C’È UN ERRORE NEL VANGELO DI MATTEO?

Qualche giorno fa, sono stato sollecitato da un fratello su una questione biblica molto interessante. La questione prende spunto da un verso del Nuovo Testamento:

“E venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno” (Matteo 2:23).

Qui, Matteo fa riferimento ad una profezia riguardante Gesù. Ma c’è un “problema”? A quale profezia fa riferimento lo scrittore sacro? Non dovrebbe essere difficile trovare la soluzione, infatti (con un po’ di pazienza) si potrebbe leggere tutto l’Antico Testamento e cercare le parole in questione! Mi piacerebbe che ora ciascuno di voi cominciasse a leggere tutte le meravigliose pagine della Prima Alleanza (visto che troppi non leggono le Scritture!!!), ma voglio essere “gentile” (sono ironico ovviamente) dicendovi subito che questa profezia non esiste! O mamma mia, quindi Matteo ha commesso un errore? Quindi la Bibbia non è esatta in quel che dice? Oppure Matteo sta facendo riferimento ad un altro libro che non c’è nella Bibbia? A ma allora mancano alcuni libri alle nostre Bibbie? No dai, non facciamoci prendere dalla paura, infatti anche in questo caso c’è una risposta. Andiamo con ordine e cominciamo ad analizzare il nostro verso.

Matteo 2:23 ci parla della venuta di un Messia di umile condizione, infatti lo scrittore ci dice che sarà chiamato “Nazareno” (in greco, Ναζωραῖος), mettendolo in rapporto alla città dov’è cresciuto, cioè “Nazaret” (in greco, Ναζαρέτ). Il riferimento non è casuale, infatti nella cultura ebraica dell’epoca questo centro era considerato con disprezzo:

“Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?»” (Giovanni 1:46).

Non di tratta di un caso isolato, infatti molte sono le profezie dell’Antico Testamento che parlano di un Messia umile e disprezzato dagli uomini:

“Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo” (Salmo 22:7).

E ancora:

“Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna” (Isaia 53:2, 3).

Quindi, prima di tutto il verso di Matteo 2:23 è un chiaro riferimento a tutte le profezie dell’Antico Testamento che riguardano l’umile condizione del ministerio terreno di Gesù. A questo punto, mi sorge spontanea una riflessione … quale differenza tra il piano (spirituale) di Dio e l’idea (umana) che si erano fatti gli ebrei del Messia! Dio aveva in mente un Salvatore per il mondo e loro attendevano un liberatore politico:

“Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose [cioè, la condanna e la morte di Gesù] (Luca 24:21).

Troppo spesso ascoltiamo e leggiamo la Parola facendoci delle nostre idee … Chiediamo a Dio di capire bene la Sua volontà!

Ma torniamo a noi … Nell’Antico Testamento, troviamo un’altra profezia molto molto interessante:

“Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici” (Isaia 11:1).

Questo passaggio di Isaia è certamente un brano messianico e ciò viene confermato anche dai Targum e dalla letteratura rabbinica. In questo verso, troviamo la parola “tronco” che in ebraico è נצר. Se guardiamo l’etimologia di questa parola, capiamo molto bene che essa è riconducibile al termine di Matteo 2:23 “Nazaret”, che in ebraico si dice נצרת. Senza scendere in troppi dettagli, per la lingua ebraica queste due parole sono strettamente legate tra loro, infatti hanno la stessa identica radice. Detta in modo “più semplice”, basta osservare come nell’ebraico esse abbiano ben tre lettere in comune (la נ, la צ e la ר) per capire la loro connessione.

Con quest’ultimo verso, quindi capiamo ancora meglio che Matteo 2:23 è un chiaro riferimento alla profezia di Isaia, sottolineando ancora una volta all’umiltà che avrebbe caratterizzato la vita del Messia. Il “problema” sta nella lingua greca e italiana che devono tradurre un testo ebraico, senza poter riprodurre il gioco di parole presente passaggio dell’Antico Testamento.

Infine, un’ultima nota. Il termine “ramo” (in ebraico, נצר) non è assolutamente un riferimento ad un eventuale voto di nazireato fatto da Gesù. Ciò per due semplici motivi:

  1. “ramo” e “nazireo” (cioè colui che faceva il voto di nazireato) hanno in ebraico due radici diverse e quindi non sono assimilabili: il primo termine, come già visto, in ebraico è נצר, il secondo נזיר;
  2. Gesù, pur vivendo una vita consacrata, non visse secondo le norme imposte da questo tipo di voto (per approfondire vedere Numeri 6:1-21).

Al termine di questo lavoro, desidero dire un’ultima cosa. E’ meraviglioso approfondire la Parola di Dio! Non fermiamoci mai ad una lettura superficiale! Cerchiamo di scendere nel dettaglio! Facciamoci delle domande quando le cose sono poco chiare! Cerchiamo delle risposte! Chiediamo aiuto quando è necessario! La Parola di Dio è perfetta ed è un tesoro inesauribile di insegnamenti preziosi. Non viviamo un rapporto a distanza con Essa! Più scaviamo e più profonde saranno le benedizioni ricevute!

Ci tengo, inoltre, a ringraziare il caro pastore Giuseppe Carrozzo, prezioso insegnante di Antico Testamento. Quanto scritto in questo articolo è frutto dei suoi insegnamenti e ci tengo a ringraziarlo pubblicamente.

Dio ci benedica tutti assieme!

Da: Gerusalemme.in

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