Nessun dolore fu mai così grande come quello che Egli subì.
La morte di Gesù è imparagonabile a qualsiasi altra morte, e nessun dolore fu mai così grande come quello che Egli subì.
Molti vogliono imitare Gesù facendosi flagellare il loro corpo fino a sanguinare, si coronano il capo di spine, percorrono strade sdrucciolevole e tortuose come la via Crucis portando sulle loro spalle una grossa croce. Vogliono subire gli stessi maltrattamenti e le stesse umiliazioni che Cristo subì, vogliono provare il dolore atroce che provò il Cristo Crocifisso. Molti si fanno inchiodare anche le mani e i piedi, perché vogliono sentire, provare e realizzare quello che Gesù provò sul Calvario.
Non so come si possano sentire queste persone; degli eroi o degli esaltati? Oppure pensano di essere uguali a Gesù almeno un giorno all’anno? Non si sa che passa nella testa di costoro, ma di certo non potranno mai realizzare il dolore intenso che Gesù soffrì.
Perché non si tratta solo di un dolore fisico, forte da sopportare, assolutamente no! Niente di tutto questo. Gesù non fece una gara di resistenza soffrendo senza reagire al dolore fisico, anzi il dolore era reale. Però, se è vero che la Croce era una morte orribile, che si consumava nel giro di poco tempo, ci sono torture che uomini malvagi impongono ai loro simili di gran lunga più dolorosi, e che durano anche settimane intere. Il dolore che subì Gesù Cristo non fu soltanto un dolore fisico, benché fu qualcosa di tremendo ma, fu un dolore di natura spirituale che Gesù già prima della fondazione del mondo sapeva di dover affrontare e bere quel calice amarissimo.
Quella notte nel giardino del Getsemani, Gesù chiese conforto ai suoi discepoli, ma costoro si addormentarono, e Gesù dovette affrontare da solo i momenti d’agonia della Sua anima. Il Suo sudore diventò come grosse gocce di sangue per l’intensità del Suo travaglio perché Egli sapeva quello che da lì a poco gli sarebbe successo.
Ma perché Gesù era tanto angosciato perché sapeva della Sua morte fisica? Nient’affatto! Gesù sapeva che da lì a poco il Padre lo avrebbe abbandonato nelle mani dei Suoi aguzzini, e gli avrebbe voltato lo sguardo. Dio non gli chiese altro che prendere il posto dell’uomo peccatore e dargli la possibilità di redimerlo. Però Gesù lo doveva fare di propria volontà annullando Se stesso diventando l’uomo del peccato. Ma Dio nelle ore che il Figlio avrebbe fatto questo, gli avrebbe voltato lo sguardo. Gesù Cristo fece questo di Sua volontà, e se si sarebbe sottratto al giudizio e alla morte degli uomini, comunque il Suo posto rimaneva alla destra del Padre, cioè nel posto che deteneva da prima che il mondo e tutto l’universo fossero stati creati. Ma se si sarebbe lasciato giudicare falsamente come avvenne, e fattosi mettere volontariamente appeso ad una croce da uomini peccatori ed empi, Egli, il Cristo, avrebbe dato la possibilità al mondo intero di approdare per mezzo della Sua morte alla salvezza eterna. Il castigo nostro ricadde su di Lui, perché per mezzo di Lui e Lui soltanto, abbiamo accesso al trono di Grazia verso il Padre. Dio Padre altrettanto ne fu immensamente addolorato dover distogliere lo sguardo dal Suo Figlio Gesù, ma era la Sua giustizia a richiederlo. In pratica, Dio Padre tutt’ora non ci vede così come siamo, ma ci vede attraverso Suo Figlio Cristo Gesù, e alla luce di ciò, ci vede perfetti come il Figlio è perfetto. Noi siamo immedesimati in Cristo Gesù, ed è come se non avessimo mai peccato. Questo non ci da la libertà di continuare a peccare, nient’affatto, ma al momento che diventiamo figliuoli di Dio lo diventiamo per davvero. In Gesù troviamo sempre la via del perdono attraverso il pentimento e il ravvedimento sincero.
Ma tutto ciò costò a Cristo Gesù la separazione dal Padre per la prima ed unica volta. Da sempre il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo erano in comunione fra di loro, e mai avvenne una pur se breve separazione. Quel sudore, quelle grosse gocce come sangue, non erano per la paura della morte fisica, ma dalla separazione dal Padre.
È un qualcosa che forse non riusciremo a comprendere totalmente, in quando siamo nati nel peccato, e pecchiamo e ci rialziamo del continuo. La novità non è aver comunione con Dio attraverso Gesù, e quindi ci sentiamo liberi dal peccato e dalla condanna di esso. Quello che dovrebbe essere un fatto normale per un cristiano, spesso diventa per molti l’eccezione. Gesù fu perfetto fin dal seno di Sua madre, e non conobbe peccato, e la Sua breve vita sulla terra era in continua comunione con il Padre. Quindi per Gesù fu un qualcosa di tremendo essere abbandonato dal Padre anche solo per poco tempo.
Gesù disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Giovanni 14:6).
Quando Gesù da sopra la croce gridò: “Elì, Elì, lamà sabactàni?”, cioè: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46). In quel momento, Dio Padre per la Sua Santità e la Sua Giustizia non poteva avere lo sguardo su Suo Figlio che si caricava dei peccati del mondo. Dopo la Sua morte Gesù scese nel seno di Abramo, e andò a proclamare la Sua vittoria sulla morte, ultimo avversario non ancora vinto, e liberò i santi di tutti i tempi che aspettavano questo evento straordinario.
“O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (1Corinzi 15:55).
Dunque, la morte di Gesù è imparagonabile a qualsiasi altra morte, e nessun dolore fu mai così grande come quello che Egli subì.
Quindi riepilogando: quello che fanno tali imitazioni non sono altro che persone idolatre, persone senza fede in Dio, ma solo amanti della loro gloria personale, volendo provare quel dolore inimitabile di Gesù Cristo mostrandosi alle folle come un atto eroico. Ma che ripeto: non fu un soltanto dolore fisico, ma soprattutto spirituale. Con quel Suo atto d’amore sulla croce come un comune malfattore tra i malfattori, Gesù ricucì lo strappo di una comunione che Adamo e Eva avevano avevano interrotto nel giardino dell’Eden, introducendo il peccato nel mondo. Per quando Abramo, Mosè, Davide e tutti i padri della fede del Vecchio Testamento, essi non potevano riscattarsi da soli del loro peccato. Ci voleva un uomo senza peccato che prendesse il loro posto. Poiché era impossibile che tal uomo si trovasse tra gli umani perché tutti erano nati nel peccato, Dio decise di incarnarsi nell’uomo Gesù, un uomo senza peccato che potesse liberare l’umanità ubbidiente, dal gioco del peccato e portali in gloria. Perché mentre il sangue dei sacrifici di animali, copriva i peccati degli uomini, quello del Cristo li cancellava totalmente.
Gesù è il ponte di congiunzione tra Dio e l’uomo, e non c’è ne sono altri, benché l’umanità si sceglie e si sceglierà sempre un “vitello d’oro” da onorare e venerare. Ma tutto questo è follia pura, disobbedienza e idolatria che porta solo ad offendere Dio. Cristo morì per me, Cristo si è sacrificato per me, ed è sempre Cristo ha preso la mia condanna. Grazie Gesù che quel giorno non scendesti dalla croce maledetta e mi salvasti, me e tutti quelli che credono e si ravvedono dei loro peccati.
Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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