Il popolo tricolore non sa. Quasi alla fine degli anni ’60 lo Stato italiano (i soliti governicchi democristiani appoggiati dal movimento sociale italiano), con il beneplacito della finta opposizione parlamentare della sinistra (in primis pci), ha realizzato in Lucania il primo cimitero nucleare, scavando delle fosse nella nuda terra, distruggendo al contempo i siroi di una mirabile area archeologica sopra un’altura vicino al mare. Queste buche non avevano impermeabilizzazione, ma sono state comunque imbottite di rifiuti radioattivi di terza categoria, ossia ad alta attività (i più pericolosi).
Bentornati sull’altura della Trisaia ad un soffio dallo Jonio e dal fiume Sinni. Ecco un’altra prova ufficiale dello Stato italiano. In questo centro dell’Enea (ex CNEN, ex Eni, ex USA) dove veniva lavorato il combustibile nucleare per la centrale di Latina, e dove venivano eseguite sperimentazioni segrete, nonché prodotto il plutonio bellico, le scorie radioattive più pericolose sono state seppellite sottoterra a contatto con la falde acquifere, mentre lo scarico nucleare liquido e gassoso è stato disseminato per decenni nell’ambiente circostante. Oltretutto, in loco, si verificarono alcuni incidenti di grave entità, oggetto di un procedimento giudiziario concluso definitivamente con la condanna penale di un dirigente dell’Enea. Quali sono le conseguenze sanitarie sull’ignara popolazione lucana, pugliese e calabrese?
Riferimenti: http://www.iaea.org/inis/collection/NCLCollectionStore/_Public/02/004/2004814.pdf
da: sarconiweb | Laveritadininconaco.altervista.org
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