Raid in Siria prima di capire se Assad è colpevole

Alle 4.40 di ieri gli Stati Uniti hanno lanciato una pioggia di 59 missili Tomahawk contro una base militare siriana a Shayrat, vicino ad Homs. L’attacco – secondo le parole del presidente Donald Trump – è avvenuto in risposta al bombardamento con armi chimiche a Khan Sheikhun, vicino a Idlib tre giorni fa. Secondo gli Usa i bombardieri sono partiti proprio dalla base di Sharyat. L’operazione con armi chimiche ha portato alla morte almeno 86 persone, dei quali 27 bambini, meno dei morti provocati a fine marzo dai raid americani a Mosul che evidentemente l’opinione pubblica mondiale ha dimenticato in fretta.

Il Pentagono ha dichiarato di aver informato la Russia prima di lanciare l’attacco contro Shayrat. I missili sono stati lanciati dai cacciatorpediniere Porter e Ross (classe Arleigh Burke), basati nel Mediterraneo orientale e hanno colpito aerei, depositi, bunker per le munizioni, sistemi di difesa aerea e radar. L’attacco Usa è avvenuto prima che inchieste imparziali potessero confermare o meno le modalità e le responsabilità del bombardamento a Idlib e prima che si potesse verificare la compatibilità tra il gas impiegato e quello degli arsenali siriani ufficialmente smaltiti tre anni or sono.

L’affrettato raid americano rafforza inoltre l’ipotesi che l’uso dei gas sia stato orchestrato per creare un casus belli. I russi, che hanno bloccato all’Onu una mozione ad opera di Usa, Francia e Gran Bretagna, sostengono che aerei siriani hanno colpito un deposito/fabbrica di agenti chimici dei ribelli ma è possibile anche che i miliziani jihadisti abbiano liberato aggressivi chimici in loro possesso in concomitanza con i raid aerei governativi per uccidere civili e incolpare le forze di Damasco. Assad non aveva alcun interesse a usare armi chimiche e del resto in un conflitto che ha già mietuto oltre 310 mila vittime (per oltre un terzo combattenti governativi e solo mille vittime di armi chimiche), se le forze siriane avessero voluto uccidere qualche decina di civili avrebbero potuto impiegare armi convenzionali senza rischiare condanne internazionali.

La diffusione localizzata e relativamente poco estesa del gas a Khan Sheikhoun sembrerebbe rafforzare l’ipotesi di un impiego limitato di gas provocato da terra poiché un raid aereo col gas nervino avrebbe interessato un’area molto più vasta con l’impiego di molti ordigni e un numero di vittime molto più elevato. Inoltre le foto diffuse dagli organismi vicini ai ribelli mostrano soccorritori privi di protezioni o limitate a mascherine e guanti di gomma che sarebbero del tutto inadeguati in presenza di gas nervino.

Parlando dalla sua villa a Mar-a-Lago (Florida), Trump ha bollato il presidente siriano Bashar Assad come un “dittatore”, che ha “lanciato un orribile attacco chimico su civili innocenti”. Trump ha anche chiamato “tutte le nazioni civilizzate a unirsi nel cercare la fine di questo massacro e il sangue versato in Siria, anche per eliminare il terrorismo di ogni tipo”. In più, il segretario di Stato Rex Tillerson ha detto che ormai “non c’è nessun ruolo per Assad in Siria”. Paradossale che solo quattro giorni or sono lo stesso “T-Rex” avesse dichiarato che la rimozione dal potere di Assad non era più una priorità per Washington.

Il ministro della Difesa siriano, Fahd Yasem al-Freich, ha definito “un’aggressione” l’attacco Usa e ha aggiunto che l’azione decisa da Washington mette gli Stati Uniti sullo stesso piano dei terroristi dell’Isis. L’attacco alla base aerea di Shayrat ha fatto almeno sei morti e decine di feriti, ha confermato il ministro della Difesa di Damasco, oltre a “grosse perdite materiali”. Secondo al-Freich, l’attacco “fa degli Stati Uniti un alleato dell’Stato Islamico e del Fronte al-Nusra. Quanto alle motivazioni addotte da Donald Trump per lanciare la rappresaglia, ovvero l’uso di armi chimiche da parte delle forze legate al governo siriano, il ministro della Difesa di Damasco ha ribadito che Washington “non conosce la verità di quello che è successo ne’ di chi è il responsabile”.

Secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti umani, ong vicina ai ribelli, “Sono morti 4 militari tra i quali un generale di brigata dell’aeronautica. L’aeroporto è andato quasi totalmente distrutto. La pista, il deposito di carburante e la difesa aerea sono stati polverizzati”. L’attacco missilistico Usa alla base aerea delle forze di Damasco può mettere in discussione gli accordi raggiunti con l’opposizione siriana ha dichiarato il capo della Commissione Difesa e sicurezza al Consiglio della Federazione (il Senato russo), Viktor Ozerov.

L’impressione è quindi che il raid statunitense dimostri la debolezza di Trump, costretto a rinunciare a un’intesa con Mosca e Damasco per combattere i jihadisti dalle pressioni combinate dei democratici, (che vorrebbero il suo impeachment proprio per i suoi presunti rapporti con Mosca) e dei “falchi” repubblicani guidati dal senatore John McCain che rimproverarono a Obama di non aver attaccato Assad.

di Gianandrea Gaiani | Lanuovabq.it

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