Un’iniziativa contro la schiavitù ha riaperto il dibattito sulla tratta e la prostituzione forzata.
E’ stata ricordata alla Camera, grazie ad un convegno partecipato e tenutosi giovedì scorso, la proposta di legge per combattere la tratta di esseri umani e la prostituzione forzata. Una proposta di modifica alla nota legge Merlin – depositata lo scorso luglio quasi in sordina – che ricalca il “modello nordico”, utilizzato da alcuni paesi europei e che punisce severamente i clienti e non le prostitute.
«Come si fa a comprare sesso da una ragazza che si vede piangere, sanguinare e soffrire e come si fa a definire uomo una persona che fa questo?». E’ stata questa la decisa denuncia recapitata ai presenti da una vittima di tratta in occasione dell’incontro tenutosi presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati promosso per sostenere l’iniziativa di legge dell’onorevole Caterina Bini del Pd.
L’atto 3890, depositato alla Camera dei Deputati, chiede la revisione all’articolo 3 della nota «legge Merlin» del 20 febbraio 1958, n. 75 introducendo «sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione».
In Italia, si legge nel testo, «le stime indicano una presenza di circa 100.000 persone che si prostituiscono sulle strade e al chiuso. Di queste, circa il 25 per cento sono minorenni. Stando ai dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), nel mondo le persone sfruttate a fini sessuali o lavorativi sono 21 milioni, di cui 5,5 milioni minorenni. Il 75 per cento delle vittime di tratta, ai fini di sfruttamento sessuale, sono dunque donne e ragazze minorenni».
Pochi dati per mostrare quanto il tema della tratta di esseri umani sia indissolubilmente legato allo sfruttamento sessuale.
«La legge gemella è stata depositata pochi mesi fa anche al Senato dalla senatrice Puglisi – ha dichiarato stamane a Riforma.it, la deputata Caterina Bini – Il convegno è stato utile per richiamare l’attenzione sul tema e sulla nostra proposta. La discussione è importante e attuale, anche perché molte leggi sulla prostituzione sono state presentate alla Camera, ma tutte, o quasi, vanno in direzione opposta, dunque verso la legalizzazione. Tenere alta l’attenzione, anche nel dibattito pubblico, è fondamentale, crediamo fortemente in questa iniziativa politica e sociale. Ci terrei a ribadire che – prosegue Bini –, seppur questa proposta sia nata nell’ambito dell’associazionismo cristiano è una proposta politica e assolutamente laica. A conferma di quanto affermo, ci sono molteplici adesioni ricevute dall’associazionismo laico, sociale e culturale italiano oltre che trasversalmente politico. La cosa più importante era ottenere l’appoggio dell’associazionismo femminile, sia internazionale che europeo, e che abbiamo ottenuto. Dunque, non è una legge di matrice cristiano ma a esclusiva tutela delle donne. La nostra è una proposta trasversale che intende sradicare il dramma della tratta, dello sfruttamento femminile e umano, il fenomeno della prostituzione minorile, della violenza sule donne, tutti elementi che, se dovesse malauguratamente passare una proposta di legalizzazione della prostituzione, come dimostrano i dati in nostro possesso, sarebbero in forte aumento, anziché diminuire. Il “modello nordico” da noi proposto è ampiamente utilizzato e in diversi Paesi Europei, e ha avuto effetti positivi producendo una drastica riduzione di violenze, abusi e utilizzo delle prostituzione. Non lo sosteniamo noi, lo dice il Parlamento Europeo, che lo ha consigliato come esempio e indirizzo legislativo».
Vittima della tratta, ricorda la nuova serie dei Quaderni della Diaconia – valdese (numero 6) sul tema rifugiati, migranti e richiedenti asilo: «è una persona che, a differenza dei migranti irregolari, che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito a essere condotta in un altro Paese, o se ha dato il suo consenso l’ha fatto perché ingannata o costretta con la violenza. Scopo della tratta è lo sfruttamento (ai fini sessuali, per lavoro coatto, schiavitù, asservimento o prelievo degli organi)».
Sulla legalizzazione europea molti studi evidenziavano che in Danimarca e Paesi Bassi – dove la prostituzione è legale, consentita – l’aumento dell’offerta non ha influenzato la diminuzione della criminalità e che il 75-80% delle donne presenti nelle case preposte, anche in Olanda e in Germania, è stata vittima di tratta.
Tra i paesi europei i più coinvolti dal fenomeno vi sono la Germania e i Paesi Bassi.
Sul contrasto alla domanda, ossia colpire i clienti delle prostitute e non le prostitute – come già avviene in Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia, il cosiddetto «modello nordico» – i dati statistici confermano che si tratta di un modello vincente e un ottimo deterrente allo sfruttamento sessuale. In Svezia la prostituzione è scesa al 65% in seguito all’applicazione della legge, e in Norvegia al 60%.
«Punire i clienti è certamente un passo importante per impedire lo sfruttamento della prostituzione e il fenomeno della tratta – ha dichiarato a Riforma.it anche il deputato valdese Luigi Lacquaniti del Pd –. Tuttavia c’è un complesso dibattito, anche all’interno delle nostre istituzioni, anche sul merito e sugli effetti positivi di una possibile legalizzazione della prostituzione. Tuttavia, per come funziona oggi la nostra legislazione, a rimetterci patendo sofferenze e abusi, oltre che dal punto di vista penale, oggi sono solo le donne, sfruttate e indotte, loro malgrado, alla prostituzione. Ritengo che chi approfitta di queste persone debba essere messo di fronte alla legge, assumendosene le responsabilità».
Foto via Pixabay
di Gian Mario Gillio | Riforma.it
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