2 donne cristiane, detenute a causa della loro fede, sono morte il 17 marzo scorso. Stavano praticando da alcuni giorni uno sciopero della fame. Evidenti sui loro corpi i segni delle violenze subite.
Due detenute cristiane sono morte in Eritrea il 17 marzo scorso, alcuni giorni dopo essere state trasferite in ospedale. Secondo la Christian Solidarity Worldwide le due donne, membri di chiese pentecostali, erano detenute nel campo militare Wi’a prima di essere portate, già in condizioni critiche, all’ospedale di Massawa. Il 12 marzo avevano iniziato uno sciopero della fame per protestare contro gli abusi che stavano subendo durante la detenzione: i loro corpi, di fatto, mostravano lividi presumibilmente riconducibili ad abusi sessuali.
Gli arresti di cristiani non sono una novità in Eritrea. Abbiamo notizie di cristiani arrestati durante la notte di Natale del 2016 nella capitale Asmara, mentre erano riuniti in preghiera. Essi sarebbero stati condotti a piedi nudi in un luogo sconosciuto. L’Eritrea è un piccolo paese dell’Africa orientale in cui è molto difficile vivere come cristiani e si posiziona al 10° posto nella World Watch List 2017.
Il governo ha dichiarato fuorilegge dal 2002 tutti i culti al di fuori dell’islam, della Chiesa Ortodossa, di quella Evangelica Luterana e della Chiesa Cattolica Romana. Così facendo ha spinto tutti gli altri cristiani (già precedentemente sottoposti a vari gradi di restrizioni e attacchi) alla clandestinità. Da allora, migliaia di cristiani sono stati arrestati e detenuti senza beneficiare di alcun processo legale. Tra loro ci sono molti leader di chiesa arrestati nel 2004, che, a più di 12 anni di distanza, rimangono ancora in carcere.
In un rapporto dello scorso anno, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’Eritrea dovrebbe essere deferita presso la Corte Penale Internazionale per “crimini sistematici, grandi e diffusi contro l’umanità”; tra questi gli abusi contro la libertà religiosa.
Porte Aperte Italia
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