Il termine matrimonio è di origine romana e viene dal latino matrimonium, parola composita da due termini; mater (madre) e monus (compito o dovere). Il diritto romano stabiliva che attraverso il matrimonio venissero riconosciuti i figli di una coppia ed era la madre a dover provvedere a questa pratica di riconoscimento, da qui il termine matrimonio.
Nella Bibbia raramente si parla di matrimonio, questo termine, nella odierna versione, è citato solo tre volte. Si parla invece molto di famiglia e questo per il semplice fatto che il termine matrimonio o meglio nozze viene limitato alla definizione dell’atto religioso.
Teologicamente parlando lo scopo del matrimonio è quello di formare una famiglia, dunque di procreare al fine di formare un piccolo nucleo che rappresenta il primo anello della società.
All’inizio della Bibbia, in Genesi, troviamo l’unione tra uomo e donna con il fine di procreare che rappresenta in tutto e per tutto la prima famiglia. Non si parla di matrimonio tra Adamo ed Eva per il semplice fatto che essendo soli non avrebbero avuto la possibilità di tradire, per questo il matrimonio è successivo alla famiglia e ne troviamo menzione in Genesi 2:24
“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne.”
La frase è declinata al futuro appunto perché fa riferimento ai futuri matrimoni e future famiglie. L’espressione “saranno una sola carne” spiega il motivo per cui il vincolo del matrimonio è indissolubile, infatti non è volto solo a tutelare l’accordo tra marito e moglie ma anche e soprattutto i figli e conseguentemente anche la società, difatti, Il fallimento di un matrimonio non è solo il fallimento di uno o due individui ma di tutta la società. Al pari della guerra un matrimonio decreta l’incapacità dell’uomo di saper convivere in pace.
Come dicevamo la famiglia ha come scopo la procreazione ma anche la famiglia che non è in grado di procreare ha egualmente la stessa potenzialità ed utilità sociale delle altre famiglie.
Oggi in vero si sta tentando di modificare il concetto di famiglia, cosa che mai nessuno stato ha fatto in passato per il semplice fatto che la famiglia è una istituzione precedente alla società e dunque nessuna società o individuo sono legittimati a poter cambiare il concetto di famiglia. E’ vera e proprie autodistruzione, altro che diritto e progresso, la così detta teoria di genere.
Sia la famiglia quanto il matrimonio, secondo la volontà di Dio, debbono essere regolati in forma di patriarcato, dove Dio è il capo dell’uomo è l’uomo è il capo della donna e dunque della famiglia.
Questa gerarchia non è affatto impositiva, Dio non impone nulla a nessuno, è solo una indicazione, una esortazione a voler seguire i consigli di Dio per poi non doversi trovare in situazioni spiacevoli difatti Dio ci insegna attraverso le Scritture che ogni nostra disobbedienza verso Dio, o meglio, verso le Sue regole, porta a delle conseguenze spiacevoli. Il patriarcato biblico è concepito da Dio come un ordine di carattere pratico.
Così come la sottomissione dell’uomo a Dio è una sottomissione volontaria e deriva dall’amore tra Dio e l’uomo, altrettanto deve esserlo quella della moglie verso il marito.
Secondo Dio il matrimonio è indissolubile con l’unica eccezione per il caso in cui uno dei coniugi si renda colpevole di tradimento.
Facciamo però attenzione, non è che con questo Dio introduca in forma di approvazione il divorzio o la separazione. Semmai questa “apertura” va vista più come uno stato di fatto secondo cui il matrimonio è oggettivamente fallito visto il tradimento perpetrato ai danni di una parte. Del resto Dio ci ama ed a cosa varrebbe dunque tenere una coppia unita solo da un obbligo mentre per il resto è in guerra costante?
Per questo motivo troviamo fin dai tempi antichi il divorzio biblicamente regolato.
Deuteronomio 24:1-4
“Quando un uomo sposa una donna che poi non vuole più, perché ha scoperto qualcosa di indecente a suo riguardo, le scriva un atto di ripudio, glielo metta in mano e la mandi via. Se lei, uscita dalla casa di quell’uomo, diviene moglie di un altro e se quest’altro marito la prende in odio, scrive per lei un atto di divorzio, glielo mette in mano e la manda via di casa sua, o se quest’altro marito, che l’aveva presa in moglie, muore, il primo marito, che l’aveva mandata via, non potrà riprenderla in moglie, dopo che lei è stata contaminata, poiché sarebbe cosa abominevole agli occhi del SIGNORE. Tu non macchierai di peccato il paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà come eredità.”
Come dicevamo questa legge non giustifica il divorzio ma semplicemente lo regola.
Gesù difatti alcuni secoli dopo, interrogato sull’argomento dirà …
Matteo 19:1-12
“Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, partì dalla Galilea e se ne andò nei territori della Giudea che sono oltre il Giordano. Una grande folla lo seguì, e là Gesù guarì i loro malati.
Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
I discepoli gli dissero: «Se tale è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene prender moglie». Ma egli rispose loro: «Non tutti sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltanto quelli ai quali è dato. Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca».”
In questi bellissimi versetti, oltre a quanto dicevamo prima, Gesù esplicita anche un altro concetto che pare banale ma infinitamente profondo. Dice sostanzialmente che nessuno è obbligato a prender moglie o a sposarsi ma chi lo fa dove tener fede all’impegno che assume con Dio e con la propria moglie o marito.
L’Apostolo Paolo invece ci spiega il matrimonio cristiano anche dal punto di vista del rapporto tra i coniugi
Efesini 5:22-33
“Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa. Ma d’altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama se stesso; e altresì la moglie rispetti il marito.”
E’ bellissimo apprendere da questi versetti che il matrimonio cristiano deve corrispondere al più grande dei comandamenti citato da Gesù
“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso”
(Luca 10:27)
Una nota curiosa invece è vedere come la chiesa cattolica si sia ispirata a Paolo, imponendo la castità ai suoi preti e vescovi, mentre Paolo stesso spiega che i conduttori di chiesa devono essere dei buoni padri di famiglia. Del resto una chiesa che non è essa stessa società è una chiesa morta.
Il matrimonio dunque deve essere basato sull’amore e sul rispetto, non sull’innamoramento, che come sappiamo ha breve durata, ma sulla “fede” coniugale. Questi ovviamente sono i propositi iniziali ma poi spesso ci allontaniamo dalle cose buone allo stesso modo in cui ci allontaniamo o magari siamo già lontani da Dio e così iniziano le liti e le incomprensioni e qui per recuperare le cose non possiamo far altro che metterci ai piedi di Dio in un bagno di umiltà e preghiera.
Fabrizio Colapietro
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