La verità più significativa in tutta quanta la profezia biblica è la certezza della seconda venuta di Gesù Cristo.
Nel Nuovo Testamento, per descrivere questo evento, viene citato il termine greco “parousia“, che significa “apparizione, manifestazione“.
Già il termine stesso (usato dai sacri scrittori) ci trasmette un evento visibile e accertabile, cioè Gesù Cristo verrà di nuovo sulla Terra in modo visibile e non di nascosto o riservato solo per alcuni (credenti, eletti, etc.).
In tutti i passi della Sacra Scrittura (che citiamo anche più in basso) ci viene trasmesso questo messaggio, in molti più specificatamente, come in Luca 21:27, Apocalisse 1:7 ed altri.
Questo evento è la chiave profetica che apre tutti gli altri eventi futuri.
Essa costituisce l’adempimento tanto dell’Antico quanto del Nuovo Testamento, ivi comprese molte delle profezie di Gesù stesso; si completa la sua opera di salvezza cominciata nel corso della sua prima venuta, e mette in movimento l’orologio profetico di Dio per l’avvenire.
Infatti, la seconda venuta di Cristo fa scattare una serie di oltre quindici eventi, ed è così possibile predire la sequenza che porta alla fine di questo mondo, dopo la venuta di Cristo.
Questo tempo particolare ci è ignoto, perché Gesù, alla domanda dei suoi discepoli, disse: “Ma di quel giorno e di quell’ora nessun uomo sa, neanche gli angeli del cielo, ma soltanto mio Padre” (Matteo 24:36).
Quantunque si possa speculare sull’epoca in cui il nostro Signore possa riapparire, non vi è assolutamente alcun dubbio che Egli ritornerà!
Questo fatto è la ragione principale per cui nessun cristiano dovrebbe essere in ansia circa la fine di questa era o dei tempi caotici nei quali viviamo.
Molti si fanno la domanda: “Sarà distrutto il mondo da un olocausto atomico?”.
Ovviamente questa domanda è motivata dalla paura per la propria sicurezza personale; in effetti questo mondo un giorno sarà distrutto (e forse proprio da una colossale esplosione nucleare, vedi 2 Pietro 3:10-16)… ma dopo che Gesù Cristo vi sarà ritornato.
Infatti, la completa distruzione del nostro mondo non avrà luogo se non dopo mille anni dalla Sua venuta (Apocalisse 20:7-10).
Gesù Cristo può essere considerato come la persona di gran lunga più importante che sia mai vissuta, perché certamente nessun altro uomo ha avuto un’influenza così estesa e così profonda sull’umanità.
Egli se ne è andato, ma non ha finito l’opera sua con questo pianeta e con la gente che vi dimora.
Prima di andarsene dal mondo, ha fatto una promessa incondizionata ai suoi seguaci: “lo tornerò!” (Giovanni 14:1-4).
In nessun modo questa promessa può essere trascurata o elusa.
Anche se uno studioso d’ingegno potesse darle un significato diverso, essa è ripetuta in tanti modi da non poter essere annullata.
Se il valore di un insegnamento dovesse essere giudicato dalla frequenza della sua citazione, allora la Seconda venuta di Cristo si potrebbe considerare tra le prime dottrine più importanti della Bibbia.
Solo l’argomento della Salvezza viene presentato più spesso.
Dato che i 216 capitoli del Nuovo Testamento contengono 318 riferimenti alla seconda venuta di Cristo, la percentuale è un versetto su trenta: è abbastanza per darci la garanzia della sua veridicità.
Passi biblici del Nuovo Testamento sulla seconda venuta di Cristo.
Vangelo di Matteo.
Due interi capitoli, 24 e 25, sono dedicati a questo argomento.
Il “Discorso dell’oliveto” (come è spesso chiamato) fu pronunciato poco prima che Gesù venisse condotto al supplizio.
Questo brano contiene la più importante e completa cronologia di eventi futuri che si trovi nelle Scritture, con la sola eccezione del libro dell’Apocalisse.
Consideriamo questa descrizione della seconda venuta di Cristo, offerta da lui stesso: “Or subito dopo l’afflizione di quei giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze del cielo saranno scrollate.
Allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell’uomo, ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell’uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria.
E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro dei cieli” (Matteo 24:29-31).
Vangelo di Marco.
Sebbene l’autore comprima in sedici capitoli la vita di Cristo, egli dedica uno di essi, il capitolo 13, alle profezie dell’oliveto sui tempi della fine, culminanti nella Seconda venuta di Cristo.
Vangelo di Luca.
Il grande storico del I secolo, il medico Luca, incluse in due capitoli, 17 e 21, le profezie della Seconda venuta di Cristo.
Si ponga mente a queste parole: “… E allora vedranno il Figliuol dell’uomo venir sopra le nuvole con potenza e gran gloria” (Luca 21:27).
Vangelo di Giovanni.
Il discepolo amato che sopravvisse a tutti gli altri apostoli scrisse la vita di Cristo circa cinquantanni dopo che questi era stato assunto in Cielo.
Nel suo Vangelo non riprende la profezia dell’oliveto, narrata dagli altri tre evangelisti, ma ci è portavoce del libro per eccellenza descrivente gli eventi futuri di allora e dell’imminente di ora: l’Apocalisse.
Oltre al passo in Giovanni 21:21-22 dove Gesù in modo naturale assicura il suo ritorno sulla Terra.
Atti degli Apostoli.
L’ottimo resoconto, ancora di Luca sull’opera dello Spirito Santo attraverso i fatti degli apostoli, contiene diverse promesse della seconda venuta di Cristo.
Il primo atto di Cristo assunto in Cielo fu di inviare due messaggeri angelici, i quali annunciarono ai suoi discepoli: “Uomini galilei, perché state a guardare verso il Cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi e assunto in Cielo verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11).
Inoltre, il primo sermone che Pietro predicò dopo la Pentecoste rammenta questa promessa data agli ebrei di Gerusalemme, molti dei quali senza dubbio avevano preso parte alla dimostrazione popolare per chiedere la morte di Cristo: “Ravvedetevi dunque e convenitevi onde i vostri peccati siano cancellati, affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e che egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, che il Cielo deve ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Dio ha parlato per bocca di tutti i Suoi santi profeti sin dal principio del mondo” (Atti 3:19-21).
Tredici lettere di Paolo.
Gli scritti dell’apostolo Paolo ebbero probabilmente una maggior influenza sulla Chiesa primitiva che non quelli di qualsiasi altro cristiano.
Queste epistole, lette e rilette nelle chiese, furono accettate sullo stesso piano delle Sacre Scritture dell’Antico Testamento (2 Pietro 3:15-16).
Paolo impartiva un insegnamento di profonda dottrina, un’esortazione pratica, una correzione ed istruzione di molti aspetti della vita cristiana.
Tredici volte egli cita il Battesimo e solo due volte la Santa Cena, tuttavia menziona la Seconda venuta del nostro Signore ben cinquanta volte.
1 Tessalonicesi è la prima lettera scritta da Paolo.
In essa egli citò in ogni capitolo a quei giovani credenti la Seconda venuta di Cristo (1:9-10; 2:19-20; 3:12-13; 4:13-18; 5:1-24).
Poi ripeté con ancor maggiori particolari questa citazione in 2 Tessalonicesi (1:6-10; 2:3-12).
Queste due epistole mostrano come fin dagli inizi del suo servizio, e con insistenza, Paolo abbia insegnato prontamente ai nuovi convertiti la dottrina del ritorno di Cristo; infatti, egli rimase a Tessalonica solo tre settimane, prima che gli ebrei adirati lo cacciassero via.
L’amore dell’apostolo per la Seconda venuta di Cristo traspare da queste parole piuttosto dure, dettate alla conclusione di 1 Corinzi 16:22 “Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Maràn-atà”.
“Maràn-atà” significa “il Signore viene”.
Questa espressione ebbe una grande popolarità nel I secolo che diventò, tra i credenti, un modo comune di salutare e di congedarsi.
I cristiani la includevano spesso nelle loro lettere e in alcuni casi anche i soldati ne fecero uso come motto, prima di partire per la guerra.
Il I secolo fu la più fervida ed evangelica generazione di cristiani della storia della Chiesa.
Il cristianesimo diede al mondo pagano una così forte impronta che al III secolo esso fu riconosciuto come religione di Stato.
Tutte le lettere di Paolo, tranne due, contengono uno o più riferimenti alla Seconda venuta di Cristo: è sottintesa in Romani 11:25-27; è presentata chiaramente in 1 Corinzi 15:51-58, dove è spiegata la Resurrezione; è menzionata in 2 Corinzi 1:13-14 e 5:6-10.
L’epistola agli Efesini presenta il cristiano in gloria, e “il giorno di redenzione” (Efesini 1:13-14 e 4:29-30) può soltanto significare il giorno della liberazione definitiva al ritorno in gloria di Cristo.
In Colossesi 3:4 si ha questa esaltante promessa: “Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria”.
1 e 2 Timoteo sono come 1 e 2 Tessalonicesi.
Le lettere a Timoteo portano molti riferimenti alla Seconda venuta di Cristo, contengono due dei segni che sono manifesti oggi, che la precedono, dimostrandoci che già siamo negli “ultimi giorni”.
Oltre a ciò, 2 Timoteo 1:9-11 e 4:1-8 menzionano la “Sua apparizione (parousia)”.
La lettera di Tito 2:12 contiene il consiglio di un servo di Dio veterano a un giovane predicatore, sul modo di servire l’opera del Signore nella Chiesa: Paolo lo invita a spingere la gente a rinunciare alle sue “empietà e mondane concupiscenze… per vivere in questo moderatamente, giustamente e piamente”.
Non si può pertanto contestare che l’apostolo Paolo fosse assolutamente certo che il suo Signore e Salvatore sarebbe ritornato una seconda volta su questa terra.
Lettera agli Ebrei.
Questa lettera contiene una magnifica presentazione di Cristo, come adempimento dei tipi e simboli dell’Antico Testamento.
Una delle promesse del ritorno del nostro Signore afferma: “Così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l’aspettano per la loro salvezza” (9:28).
La lettera di Giacomo.
Questo breve scritto, che sprona i cristiani a dimostrare la loro fede con le opere, culmina in un forte appello relativo alla venuta di Cristo: “Siate anche voi pazienti; rinfrancate i vostri cuori perché la venuta del Signore è vicina” (5:8).
L’apostolo Pietro, scrivendo alla Chiesa, mentre era sottoposta alla prova delle persecuzioni, incitava gli anziani ad essere delle guide fedeli sul fondamento della venuta del Signore: “E quando sarà apparso il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce” (1 Pietro 5:4).
La seconda lettera di Pietro contiene una più lunga profezia concernente il sorgere di schernitori nei giorni che precederanno la venuta di Cristo.
Egli afferma che nonostante le loro irrisioni, “il giorno del Signore verrà come un ladro nella notte” (2 Pietro 3:10).
L’apostolo Giovanni.
Con la sua prima epistola infonde al credente sicurezza e fiducia e lo incita alla vita santa sul fondamento della venuta di Cristo: “Ed ora, figlioletti, dimorate in Lui, affinché, quando Egli apparirà, abbiamo fiducia e alla sua venuta non abbiamo da ritrarci da Lui, coperti di vergogna” (2:28).
Lettera di Giuda.
Questo scritto di un solo capitolo contiene una citazione del patriarca Enoch, il quale era in intima comunione con Dio durante i giorni caotici che precedettero il Diluvio e che poi, improvvisamente, fu rapito da Dio.
Genesi 5:24 dice: “Ed Enoch camminò con Dio; poi disparve, perché Iddio lo prese”.
Giuda ci dice: “Per loro pure profetizzò Enoch, il settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi a far giudizio contro tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno empiamente commesso e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui” (Giuda 14:15).
Infine, Apocalisse.
La Bibbia termina con un intero libro di profezie, che si sono realizzate dal primo secolo dopo l’Ascensione di Cristo sino ad ora, per arrivare fino alla fine del mondo.
Si tratta di una completa rivelazione fatta da Gesù Cristo, dove si presenta come glorioso Re del creato.
In tutto il libro è enfatizzata la Seconda venuta del Signore, con i vari aspetti degli avvenimenti in essa implicati.
L’ultimo capitolo, poi, contiene una perentoria approvazione di Cristo al libro stesso; è come se Egli vi avesse apposto la sua firma personale, con queste parole: “lo, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alla Chiesa.
lo sono la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina” (22:16).
L’ultimo invito ai credenti di tutti i tempi è: “Colui che attesta queste cose dice: Sì, vengo tosto! Amen! Vieni, Signor Gesù!” (22:20).
La parola “tosto” non si riferisce ai tempi di Giovanni, ma al fatto che Gesù verrà “improvvisamente”.
Così in ogni generazione i cristiani si aspettavano la venuta “improvvisa” del Signore.
Quantunque abbiamo riportato molti dei principali riferimenti alla Seconda venuta del Signore, come si trovano in tutto il Nuovo Testamento, questo elenco non è affatto completo.
Ricapitolando, la prova delle citazioni ci porta a considerare che se qualcuno crede nella Bibbia deve pure credere nella Seconda venuta di Cristo.
Non soltanto questa era l’oggetto di una convinzione universale e un fattore motivante della Chiesa primitiva, ma tutti gli autori delle Scritture nel Nuovo Testamento l’hanno menzionata e, dato che essi accettavano universalmente in modo così letterale la promessa del nostro Signore: “lo ritornerò”, possiamo noi comportarci diversamente?
II Nuovo Testamento, dunque, insegna il ritorno di Cristo, sia direttamente che indirettamente.
Numerose grandi dottrine ne dipendono in modo assoluto: per esempio, quella che riguarda la resurrezione dei corpi, infatti questa promessa non può essere adempiuta fino a che Cristo non ritorni (1 Corinzi 15:20-24).
La vittoria di Cristo su Satana, più volte promessa, a incominciare da Genesi 3:14-15, non sarà completa fino a che Cristo non ritorni: Satana ha ingannato l’uomo sulla Terra e ha portato la stessa alla rovina, Gesù manifesterà la vittoria completa sulla Terra.
Anche il riconoscimento di credenti morti e la dimostrazione completa (la Redenzione del corpo), del nostro esser figli di Dio non saranno resi evidenti fino alla Seconda venuta di Cristo: “…perché il Signore stesso con potente grido, con voce d’arcangelo, e con tromba di Dio scenderà dal cielo e i morti in Cristo risusciteranno per primi, poi noi viventi verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole ad incontrare il Signore nell’aria, e così saremo sempre con lui” (1 Tessalonicesi 4:16-17); “Diletti, or noi siamo figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è; e chiunque ha questa speranza in lui si purifica come egli è puro” (1 Giovanni 3:2-3).
Anche la dimostrazione della divinità di Gesù Cristo è implicata in questo avvenimento, per adempiere quello che è stato scritto nell’Antico Testamento.
In molti passi (come in Salmi, Daniele e Isaia) è riportata la futura manifestazione di Dio come salvatore e re d’Israele, giudice e governatore del mondo.
Queste profezie si riferiscono a Dio in Cristo Gesù.
Dio non può mentire o ingannare.
Non si possono avere parole meglio di quelle pronunciate da Cristo stesso per confermare la Sua seconda venuta, del resto, non vi è nulla di così assoluto come la sua Parola.
Gesù disse: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35).
Se crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, allora non dovremmo avere difficoltà ad aspettare la sua venuta.
Se ancora vi è qualcuno che non riconosce Gesù Cristo come l’Unigenito Figlio di Dio venuto in terra come uomo, vi consigliamo di provvedere al più presto possibile, disponendo i vostri cuori alla Sua Parola e ai Suoi insegnamenti, prima che egli venga e voi non ne restiate “fuori”, cioè non facendo parte del suo regno eterno.
Le Scritture, la storia e la logica umana gridano agli uomini di accettare come Salvatore il Figlio di Dio, Gesù Cristo, il quale morì per i nostri peccati, fu sepolto, risorse il terzo giorno, secondo le Scritture e verrà a giudicare i vivi e i morti.
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