La riconciliazione è la riappacificazione tra nemici e cioè il rinnovamento di “fiducia” e “calore” dopo un periodo di ostilità e conflitto. Indica quindi un cambiamento del rapporto tra Dio e l’uomo basato sulla restaurazione della relazione precedentemente spezzata a causa del peccato. Essa si colloca nella scia della “chiarificazione” e del “perdono” e indica una relazione pacifica segnata dall’intimità. Essa riguarda la relazione degli uomini con Dio e degli uomini tra loro.
Nell’Antico Testamento c’è il tema dell’alleanza che accompagna la storia della redenzione ed evoca la “riconciliazione”. Dunque già l’Antico Testamento contiene molto chiaramente l’idea di Dio che deve essere placato attraverso un sacrificio e attraverso il dono delle “tuniche” ad Adamo ed Eva vi è già l’eco di una possibile riconciliazione (Genesi 3:21 “Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì”). Dunque nella Bibbia la salvezza è simboleggiata dal dono di una veste nuova (Zaccaria 3:4,5 “L’angelo disse a quelli che gli stavano davanti: «Levategli di dosso le vesti sudicie!» Poi disse a Giosuè: «Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici». Allora io dissi: «Gli sia messo sul capo un turbante pulito!» Quelli gli posero sul capo un turbante pulito e gli misero delle vesti; l’angelo del SIGNORE era presente”; Apocalisse 19:8 “le hanno dato una veste di lino puro splendente». La veste di lino sono le opere giuste dei santi”), anche l’apostolo Paolo ha usato l’espressione: “rivestire Cristo” (Galati 3:27 “Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo”), si è sollecitati a pensare all’immagine della vestizione del peccatore.
Il peccato rimane una realtà, ma Dio può coprirlo e riconciliarsi aprendosi ad una nuova relazione.
Il Nuovo Testamento sottolinea molto chiaramente che la riconciliazione avviene attraverso il sacrificio del Figlio di Dio stesso.
La rottura dell’alleanza da parte di Adamo ha avuto conseguenze universali innescando drammatici meccanismi di violenza.
La morte del Figlio di Dio vince proprio quella violenza attraverso una sorta di sconfitta. Anziché colpire, sceglie di subire; anziché vendicarsi, sceglie di espiare.
LA RICONCILIAZIONE È QUINDI PREPARATA DALL’ESPIAZIONE.
Oltre ad una teologia della creazione e del peccato, la Scrittura contiene anche una TEOLOGIA DELLA RICONCILIAZIONE.
Al centro di questa storia di riconciliazione vi è il motivo dell’alleanza stabilita da Dio con Israele e quindi attraverso Gesù. È lui che ha ristabilito la comunione per cui il luogo per antonomasia della riconciliazione è la “croce”.
NELLA STORIA: La riconciliazione ha a che fare con gli individui, ma ha anche una portata più ampia. Essa annulla la divisione dell’umanità in Giudei e Gentili, Israele e le nazioni (Matteo 10:5,7 “Questi sono i dodici che Gesú inviò dopo aver dato loro questi ordini: «Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Andate e predicate, dicendo: “il regno dei cieli è vicino”).
Con la sua morte è stato “riconciliato” il peccatore, ma lo sono anche Giudei e Gentili (Efesini 2:11,22 “Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito”). Il “muro” della separazione è stato tolto e i lontani sono stati avvicinati. La nuova umanità è frutto di questa riconciliazione abbozzata in Israele e realizzata nella Chiesa (1Pietro 2:9,10 “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”). Eppure, la croce ha una portata ancora più ampia. Nella lettera ai Colossesi ha dimensioni cosmiche. Riguarda infatti ciò che “è sulla terra e ciò che è in cielo” (Colossesi 1:20). Tutte le barriere sono spezzate e Cristo “è ogni cosa e in tutti” (Colossesi 3:11 “Qui non c’è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti”; Efesini 1:10 “Per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra”), perché attraverso la sua croce ha stabilito la pace. Se da un lato viene evocata con estremo realismo la potenza delle tenebre, dall’altro si esclude ogni catastrofismo, perché la visione biblica apre alla visione vittoriosa del RICONCILIATORE di tutte le cose. Il primato di Cristo non è infatti un concetto teorico a se’ stante, ma il pegno su cui ruota tutto l’impegno cristiano. Allora ci si può impegnare essendo a proprio agio nel mondo che Dio ha riconciliato con se’ e, a causa della fede, essere pienamente appagati e appassionati per comparire davanti a Dio “santi, immacolati e irreprensibili”.
CONCLUSIONE:
Il tema della RICONCILIAZIONE è particolarmente adatto a esprimere l’elemento esistenziale della salvezza. Dio ha in effetti operato una riconciliazione finale del mondo, ma questo disegno comporta l’impegno concreto di ciascuno. Come il perdono implica il pentimento del colpevole, la riconciliazione richiede un umile e reale ritorno a Dio. Il “ministero della riconciliazione” (2Corinzi 5:18,19 “E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione”) rimanda ad un impegno totalmente assorbente. Se si scinde il perdono della riconciliazione, si rischia di fare del primo solo una tecnica giuridica che non incide più di tanto per quanto concerne la relazione tra Dio e il credente. Siccome tutte le cose sono state riconciliate con il Padre, i credenti sono veramente liberi da tutte le denominazioni malefiche e lavorano in vista della configurazione definitiva prevista da Dio.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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