Generalmente le prime emozioni di quando si diventa genitori avvengono prima che il bebè nasca. Cioè quando la donna è in stato imbarazzante. Poi c’è l’emozione della pancia che cresce, i sogni se sarà maschio o femmina, se somiglierà a un genitore oppure all’altro. Come chiamarlo. Anche i nonni sono felici e aspettano con gioia di fare da balie. Poi c’è il momento prima della nascita, il corredino, la culla, e tutte le attenzioni possibili e immaginarie. Giunti ai nove mesi, il momento più bello è meraviglioso sta per accadere, la nascita del bimbo, le lacrime di gioia della madre, i momenti commoventi del padre. Poi c’è la crescita, cercando di non fargli mancare niente al tuo bambino, una buona educazione, una buona scuola, dei bei giocattoli, tante cure per una buona alimentazione. Lo si porta almeno una volta al mese dal pediatra, per essere sicuri della sua salute, del suo peso e della sua altezza. Spesso ci preoccupa se almeno uno di questi fattori non va nel bimbo. Lo si porta in piscina, in palestra, a scuola di calcio e ai corsi di musica o di karate. Se ha la febbre, ci si preoccupa e si chiama subito il medico, in fondo “‘e figlie so piezz e core” (i figli sono pezzi del cuore), recita una canzone napoletana. Molti genitori si farebbero ammazzare per i propri figli. Poi crescono, fino ad arrivare ai 15-17 anni e vedi che tuo figlio non è più il bambino che ti ubbidiva, che gli facevi le coccole e lui rideva, adesso sta in una fase esistenziale molto spesso diversa da come te l’avevi immaginato. A volte gli adolescenti sono ribelli ai genitori, vogliono fare di testa loro e come gli fa comodo, e incominci a domandarti: dove hai sbagliato? Eppure gli abbiamo dato il meglio delle nostre possibilità. Dove abbiamo sbagliato? Questa domanda è ricorrente in ogni genitore che crede di aver sbagliato o fallito con il proprio figlio. No, tu non hai sbagliato con tuo figlio, il tuo sbaglio non è con tuo figlio, il tuo sbaglio lo hai fatto con Dio. Ti sei preoccupato di tutto, ancor prima che nascesse, in modo forse eccessivo e, hai tralasciato un compito importante. Non hai inculcato nella mente di tuo figlio e di tua figlia la Legge di Dio, i Suoi comandamenti e il Suo volere. Non bastava dirgli di fare la preghierina ai piedi del letto la sera, all’angelo custode o a Gesù bambino. Questo modo superficiale di “preghiera” non ha mai portato un solo frutto. Non sono queste le preghiere bibliche, che piacciono al Signore. Sono preghiere che chiudono la bocca della tua coscienza, ma non arrivano in cielo. Dovevi imprimere nel suo cuore, quello che Dio ha comandato a ogni essere umano.

“Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Proverbi 22:6). E Gesù stesso ha detto: “Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro” (Matteo 19:14).

Hai portato tuo figlio a Gesù? O gli hai raccontato solo le fiabe, gli hai fatto vedere i cartoni animati, comprato la playstation e lo hai inchiodato davanti alla tv a vedere cose che incitavano alla violenza? Tuo figlio aveva bisogno di crescere sia umanamente, ma soprattutto spiritualmente. Ti sei preoccupato che ha scuola doveva essere il primo della classe, ma non lo hai mai portato alla scuola domenicale. Sicuramente gli hai fatto la “prima comunione”. Ma che ne sai tu se ha avuto comunione o meno con Dio? Glielo hai mai domandato? Hai fatto quello che il mondo ti ha insegnato a fare, senza una logica, senza una base biblica. Lo hai fatto perché lo fanno tutti, ma non hai pensato se era giusto o non giusto. Hai mancato il bersaglio, hai fallito con Dio e con tuo figlio, e lui seguirà la tua stessa via. Hai bandito, molto educatamente Dio dalla tua vita, dalla tua casa e dai tuoi pensieri. E adesso ti chiedi, in cosa ho sbagliato? Quando riconoscerai lo sbaglio, se lo riconoscerai, sarà tardi per loro. Saranno grandi e avranno vite completamente differenti da quelle di un cristiano. Anche se avrà al collo un crocifisso e dirà che crede in Dio, la verità, in fondo al suo cuore non crede.
“Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci?… Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:14-17).
E, se un giorno tuo figlio, ti parlerà di Gesù, della salvezza, del dono di Dio e della vita Eterna, sarà stato qualcun altro a parlargli di Gesù, non sarai stato tu perché eri troppo impegnato per farlo.

Noi siamo i responsabili della vita eterna dei nostri figli, di dove andranno a stare per l’eternità. Se avresti dato almeno il 10% delle cose del Signore a tuo figlio quando era piccolo, adesso se lo ricorderebbe. Ma per te è stato molto più importante questa vita terrena, fatta di viaggi, teatri, cinema, spettacoli, vacanze, gite e quant’altro. Diceva un predicatore, che “i figli malediranno i propri genitori dall’inferno in cui si trovano, per averli messi al mondo e non dato loro una giusta via, che è la via che mena a Dio”. Però, non tutto è perso. Chi accetta il proprio errore ed è onesto, sincero con Dio, si converta a Lui, e affidi a Dio la sua vita e quella dei suoi figli. Il nostro Dio, è lento all’ira ed è Grande in misericordia, e chissà se non li porterà ai Suoi piedi. Se poi pensi che sto esagerando, guardati attorno, vedi come si muovono i giovani e in quale direzione vanno, poi fai una valutazione da te stesso.

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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