Luca 13:6 | Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. 7 Disse dunque al vignaiuolo: “Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercare frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?” 8 Ma l’altro gli rispose: “Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. 9 Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai”».
La parabola di oggi ci parla della cautela che dobbiamo avere quando le circostanze vogliono spingerci a prendere decisioni drastiche e definitive.
Le grandi delusioni procurano grandi sofferenze e quindi grandi reazioni, quando siamo feriti si scatena in noi un misto di sentimenti a volte difficile da discernere, come orgoglio e dolore, amarezza e rabbia, tutto ciò ci porta a pensare che il dolore si elimina eliminando le persone coinvolte dalla nostra vita, ma è veramente questa la soluzione?
Molte ferite possono essere invece causate da un eccessivo amor proprio, da una ipersensibilità propria di depressione latente, di un bisogno di accettazione che disturba la nostra personalità e ci porta alla reazione estrema: “ora basta” o “adesso è finita davvero”; calma non tagliare.
Impara dal Maestro che ancora questa mattina prende in mano la nostra vita per dirigerla verso il meglio e per trasformare positivamente il nostro carattere.
Questo fico sterile può rappresentare la vita di chi ti delude, e non da ora, di chi ti illude di darti un frutto, che non arriva mai, di chi fa parte della tua vigna, del tuo sangue o dei tuoi affetti, qualcuno per il quale hai fatto tanto e che ti illude e ti delude.
Può anche essere un’opera per la quale stai lavorando e non vedi risultato, una fatica non ricompensata che sti sta spingendo a lasciare, la delusione sta procurando l’estrema decisione, ma ascolta il Maestro, non tagliare.
La logica dice che qualcosa che per, ormai, tre anni non porta frutto è cosa da eliminare, per i motivi già elencati, ma tu non devi ragionare per logica ma con la saggezza di Dio e per la guida della Sua Parola, la quale stamattina t’invita a prudenza perché ciò che mai è avvenuto può avvenire.
Uno degli effetti della sterilità deludente è che può condurti al fatalismo, cioè ad aspettare passivamente che le cose cambiano, ciò è sbagliato perché tutto ciò che abbandoni decade.
La direzione è questa: fai per il tuo fico sterile ciò che mai hai fatto e fai di più, zappagli attorno e metti concime, combatti con lo spirito opposto a ciò che umanamente faresti e può succedere che avverrà un miracolo.
Pietro divenne un fico sterile e traditore ma Gesù continuò ad amarlo e lo raggiunse sulle rive mentre tornava da una pesca fallimentare, gli concesse ancora una pesca miracolosa e gli cucinò del pesce e glielo diede da mangiare, poi lo cinse con il Suo braccio e lo portò in disparte e, superando il tradimento, gli chiese “Pietro, mi ami?” e il fico sterile cominciò a fruttare.
Non voglio dirti che devi insistere a mantenere in vita ciò che non può vivere ma tu fai tutto ciò che puoi fare e lascia il resto nelle mani di Dio, il contadino disse: io faccio il possibile e se non va bene, sarai Tu a tagliare”.
Fidati del tuo Padre celeste, Egli sta proteggendo la tua vita ma la sta anche trasformando, tu non potrai mai servire bene il Signore conservando i tuoi sentimenti perciò i fatti della vita servono a cambiarti per renderti simile a Lui.
Alla fine ti conviene che l’albero fruttifichi perché sarai tu a mangiarne il frutto, risplendi!
Tino Di Domenico | Notiziecristiane.com
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