Giona 2:10 “Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore”.
Dio perdona tutti coloro che ci pentiamo sinceramente trasformando i nostri cuori, scrivendo una nuova storia della nostra vita e facendo “ogni cosa nuova” secondo il Suo progetto divino e la Sua santa e benedetta volontà perché ci ama di un amore immenso. Ci segue sempre sul nostro cammino ed è sempre pronto a perdonarci e a rinnovarci il suo grande amore, la sua infinita grazia e la sua immensa misericordia.
La misericordia di Dio è rivelata sin dall’antica alleanza, si estende a tutti indistintamente (ricordiamoci che Gesù è venuto per gli ultimi della società e anche per i peggiori tra i peccatori) ed è raccontata già in diversi libri dell’Antico Testamento.
Uno tra i quali è il libro di Giona, il “profeta riluttante” che alla chiamata di Dio, che lo sceglie per la salvezza del popolo di Ninive, (Giona 4:2 “Sapevo che tu sei un Dio misericordioso e pietoso”) rispose con riluttanza addirittura con “rifiuto“.
La storia di Giona racconta del suo rifiuto alla chiamata di Dio che lo aveva scelto per una grande missione: “La salvezza di Ninive”, egli si comporta con riluttanza alla sua chiamata e invece di andare a Ninive dove Dio gli aveva comandato di andare per predicare, fugge e va a Tarsis via nave. La sua disubbidienza gli causa delle conseguenze. Viene investito da un grande temporale e le violente onde lo gettano in mare dove viene inghiottito da un grosso pesce. Giona rimane tre giorni e tre notti nel ventre del pesce e li trascorre in intensa preghiera verso Dio che lo perdona e gli rinnova la sua misericordia, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia.
Solo dopo questa esperienza Giona, anche se con riluttanza, va a predicare a Ninive ubbidendo così Dio. La sua predicazione è molto semplice e sintetica, il suo messaggio è basato sulla realtà che: “il male ha i giorni contati; la violenza, la falsità, l’egoismo sono pratiche che portano alla morte e che sono destinati a finire”. Queste parole di Giona fecero riflettere il popolo di Ninive che versava proprio in quelle condizioni. Essi capiscono di aver sbagliato, si pentono e si impegnano ad abbandonare i comportamenti non graditi al Signore affidandosi completamente a Dio, alla sua provvidenza e alla sua misericordia, proclamano un digiuno e si vestono di sacco. Dio decide di risparmiarli a motivo del loro pentimento e ravvedimento.
Infatti Dio non attende altro che la manifestazione di pentimento e ravvedimento per accordarci il suo perdono, così li perdona e decide di non distruggere la città. Giona non è contento del perdono divino perché voleva la punizione per la città e non accetta la misericordia di Dio a favore di un popolo che odia. Impariamo da questa storia che ci vuole essere di ammonimento: che dobbiamo essere ubbidienti al Signore anche quando ci richiede qualcosa che noi vorremmo fare in modo diverso perché siamo “strumenti nelle mani di Dio che ci usa per compiere i suoi propositi su questa terra come vuole, quando vuole e dove vuole“, nessuno ha il diritto di giudicare gli altri ma “tutti” siamo esortati ad essere portatori di “misericordia“. Così come Dio usa misericordia noi quali suoi figli dobbiamo seguire il suo esempio e usare misericordia a nostra volta.
Notiamo come la mano di Dio, nella storia di Giona, ha guidato ogni cosa per poter compiere la sua opera di salvezza a favore di questo popolo che è straniero, pagano nei confronti di Israele; questo ci insegna che la salvezza di Dio è rivolta a tutti indistintamente dall’etnia e dalle origini culturali e che quando Egli decide di attuare un piano di salvezza a favore di qualcuno lo porta anche a compimento.
Nonostante la fuga di Giona, il suo ritardo ad andare a Ninive e la sua predicazione riluttante, il popolo si ravvede e ottiene la salvezza.
La misericordia usata da Dio a favore del popolo di Ninive causa la rabbia di Giona che aveva dato per scontato la grazia di Dio nei suoi confronti ma non accetta che questa stessa grazia venga usata a favore del popolo di Ninive.
La storia di Giona ci insegna che la misericordia di Dio è rivolta a tutti, così come la sua grande pazienza e la sua perseveranza nel riprenderci e nel darci i suoi insegnamenti.
Dio vuole che tutti gli uomini veniamo alla conoscenza della verità e della salvezza mediante la fede, il pentimento, il ravvedimento e la conversione.
La sua misericordia è elargita a tutte le creature senza distinzione, si estende al di là dei confini d’Israele anche ai pagani.
Questo ci insegna che Dio non è solo il Dio d’Israele ma anche dei pagani.
Giona malgrado è stato, inizialmente, un profeta riluttante nei confronti di Dio gli è stata donata la sua misericordia eppure non accetta e non comprende questa stessa misericordia che Dio elargisce su Ninive.
Questo significa che la giustizia umana non è uguale alla giustizia divina e che nessuno ha il diritto di giudicare gli altri ma solo Dio, tutti siamo esortati a guardare gli altri con gli stessi occhi con i quali Dio li vede: gli occhi dell’amore!
Quante volte anche noi vorremmo che Dio castigasse duramente chi ha sbagliato e non ci accorgiamo di quante volte ha perdonato noi per primi… impariamo ad essere clementi con gli altri così come Dio è clemente con noi.
Notiamo che Dio è dispiaciuto del fatto che Giona non abbia capito nulla sulla sua missione ma malgrado ciò non lo abbandona, continua a cercarlo e a prendersi cura di lui, educandolo per fargli comprendere il vero e giusto messaggio della salvezza che è elargita a tutti. Similmente Dio vuole che ognuno di noi comprende la vitalità di questo messaggio affinché lo predichiamo a tutti indistintamente e affinché applichiamo la giustizia divina e non quella nostra umana nei confronti del nostro prossimo.
Dio è amore e anche noi dobbiamo essere amore. Dove non c’è amore non può esserci Dio (1 Giovanni 4:7,10 “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati“.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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