HAND IN HAND ITALIA, AIDS+ Programma Sostegno Bambini

14516514_362413800815626_8762882556598013935_nJoshua Komanapalli, esponente fondamentale di questo programma, è un volontario Americano (di origini indiane) che vive e lavora in Andhra Pradesh, India, da tre anni. Durante gli ultimi 50 anni, ovvero dal 1966, la sua famiglia ha gestito Miriam Children’s Homes, (offrendo rifugio, cura, cibo, vestiti ed educazione a migliaia di bambini ad Amalapuram, Andhra Pradesh). Nel dicembre del 2010, Joshua ha iniziato a occuparsi dell’amministrazione di Miriam Children’s Homes ad Amalapuram. Durante questo periodo si è imbattuto in diversi casi di bambini non infettati da HIV, che erano stati abbandonati dai loro parenti dopo che i loro genitori erano morti a causa del virus HIV o di AIDS.

Questo ha fatto sorgere una domanda a riguardo dei bambini che ne sono infetti. Dopo il decesso dei/l loro genitori/e a causa della malattia, che cosa sarebbe successo ai loro figli rimasti orfani? Egli scoprì che sarebbero stati portati nelle Government Homes (case gestite dal governo, notoriamente con fondi scarsi, male attrezzate e non adeguate per offrire una buona cura) o si sarebbero ritrovati in case di parenti, che non hanno i mezzi per dare loro una cura di qualità. Purtroppo, c’è ancora uno stigma legato a HIV e AIDS e non è inconsueto che i parenti si rifiutino di prendersi cura dei bambini.

Joshua ha incontrato quattro assistenti sociali del quartiere, per discutere della corrente difficoltà dei bambini orfani a causa di HIV/AIDS. Gli è stato riferito che c’è un gran bisogno di un centro dove questi bambini possano vivere ed essere curati. Poiché i bambini provenivano quasi sempre da retroscena svantaggiati ed erano privi di istruzione (la maggior parte proveniva da famiglie senza lavoro fisso, ma che lavoravano a giornata), essi mancavano di figure che si assicurassero di fargli prendere regolarmente le medicine o che garantissero che la loro salute fosse sotto controllo. Non avevano accesso ad acqua potabile, vivevano in luoghi poco igienici e avevano anche una dieta povera. Tutti questi fattori messi insieme avrebbero spesso portato i bambini ad ammalarsi facilmente e la loro salute sarebbe presto peggiorata, poiché un bambino infetto da HIV può crescere sanamente solo se gli è data la possibilità di prendere regolarmente le medicine e di avere una dieta e una vita salutari. L’aspettativa di vita di un orfano infetto da HIV in quel quartiere era prevedibilmente molto bassa.

Un altro problema emergeva quando le famiglie portavano i loro bambini dai dottori locali per curare febbre o malattie di minore importanza. A causa della mancanza di istruzione, nelle aree più povere e nei piccoli villaggi, lo stigma del HIV/AIDS era molto diffuso. Se i dottori venissero scoperti a trattare pazienti con HIV, potrebbero andare in banca rotta o potrebbero essere costretti a lasciare il luogo in cui vivono e andare altrove.  Di conseguenza la maggior parte dei dottori si rifiuta di trattare orfani con HIV/AIDS, segnalandoli a medici del servizio nazionale in ospedali pubblici, dove le cure e i   trattamenti sono generalmente scarsi e inadeguati.

Il capo degli assistenti sociali ha anche riferito che c’erano oltre 2000 bambini orfani infetti da HIV/AIDS nel distretto (e più di 200 nella città di Amalapuram), che attualmente vivono da parenti o amici, alcuni in apposite case per bambini fondate per la loro cura.

Durante uno dei suoi viaggi di ricerca nei centri di cura per HIV, Joshua visitò una casa per bambini, gestita da olandesi, chiamata Tulip Gardens, per bambini rimasti orfani a causa di HIV/AIDS, situata in una città a 200km da Amalapuram. Joshua rimase incredibilmente colpito dal livello di attenzioni e amore con cui i bambini venivano trattati.  Lì veniva loro data una dieta salutare per rafforzare il sistema immunitario, gli venivano insegnate buone abitudini igieniche, somministrati regolarmente i farmaci, veniva loro insegnato come prendersi cura del loro corpo e anche come avrebbero dovuto comportarsi davanti a eventuali ferite, essi venivano visitati in loco da un medico incaricato e mandati in scuole private in modo da offrire loro un elevato livello di istruzione, senza dover temere di essere discriminati. Questi fattori, insieme a un notevole amore e interesse individuale, creavano un perfetto ambiente in cui far crescere sanamente questi bambini (sia fisicamente sia emotivamente) e farli diventare cittadini produttivi e operativi per il loro paese.

Joshua trasse ispirazione da questo centro per aprirne uno simile ad Amalapuram per prendersi cura dei bambini anche lì.  Non esistono, ad Amalapuram e nei dintorni, ONG per bambini orfani a causa di HIV/AIDS.

Joshua ha messo su un programma per l’aiuto di questi piccoli.

L’obiettivo di questo programma è quello di raccogliere un sostegno mensile che ci permetterà occuparci dei bambini, provvedendo ai loro bisogni: dandogli cibo, vestiti e un’istruzione. Tutto ciò mentre ancora vivono con i loro familiari. Infine, in caso di morte di chi si prende cura dei bambini, ci auguriamo di avere un centro per poterli accogliere e dare loro alloggio. Questo centrò ospiterà anche bambini orfani, i cui tutori fanno fatica a prendersene cura.

Funzionamento del programma di sostegno

Sostegno finanziario; sono previsti due tipi di sostegno: 

  1. Donazione singola: I donatori possono dare una donazione singola, volta all’assistenza dei bambini. Questa donazione andrà in un fondo comune, il quale verrà poi utilizzato per aiutare i bambini senza un sostenitore o per sponsorizzare richieste speciali per il programma acqua potabile (come ad esempio dotare i pozzi di pompe manuali) e programmi che generano entrate, come ad esempio la donazione di mucche o capre alla famiglia di uno dei bambini sostenuti, in modo tale da permettere un’entrata di sostentamento a favore del bambino stesso. Un altro obiettivo a lungo termine consiste nel provvedere case per i bambini orfani, che non hanno nessuno che si prenda cura di loro, dopo la scomparsa dei genitori e del precedente sostenitore. Questo tipo di progetto è volto solamente ai bambini orfani affetti da HIV (non per altri bambini orfani) così da potersi concentrare nel provvedere le adeguate cure specializzate, trattamenti e nutrimento necessario.
  2. Adozione a distanza:

L’adozione a distanza è il metodo tradizionale di sostegno, più diffuso e conosciuto dai donatori, per quanto riguarda i programmi a sostegno dei bambini. Il contributo è di €35 per sostenere un bambino orfano affetto da HIV, che gli permette di ricevere le cure adeguate previste dal progetto Hand-in-Hand.

Questa quota mensile andrà a coprire: la componente nutrizionale necessaria all’individuo (legumi, verdure, riso, proteine, frutta secca), l’istruzione (questo programma, per garantire un’istruzione adeguata, non si avvale di scuole pubbliche in quanto nelle zone rurali il grado di istruzione è molto basso e inadeguato. Si prevede anche un doposcuola), l’assistenza medica (trasporto medico per terapia antiretrovirale, medicinali somministrati regolarmente, visite mediche) e vestiario (vestiti nuovi due volte all’anno)

Il programma è volto a coprire principalmente tre aree nello sviluppo del bambino: Fisica, Cognitiva, Sociale/emotiva. Coprendo queste aree sarà possibile uno sviluppo ottimale che li aiuterà a diventare cittadini produttivi per il loro paese, in grado di provare empatia e voler fare qualcosa per il loro prossimo.

In sostegno a questa associazione indiana “Hand in Hand” nasce “Hand in Hand Italia”.

Lo scopo è quello di promuovere i suddetti obiettivi riguardanti i bambini affetti da HIV, più altri progetti volti al recupero, al mantenimento e alla buona sopravvivenza di questa popolazione.

Troverete tutti i dettagli su:

http://stanzaenea.org/india/

https://www.facebook.com/handinhandwecan/

Per info: francesco@handinhandwecan.org

Centro New Life:

https://www.youtube.com/watch?v=3eYeOacb9nQ

Francesco Caldaralo è il referente di “Hand in Hand Italia”.

Lo stesso Francesco per diversi anni si è recato in India nella zona dell’Andhra Pradesh, lavorando a stretto contatto con i responsabili della Miriam Children’s Homes.


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