Quando il gioco si fa duro, l’esercito scende in campo

Ancora una volta le calamità naturali che si abbattono sull’Italia scatenano polemiche sull’efficacia e la rapidità dei soccorsi che degenerano spesso in scontri politici e rivalità tra i diversi organismi competenti, dimostrando la necessità di affidare a un’unica struttura la gestione delle emergenze

Il terremoto e le forti nevicate nel Centro Italia di questi giorni non fanno eccezione a questa regola, ma pur senza voler entrare nel merito delle diatribe, a cui si contrappone il solto banale appello a restare uniti di fronte alle calamità che mira a soffocare le voci critiche, occorre evidenziare un aspetto di rilevanza strategica sotto gli occhi di tutti.

Le forze armate si sono infatti rivelate ancora una volta le uniche in grado di intervenire con i mezzi e la prontezza operativi appropriati. Semmai sono stati chiamati in campo dalla Protezione Civile troppo tardi per risultare tempestivi come avrebbero potuto fare se la gestione delle emergenze determinate da terremoti e maltempo fossero affidate a loro.

I militari complessivamente in azione nelle aree interessate da sisma e nevicate sono attualmente 3.000 con poco meno di un migliaio di mezzi schierati, tra quelli speciali del genio a quelli ruotati e cingolati oltre a 31 elicotteri.

Nessun’altra struttura dispone di forze così imponenti mobilitabili in poche ore: dalle squadre specializzate in meteorologia della neve, che consentono un costante aggiornamento del rischio valanghe ai reparti alpini che hanno raggiunto 30 frazioni rimaste isolate grazie all’utilizzo dei mezzi speciali sgombraneve e ai cingolati BV-206 che hanno ampie capacità di carico e che hanno consentito il ripristino di 60 chilometri di strade.

Da ieri mattina sono pienamente operative le squadre di soccorso alpino dell’Esercito, così come sono disponibili team per lo sgombero sanitario d’urgenza, in grado di intervenire tempestivamente anche nei luoghi più isolati grazie al trasporto a mezzo elicottero.

In campo anche le forze per operazioni speciali come gli alpini paracadutisti che hanno raggiunto la frazione di Coronelle, a sud di Ascoli Piceno nella Valle Castellana, isolata da giorni, calandosi da un elicottero e muovendosi tra le case con racchette da neve.

Durante la notte tra giovedì e venerdì una squadra di soccorso del IX reggimento alpini, utilizzando un mezzo di trasporto cingolato BV206, ha raggiunto l’area dell’Hotel Rigopiano e sta partecipando alle attività di sondaggio e ricerca lungo il fronte della valanga. L’Aeronautica ha messo in campo aerei ed elicotteri, l’Aviazione dell’Esercito ha mobilitato i suoi velivoli nella base di Viterbo e la Marina sta approntando i “marines” della Brigata San Marco pronta a entrare in azione con ulteriori elicotteri.

Come è già accaduto in passato non c’è emergenza (sisma, neve, incendi, alluvioni, criminalità……..) in Italia che non abbia richiesto l’intervento delle forze armate.

Nonostante vi siano enti, corpi e organizzazioni preposte pare non ci sia emergenza che possa essere gestita efficacemente e in tempi ragionevoli senza il contributo determinante dei militari che dispongono di tecnici specializzati, genieri, persino team di psicologici abituati nelle aree di conflitto ad avere a che fare con chi ha riportato traumi devastanti. I piloti di elicotteri sono tutti abilitati al volo notturno con visori speciali, capacità non comune tra i piloti di altri corpi dello Stato.

Inoltre, per addestramento e mentalità, il militare è abituato a muovere con breve preavviso e ha una consolidata disponibilità al sacrificio e a sopportare stress e fatica.

Appare quindi evidente che la soluzione ottimale in termini di efficacia e di costi finanziari sia quella di affidare alle forze armate il compito istituzionale di far fronte alle emergenze sul territorio nazionale coordinando anche gli altri enti e corpi dello Stato.

Certo occorrerebbe destinare alla Difesa i fondi specifici per le emergenze ma si tratterebbe tutto sommato di un risparmio sia perché i militari dispongono di tutti i mezzi e gli equipaggiamenti necessari sia perché le forze armate hanno già tra i loro compiti il concorso agli interventi in caso di calamità e comunque a loro si rivolge la Protezione Civile in ogni circostanza di grave entità.

Sarebbe quindi l’ideale affidare la direzione delle operazioni di soccorso al Comando Operativo di Vertice Interforze di Centocelle (Roma), che già gestisce le operazioni militari in Italia e all’estero, considerato che le forze armate hanno una presenza capillare sul territorio nazionale e dispongono di una rete di comunicazione di grande efficienza.

Le emergenze sono “pane quotidiano” per i militari, per questo assegnare a loro la guida degli interventi, senza attendere che qualcuno li chiami, garantirebbe maggiore tempestività consentendo probabilmente di salvare qualche vita in più.

di Gianandrea Gaiani | Lanuovabq.it

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