Cosa potremmo pensare delle storie che leggiamo nell’Antico Testamento? Purtroppo tanti le giudicano troppo lontane per essere applicate a noi. Alcuni persino dicono che l’Antico Testamento non ci riguarda per nulla! Altri vanno oltre e dicono che il Dio dell’Antico Testamento non è lo stesso Dio del Nuovo…e così via. La sciorineria di false dottrine non comincia certo oggi con presunti profeti e predicatori improvvisati secondo una visione spirituale tutta loro; e del resto certi impostori non farebbero mai strada nelle chiese se quelli che si chiamano “credenti” fossero veramente attaccati alla verità biblica piuttosto che alle loro presunte visioni. Il problema è che esiste un’equazione diretta e indiscussa: falsa dottrina = falsa applicazione = falsa adorazione. Se infatti l’adorazione vera è questa che dice Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.” (Ro 12:1), allora comprendiamo immediatamente che gioca un ruolo fondamentale l’applicazione che si fa della Parola di Dio nella vita dei credenti, e dunque la verità stessa che viene annunciata deve essere pura: non annacquata né alterata, ma esattamente ciò che Dio vuole intendere. Se dobbiamo adorare Dio in questo tempio, Egli vuole essere adorato in Spirito e verità.
Guardiamo un passo molto importante della Bibbia che ha come tema fondamentale proprio l’adorazione.
Genesi 34-35:4. Ci concentriamo soprattutto sui primi quattro versetti del capitolo 35:
“Dio disse a Giacobbe: «Àlzati, va’ ad abitare a Betel; là farai un altare al Dio che ti apparve quando fuggivi davanti a tuo fratello Esaù». Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui: «Togliete gli dèi stranieri che sono in mezzo a voi, purificatevi e cambiatevi i vestiti; partiamo, andiamo a Betel; là farò un altare al Dio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia e che è stato con me nel viaggio che ho fatto». Essi diedero a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che erano nelle loro mani e gli anelli che avevano agli orecchi; Giacobbe li nascose sotto la quercia che è presso Sichem.”
Abbiamo tre punti essenziali:
1 – Alzati, vai ad abitare nella tua Betel spirituale, nella casa di Dio
2 – Adora il tuo Dio
3 – Purificati prima di entrare nella casa di Dio
1 – Alzati, vai ad abitare nella tua Betel spirituale, nella casa di Dio
Qui ci troviamo di fronte a una situazione di grande pericolo per Giacobbe e i suoi figli. Simeone e Levi hanno appena massacrato i Sichemiti per vendicare la violenza sessuale subita dalla loro sorella Dina, e hanno ucciso tutti i maschi per poi saccheggiare completamente la città portando via tutto il loro bestiame e tutte le loro ricchezze. Per questo Giacobbe era veramente certo che lui e la sua famiglia sarebbero stati sterminati dall’odio che a quel punto i Cananei e i Perezei avrebbero nutrito verso Giacobbe e i suoi figli.
Ci sono delle situazioni simili che incontriamo nella nostra vita come cristiani. A volte persino nella chiesa a causa del comportamento scellerato di alcuni, a volte nelle nostre case, a volte per cause dirette del nostro stesso comportamento. Ci sono dei momenti in cui ti senti sperduto e senza speranza, ma Dio non ti scaccia via dalla sua presenza, non si mostra disinteressato dei tuoi problemi e delle tue preoccupazioni, ma ti invita in modo assai determinato ad andare a Betel, che significa appunto la “casa di Dio”, non per presentare a Dio una lista interminabile di lamentele: “Non è colpa mia…ma perché mi succede questo…cosa ho fatto…?”, ma semplicemente per costruire un altare di adorazione alla Sua presenza (Ge 35:1-4). Non è forse meraviglioso il nostro Dio?
Nel momento che tu comprendi di essere meno che nulla, che non hai scampo di fronte alla giusta retribuzione, che i tuoi errori e peccati meriterebbero di essere allontanati dalla sua presenza come successe ad Adamo ed Eva che vennero scacciati dall’Eden…quando comprendi che l’ira di Dio è giusta e santa e che ce la siamo meritata con le nostre azioni…Dio non ci chiama a scappare dalla sua presenza. Non ci chiama a vestirci di una foglia per nascondere la nudità del nostro peccato! Non ci chiama a rifugiarci nelle caverne recondite del nostro cuore che lui conosce appieno avendole illuminate a giorno attraverso la luce della Sua Parola! Dio non ci chiama a scappare via coperti di vergogna come succederà agli increduli nel giorno del Giudizio! Non ci chiama e non ci chiamerà nell’ultimo giorno a dire ai monti “cadeteci addosso” per essere riparati dall’ira dell’Agnello! No. Dio ci chiama al ravvedimento, alla purificazione e alla Sua gloriosa presenza! Per adorarlo! “Andiamo nella dimora del SIGNORE, adoriamo davanti allo sgabello dei suoi piedi!” (Sl 132:7) È incredibile! Peccatori degni del peggiore dei giudizi chiamati ad adorare Dio per la sua grazia! Adorarlo per le sue qualità, i suoi attributi gloriosi, tra i quali ben conosciamo la misericordia che per noi è una solida dimora!
Pensate a Giacobbe: il suo nome significa “soppiantatore”, e veramente lui fu un ingannatore, e rubò la benedizione a suo fratello Esaù, mentendo spudoratamente nel nome di Dio. I suoi figli furono peggiori di lui, a parte Giuseppe e Beniamino, perché si macchiarono di qualcosa di infamante e vergognoso: vendettero Giuseppe, allora il loro fratello più piccolo, a una carovana di Ismaeliti; e prima ancora di questo fatto infame due di loro, Simeone e Levi, furono dei sanguinari e Giacobbe stesso riservò per loro una maledizione alla fine della sua vita… se pensiamo alla giustizia di Dio, la applichiamo volentieri alla famiglia di Giacobbe; ma se comprendiamo la misericordia e la grazia di Dio, allora capiamo che queste sono le uniche motivazioni per le quali Israele, e anche noi, non siamo stati completamente distrutti (La 3:22). Se noi nella nostra vita avessimo conosciuto una famiglia come questa, dove i fratelli maggiori hanno venduto il loro minore, mentendo al padre riguardo al fatto che il fratello minore è morto, dove due di loro sono dei sanguinari violenti e senza pietà, e il padre stesso è un ingannatore di prim’ordine…bè, saremo tentati a stare lontani e a pensare che Dio non avrà pietà di loro.
Invece non è così: Dio usa misericordia. Dunque “alzati”! non stare a compiangerti addosso! Come quel pubblicano che era piegato in ginocchio implorando la pietà di Dio, perché riconosceva la propria miseria spirituale, ora che hai riconosciuto i tuoi peccati alzati in piedi e vai alla presenza di Dio! Così come Giacobbe fu erede di promesse eterne a causa di Abraamo, anche noi siamo eredi di promesse eterne a causa di Cristo! Se qui Giacobbe dubita della fedeltà di Dio, e lo capiamo dalle sue parole, ricordiamo che ciò è scritto per il nostro ammonimento! Non possiamo dubitare delle promesse di Dio per noi!
Non è forse degno di essere creduto colui che ha dato la sua vita per noi? non è forse degno della massima fede e fiducia Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio per donarci la salvezza? non è degno di essere creduto Colui che ci ha fatti nascere di nuovo? Chi altri avrebbe potuto salvare la nostra anima, se non Gesù Cristo? Quando qualcuno muore per salvare la vita di qualcun altro, spesso gli dedicano poi delle vie o il nome di qualche istituzione o di qualche avvenimento importante…tutti lo chiamano “eroe”…non è forse ancor più degno di stima, onore, gloria immortale in eterno, colui che ha dato la propria vita ed è risorto dai morti per salvare milioni e milioni di anime dall’inferno e per giustificarle e purificarle dai loro peccati? Egli può far perire l’anima e il corpo nella geena, il fuoco inestinguibile ed eterno, e può anche salvare perfettamente tutti coloro che credono in Lui per essere salvati! Non è forse Gesù Cristo, Dio eterno, degno di tutta la nostra adorazione? E allora peccatore vai a Cristo! Vai alla presenza di Dio! Non fuggire da Colui che è onnipresente! Non puoi fare nulla contro Colui che è onnipotente! Non puoi nascondere nulla a Colui che è onnisciente! Ma arrenditi alla sua gloria! Adoralo! Vai ad abitare alla sua presenza!
Ho paura che come credenti è proprio questa la nostra mancanza più grande: siamo stati adottati da Dio per essere suoi figli, ma comunichiamo con Lui attraverso una specie di “corrispondenza”, come se vivessimo lontani e fossimo stati oggetto di “un’adozione a distanza”…no! Se ascoltiamo le nostre preghiere ci rendiamo conto di come esse siano spesso fredde e telegrafate, come se Dio fosse lontano da noi! Ma Dio ci ha trasportati dalle tenebre alla luce! Ovvero dove Lui stesso abita. Dobbiamo prendere consapevolezza di questo così come doveva farlo Giacobbe.
Dio allora esorta Giacobbe a recarsi con urgenza alla casa di Dio, alla Sua presenza. Betel significa proprio questo: “casa di Dio”! C’è qualcosa di straordinario in queste parole. Noi non siamo chiamati semplicemente ad andare alla presenza di Dio in modo costante. Se questo succedesse veramente nelle nostre vite in modo costante, ciò sarebbe già un risultato straordinario per la nostra crescita! Ma giusto per farci comprendere quanto siamo spesso lontani dalla vera adorazione, Dio usa una parola: “abitare a Betel”! Significa: “Giacobbe, prendi tutto ciò che hai, tutta la tua famiglia, tutta la tua casa, tutti i tuoi beni, tutto ciò che possiedi, e vieni ad abitare alla mia presenza”! Capite cosa significa? Tutto alla presenza di Dio! tutto nelle sue mani sicure! Tutto sotto la sua guida protettrice e la sua mano amorevole! Tutto sotto il suo sguardo acuto ma confortante! Tutto sotto la vigilanza dei suoi santi angeli che sono accampati intorno a noi per servirci! Tutto sotto l’ombra della croce, la quale ci rassicura, ci purifica, ci dona la pace con Dio! in quale posto nel mondo troverai tutto questo? Dove nell’intero universo c’è un messaggio come questo? Quale altro “dio” potrebbe mai dirti: “Figlio mio non preoccuparti, vieni e dimora presso di me! Accostati al trono della grazia per ricevere soccorso al momento opportuno! Vieni a dimorare nella mia casa!”
Ma forse qualcuno di noi si è costruito nel tempo tutto intorno delle mura come quelle di Gerico!
Ma che cos’erano le mura di Gerico se non un monumento alla gloria dell’uomo, alla sua potenza, al suo orgoglio, alla sua presunzione? Dio le ha abbattute ridicolizzando tutti coloro che confidarono nelle mura di Gerico! Non è forse uguale confidare in se stessi? Chi confida in se stesso sarà svergognato! Com’è scritto in Ger 17:5: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal Signore”; chi è così sarà come una fontana torbida e una sorgente inquinata perché di fronte all’empio comincerà a vacillare come uno che è senza protezione, e inizierà a chiedersi: “Dove sono le mura portentose che ho edificato fino ad oggi intorno a me?” Comincerà a parlare come parlò Giacobbe: “…noi siamo in pochi, essi si raduneranno contro di me e saremo sterminati!” Ma se confidi in Dio, se ti rifugi alla sua presenza, se vai ad abitare tra le mura della sua casa, sarai al sicuro in eterno! Questa era la lezione per Giacobbe in questo momento! Chi abbatterà le mura che Dio stesso ha eretto? Chi è capace di combattere contro il Regno dei Cieli? Chi si opporrà al Re dei re e al Signore dei Signori? Chi si metterà contro la casa di Dio? E se Dio è con te, chi sarà contro di te? È Lui che ti chiama alla Sua presenza! Andiamo senza paura! “alzati e vai ad abitare a Betel”! Ciò mi conduce al secondo punto.
2. Adora il tuo Dio
Miei cari, c’è una necessità impellente in questo aspetto. Adorare Dio non è solo qualcosa che sale a Dio come un profumo soave, ma è anche una necessità per la nostra anima. Quando stiamo bene e tutto intorno a noi sembra filare liscio come olio, siamo spiritualmente freddi e la nostra adorazione è formale e vuota. Ho paura che molto spesso le nostre preghiere non superano il soffitto della nostra cameretta e che l’ipocrisia dentro di noi sia ai livelli di massima allerta. Ma quando siamo provati sembra che lo Spirito Santo riaccenda quei tizzoni mezzi spenti dell’adorazione e li fa bruciare di amore per Dio. Sapete perché? Perché non c’è nulla di più edificante per noi e di nutriente per la nostra anima, non c’è nulla di più prolifico per la nostra mente e per il nostro cuore, che adorare Dio.
Adorare Dio è l’attività più onorevole alla quale un uomo possa ambire, e Dio ci chiama a farlo, soprattutto per il nostro bene. Qui Giacobbe era in un momento molto delicato. Non vi era solo il pericolo dei Cananei e dei Perezei; ma era in discussione il suo ruolo di guida nella famiglia. Aveva perso il controllo sui suoi figli e due di essi, accecati dall’ira, hanno commesso una vera e propria strage. Ci sembra strano che il conforto si possa trovare nella semplice adorazione, anziché in lamentele accese verso il Signore? L’adorazione aiuta la mente a capire chi è Dio, perché significa riconoscere gli attributi di Dio per poi conformare la nostra vita in base a questi. Ponendoci di fronte alla Sua maestà comprendiamo la nostra piccolezza; contemplando la Sua santità comprendiamo quanto grande sia il nostro peccato; contemplando la sua onnipotenza invocheremo l’Eterno nel giorno dell’avversità; contemplando la sua onniscienza faremo affidamento al suo giusto giudizio…ma coloro che si privano dell’adorazione non fanno solo torto a Dio, il quale è degno di adorazione nei secoli dei secoli, ma fa danno soprattutto a se stesso, perché chi non adora Dio nell’intimità del suo cuore non potrà mai comprendere il suo modus operandi nelle sua vita.
Inoltre, l’opera di Dio compiuta per noi nel passato deve essere motivo di adorazione per l’avversità presente. Così come Dio intervenne e protesse Giacobbe quando questi fuggiva dopo aver ingannato suo fratello Esaù, allo stesso modo Dio ha protetto noi da molte conseguenze che ci sarebbero state per le nostre azioni. Non ci ha “resi giusti” per quello che abbiamo fatto, ma ha usato misericordia verso di noi, e per la fede in Cristo ci ha imputato la sua giustizia, la quale ci giustifica (Ro 5:1)! Essere irriconoscenti per la misericordia ricevuta in passato è il miglior deterrente per riceverla al presente. Spesso, come i Niniviti che si convertirono alla predicazione di Giona per poi essere condannati 100 anni dopo da Naum perché si sono scordati della misericordia di Dio usata in passato per tornare ai loro vecchi peccati, anche noi siamo dimentichevoli delle grazie del Signore. Se ci fosse una chiamata che potete definire più alta di quella all’adorazione nella casa di Dio, potremmo essere tentati a non dare molto peso alle parole che Dio rivolge a Giacobbe; ma pur sforzando la mia poca intelligenza, non riesco a trovare qualcosa di più bello e onorevole che andare nella casa di Dio per adorare il mio Signore. È chiaro che noi siamo il tempio di Dio, ma quel passo è riferito più alla santificazione. Sto parlando proprio di avere intimità, un incontro riservato tra te e Dio, nel profondo del tuo cuore e della tua mente. Da lì scaturisce la vera adorazione! Tutti i grandi servitori di Dio di oggi e del passato ci direbbero che quella è la scuola biblica migliore che possiamo intraprendere; e se anche avessimo nella nostra biblioteca i tredicimila volumi che possedeva Spurgeon, non troveremo nulla in essi che possa donare la pace nel cuore come stare alla presenza del nostro Signore.
Tutto ciò che proviene da un rapporto intenso con Dio è come i diamanti e le pietre preziose, come oro puro affinato dalla santità di Dio…ma tutto ciò che facciamo e non proviene dalla comunione con Dio, sebbene rivestiamo le nostre opere con l’abito fino della religiosità e indossiamo il copri capo dello zelo, non sono altro che legno e paglia, destinati a essere bruciati nel giorno in cui Dio giudicherà le nostre opere. Perché dunque affaticarci e impegnarci senza scopo? Non è forse meglio andare nella casa di Dio per essere soccorsi e istruiti sul da farsi?
Siamo troppo presi dalla frenesia della vita e del fare che ci siamo dimenticati della cosa più importante. A furia di nutrirci dalla fontanella inquinata dello “zelo senza conoscenza” sotto casa ci siamo spiritualmente ammalati perché non siamo andati alla fonte per ricevere l’acqua viva, la vera conoscenza! Il Signore Gesù ci ha fornito della santità per salire sul monte santo di Dio per andare, come fece Mosè, a incontrarlo e ricevere da Lui e dalla comunione con Lui la forza, la saggezza, la sapienza per applicare la Scrittura a noi stessi…una sapienza e una saggezza che solo Lui può dare.
Andiamo a Betel allora, andiamo nella casa di Dio, prostriamoci alla sua presenza, adoriamolo per le sue qualità, aspettiamo le sue risposte…non lasciamoci attrarre dalle lusinghe delle sirene che sentì Ulisse e che avrebbero voluto farlo sfracellare sugli scogli, ma perseveranti continuiamo la nostra rotta verso la casa di Dio, senza deviare né a destra né a sinistra, lasciando stare ai loro ragionamenti carnali e diabolici tutti coloro che con un pretesto o con un altro vorrebbero distoglierci da ciò di cui la nostra anima ha realmente bisogno: stare alla presenza di Dio in adorazione. Prima di tutto dunque cura la tua adorazione personale verso Dio, poi i frutti di questa adorazione guideranno tutto il resto. Questa è la lezione per Giacobbe, per me e per voi.
3. Purificati prima di entrare nella casa di Dio
Che cosa precede il: “leviamoci e andiamo a Betel e io farò là un altare al Dio che mi esaudì nel giorno della mia avversità” del vs 3? Ecco da cosa è preceduto: “Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui: “Rimuovete dal vostro mezzo gli dèi stranieri, purificatevi e cambiate le vostre vesti, poi leviamoci e andiamo a Betel…” Se vuoi adorare Dio, non penserai di andare a Lui senza prima esserti purificato? Dio è amore e misericordioso, ma è anche santo e giusto. Se tu fossi convocato alla presenza del Presidente della Repubblica non andrai vestito in tuta da ginnastica! E se sei convocato per un colloquio di lavoro, andrai vestito in modo da fare buona impressione! Pensi che Dio, il Re dei re e il Signore dei signori, Colui che siede sul trono nei cieli, Colui che è l’autore di tutto ciò che vedi, Colui davanti al quale persino gli angeli adorano, non sia forse degno di ancor più rispetto? Non è forse il timore della Sua autorità eterna che ci deve portare a vestirci spiritualmente con l’abito nuovo di giustizia e di santità che Cristo ci ha donato?
Ricordi l’apostolo Giovanni che si prostrò di fronte ad un angelo e l’angelo lo redarguì severamente? Se umanamente sei tentato di prostrarti di fronte ad un angelo, una creatura, allora prova a pensare cosa succederà di fronte al trono di Dio il Creatore! E’ vero che abbiamo libero accesso al trono della sua grazia, ma prima dobbiamo toglierci i calzari del mondo, perché quello è suolo sacro!
Rimuoviamo dal nostro mezzo gli dèi stranieri, ovvero quelli che gli altri popoli, che non conoscono l’unico vero Dio, adorano. Togli da te l’idolo di te stesso, del tuo orgoglio, l’idolo del “tutto mi appartiene”… Purifichiamoci dai nostri peccati! Cambiamo le nostre vesti in abiti di giustizia! Confessiamo i nostri peccati e confidiamo nel sangue di Cristo che ci purifica! E poi andiamo ad adorare Dio. Gesù disse: “Nessuno va al Padre se non per mezzo di me”…vuoi andare alla presenza del Padre per adorarlo come Egli comanda a ogni suo figlio e a ogni sua figlia? Devi
passare dalla porta, da Gesù, l’unica via. Passa attraverso la Sua Parola che ci lava con acqua pura! Costruisci il tuo altare di adorazione attraverso la fede in Lui! Perché Betel è la nostra casa! La casa di Dio è la nostra dimora eterna! Purifichiamo le nostre vite, ed entriamo nei suoi cortili e nel suo santuario con la lode e l’adorazione al Dio che ci ha amati in Cristo e che rinnova per noi ogni giorno le sue benedizioni.
Se sei stanco e oppresso dalle situazioni della vita, in Cristo troverai riposo. Se sembra che non trovi l’uscita per l’incendio che divampa intorno a te, come successe a Giacobbe, Dio ti chiama ad abitare nella Sua casa per adorarlo e trovare protezione. Corri dal Padre Celeste, ed Egli si prenderà cura di te. Adoralo per ciò che Egli è, ed Egli ti risponderà nel giorno dell’afflizione e della prova. Non disperiamo dunque: Dio non abbandona mai i suoi figli. Egli, come scritto, ci soccorrerà al momento opportuno, e sarà il momento per noi migliore. Non abbandonò Giacobbe, e non lo farà nemmeno con te, per amore del Suo nome e per fedeltà alle Sue promesse. Amen.
Stefano Carta
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