Il Signore ha detto ai suoi discepoli: “Andate in tutto il mondo e fate discepoli fra tutti i popoli e fra tutte le genti. Predicate l’evangelo ad ogni creatura. Chiunque avrà creduto (dopo aver ascoltato l’evangelo) ed avrà creduto (in Cristo Gesù, quale Signore e Salvatore della propria vita) sarà salvato” (Marco 16: 15; Matteo 28: 19, 20).
Gli apostoli sono andati in tutto il mondo (allora conosciuto). Hanno evangelizzato moltitudini di genti, portando loro la buona notizia della salvezza in Cristo Gesù. E con la verità del Vangelo hanno liberato moltitudini di uomini e donne legati e legate ad una visione della vita senza Dio, senza senso. Hanno liberato moltitudini di genti legate a tradizioni umane finte, a culture umane fondate e poggiate su principi e credi assurdi e oppressivi (si pensi a quelle culture che credevano che per ingraziarsi la divinità avrebbero dovuto fare sacrifici umani (ossia uccidere bambini, uomini o donne)). Si pensi a quegli uomini che temevano o temono divinità astratte (mai percepibili), che per mezzo delle “caste” sacerdotali delle relative religioni, richiedono agli uomini di fare sacrifici continui, senza mai avere la coscienza di essere realmente salvati.
Insomma da quante falsità umane può salvare l’arrivo del Vangelo di Gesù Cristo, da quanti sistemi religiosi inventati (dagli uomini)!
Ma il vangelo non salva solo i religiosi credenti in dottrine umane che nulla hanno a che fare col genuino messaggio del vangelo (Marco 7: 7), ma anche gli atei, ossia i credenti solo in se stessi (che – se onesti – devono ammettere di non sapere perché esistono o dove andranno una volta morti (salvo “sperare” (o disperare) o inventarsi dei sistemi di idee e di pensiero (in pratica filosofie o delle ideologie) per far tacere la loro coscienza quando questa, insoddisfatta (della loro scelta di non voler conoscere Dio), grida tormentata che se ciò che si sono inventati (argomenti tipo “dopo la morte non ci sarà nulla ed io sarò semplicemente sepolto e non diverrò altro che terra”) non sarà vero, allora, essi andranno del tutto impreparati dinanzi al giudizio di Dio. Altro che sospensione di giudizio! E tutto ciò per il loro orgoglio di aver innalzato se stessi a metro di giudizio, anziché cercare il giudizio di Dio “anche” su loro stessi!
Insomma, il mandato che il Signore ha affidato ai suoi discepoli (ossia l’evangelizzazione del mondo, ovvero di ogni uomo) mira a dare ad ogni creatura (religiosa o meno che sia) la possibilità di confrontarsi con la luce dell’Evangelo, con la luce che attraverso la storia di Gesù ogni uomo può ricevere, per comprendere non solo il senso del suo pellegrinaggio terreno, ma anche il Fine di tale pellegrinaggio, ossia il proprio destino eterno.
L’evangelo vuole liberare (dalle tenebre dell’ignoranza spirituale) ogni uomo che, dicendo di credere solo in se stesso o in una religione che i suoi avi gli hanno tramandato, non è comunque in grado di confrontarsi con la verità di Cristo.
Se un ateo o un religioso (il primo credente solo in se stesso, il secondo credente in ciò che altri – esseri umani come lui – gli hanno detto di credere) non avranno l’opportunità di confrontarsi con la verità dell’evangelo, entrambi non potranno dire di essere liberi. In effetti, la vera libertà (sia da se stessi – in quanto nessuno di noi è la Fonte assoluto del vero e del giusto – che dalle tante religioni inventate da certi uomini – che escogitano sistemi di credenze per tenere gli uomini adepti di queste religioni legati a se stessi -) si acquisisce solo dal confronto tra se stessi, ciò che circonda e la parola di Cristo. Perché? Perché la parola di Cristo è in grado di giudicare sia noi stessi, sia la cultura (ovvero le credenze e i modi di vivere) dell’ambiente in cui viviamo. Non è il nostro giudizio personale (ossia ciò che noi pensiamo di noi stessi) o quello di coloro che ci circondano (che non possono conoscerci nell’intimo come ci conosce Dio) a poterci restituire la nostra vera identità, la nostra vera immagine di noi stessi; la verità vera su noi stessi.
Il vangelo soltanto possiede quella luce attraverso la quale noi possiamo guardare a noi stessi non dal nostro punto di vista, ma da quello di Dio. E solo una tale luce, solo un tale confronto ci permetterà di esaminare se ciò che c’è in noi è vero o è falso.
A questo punto, quindi, vorrei chiedere tanto a chi si definisce ateo, tanto a chi si definisce religioso (perché seguace di qualche dottrina o credenza che altri gli hanno trasmesso e tramandato) se costoro hanno mai avuto l’opportunità di esaminare se ciò in cui credono (la propria persona (visto che l’ateo in definitiva non crede che in se stesso) o una certa credenza (creduta da coloro che vivono intorno alla persona cosiddetta ‘religiosa’) corrisponde con ciò che Gesù ha portato a noi uomini. Infatti Gesù dice chiaramente che ciò che Lui è venuto a predicare fra gli uomini non è il frutto di una sua dottrina, ma deriva da ciò che Dio stesso gli ha ordinato di dire.
Per ciò, tanto l’a-Teo (ossia il senza Dio) quanto il religioso (colui che dice di credere in Dio, ma magari non si è mai curato di verificare se ciò che dice di credere è conforme al vangelo), se onesti, non dovrebbero prendere sotto gamba il bisogno (e la necessità – per poter essere coerenti -) di confrontarsi col messaggio e con l’annuncio dell’evangelo.
L’evangelo non serve a “mettere in pace le coscienze”, ma a metterle in crisi. Il Signore, infatti, dice che egli non è venuto a portare pace in questo mondo, ma una spada. Si una spada per separare coloro che sono nel vero da coloro che sono nel falso. E la spada è proprio la sua parola, chè giudica i pensieri e i sentimenti del cuore (Ebrei 4: 12), per mettere a nudo ciò che si nasconde nel segreto dei cuori, ossia nel segreto (o nell’intimo) degli uomini.
Un brano dell’evangelo dice: “Se la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tue tenebre”!
In altre parole, se ciò che uno pensa, ciò che uno crede (e ciò vale sia per l’ateo che per il religioso – poiché entrambi, a modo proprio, credono in qualcosa – la loro luce, ossia ciò che loro credono sia la verità) non sarà realmente la verità, allora la loro “luce” non sarà altro che tenebre.
Come fare e cosa fare, dunque, per verificare se ciò che l’ateo o il religioso credono è conforme al vero oppure no?
L’a-teo non crede in Dio, ma crede in sé (nei suoi pensieri); il religioso crede in una religione, ma non ha mai sentito o sperimentato la presenza di Dio, per essere assicurato direttamente da Lui se ciò in cui crede è davvero proveniente da Dio e non piuttosto dalle dottrine e dalle filosofie di altri religiosi come lui, che spesso manipolano le Sacre Scritture per creare sistemi di credenze secondo le propri visioni e convenienze.
Ciò che manca, dunque, ad entrambi (sia all’ateo che al religioso) è un reale incontro con Dio. Ma come faranno costoro a realizzare tale incontro se non si metteranno sulla scia di coloro che per realizzarlo hanno seguito non le proprie vie ed i propri sentieri, ma la parola di Cristo (il Vangelo)?
Senza un tale confronto e incontro, tanto l’ateo che il religioso saranno perduti (perduti nel labirinto dei propri pensieri o in quelli dei tanti sistemi religiosi escogitati dagli uomini ( 2 Timoteo 4: 1 – 4; 1 Timoteo 4: 1 – 2).
L’esortazione che può scaturire da queste considerazioni è che, perciò, il mandato che il Signore ha affidato inizialmente agli apostoli (di andare in tutto il mondo ad evangelizzare ogni creatura) continua ancora oggi, poiché ancora oggi molti non hanno ancora avuto la possibilità di ascoltare l’Evangelo, ossia la Verità portata da Cristo, la verità che è in grado di illuminare ogni uomo che viene (ossia che nasce) nel mondo e che prima di lasciare questo mondo ha bisogno di conoscere.
Pertanto non deve sembrare strano che vi possono essere due tipi di evangelizzazione: sia quella per i non credenti, sia quella per (o verso) i credenti. Infatti moltitudini di persone o non credono in Dio (perché non ne hanno gustato ancora la presenza e la grazia) o credono in una religione che loro dicono provenire da Dio, mentre non è altro che il frutto di idee e pensieri umani, ovvero di tradizioni che certuni hanno elaborato per tenere gli uomini legati a se stessi piuttosto che a Dio.
A chi dunque dovrebbe pervenire il vangelo affinchè Dio possa liberarlo (dalle tenebre spirituali – del credo nel proprio io o in una religione nominalmente sovrannaturale, ma fondamentalmente umana -)?
Penso che coloro che potrebbero e dovrebbero essere liberati attraverso un confronto con la verità dell’Evangelo debbano e possano essere i seguenti soggetti:
- gli atei;
- i cattolici (perché vincolati a ciò che dice il papa, senza sapere che molti dogmi papali sono difformi e contrari all’Evangelo di Cristo);
- i musulmani (chè sono sottomessi a Maometto e non leggono il Vangelo, per scoprire se quello che Maometto ha detto è vero o è falso);
- i buddisti (che credono in un filosofia che non ha nulla a che fare con ciò che dice il vangelo);
- e…si potrebbe continuare ad includere altri soggetti in questa lista.
Insomma, quanti nel mondo sono ancora da evangelizzare, ossia da aggiungere con l’evangelo di Cristo.
Prego il Signore che egli usi i suoi discepoli attuali (ossia i suoi veri seguaci) per continuare ad espandere e a diffondere la Buona Notizia dell’Evangelo fra le genti, la Buona Notizia della salvezza. E spero che sempre più uomini si lascino raggiungere da questa Buona Notizia, che effettivamente è la migliore che potrebbero ricevere. Amen.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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