia, mani legate. Poi ci scappa il morto (anzi, la morta) e la stampa strilla al «delitto annunciato».

Ecco il commento della lettrice di cui sopra: «Vuoi vedere che quando i carabinieri potevano applicare le leggi già in vigore con più buon senso e minor garantismo dei delinquenti, le donne erano più tutelate e i mariti (e non) più scoraggiati dall’infierire nei loro confronti?». Che cosa aggiungere? Che forse si stava meglio quando si stava peggio?

di Rino Cammilleri | Lanuovabq.it

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