A.W. Orwig, ex ministro metodista, battezzato nello Spirito Santo nella missione di Azusa Street, nel seguente racconto condivide le esperienze fatte al n° 312 di Azusa Street. L’articolo è tratto dalla prima storia del movimento pentecostale pubblicata, di Bennett F. Lawrence, The Apostolic Faith Restored (St. Louis, MO: Gospel Publishing House, 1916), pp 77-89.
Era il settembre del 1906. Mi era giunta all’orecchio la notizia delle riunioni nel corso della prima parte dell’anno, quando suscitavano “non piccolo turbamento”. I quotidiani cittadini le avevano classificate come episodi di selvaggio fanatismo, inscenati da persone ignoranti e malate di mente. Più di ogni altra cosa, il parlare in altre lingue veniva tristemente ritenuto un imbroglio, ed era oggetto di blasfeme parodie. In più si aggiunga il fatto che molti membri di chiesa parlavano delle riunioni in tono sprezzante: alcuni addirittura asserivano che erano dal diavolo. Questo ovviamente spingeva anche altri a snobbarli.
Tuttavia alcuni, almeno momentaneamente, smisero del tutto o in parte di giudicare; io ero tra questi. Durante il mese e l’anno summenzionati, la missione pubblicò un lungo stampato di quattro pagine, una copia del quale, per caso o provvidenzialmente, capitò nelle mie mani un venerdì pomeriggio. Cominciai subito a leggerlo con notevole interesse e in breve tempo mi convinsi che Dio aveva iniziato un’opera in quel luogo. Continuai a leggere quasi tutto il sabato successivo e a un tratto il cuore prese a ardere in me. Dissi a mia moglie: “Domenica vado nella missione di Azusa Street a constatare di persona”.
Vi giunsi alle 10: a quell’ora il locale era praticamente strapieno di gente. Molti continuavano a venire, alcuni contenti di essersi assicurati almeno un posto in piedi. Restai fino all’una, poi ritornai alle 14 e stetti fino alla 17, trascorrendo in quel luogo sei ore difilato. In me si faceva sempre più strada la convinzione che quel movimento era da parte di Dio.
Non parlerò dei sermoni, delle testimonianze, delle preghiere e dei canti; dirò solo che i culti erano generalmente visitati da una tale unzione divina da muovere e sciogliere i cuori. Lo spazio antistante il pulpito era il più delle volte pieno di persone in attesa, sia salvati che non convertiti. Molti appartenenti a entrambe le categorie, venuti solamente per curiosare, alcuni anche per ridicolizzare, venivano soverchiati dalla potenza di Dio e cadevano in terra, spesso lottando e spasimando in preghiera finché non ottenevano quello che cercavano – alcuni il perdono, altri una più profonda esperienza con Dio, qualunque fosse il nome col quale era chiamata: a volte santificazione, altre santità, altre battesimo nello Spirito Santo. Predominava l’insegnamento secondo il quale lo Spirito Santo veniva su una vita santificata e questo fatto era palesato dal parlare in altre lingue, anche se di poca durata, come nel giorno della Pentecoste.
Tuttavia non tutti quelli che frequentavano le riunioni e ne ricevevano benefici accettavano per intero questo insegnamento e nemmeno si identificavano particolarmente con questo movimento, pur sottoscrivendolo in linea generale. Speciale attenzione suscitava il soggetto, o meglio la dottrina, della guarigione divina e, infatti, più o meno ininterrottamente si verificavano svariati casi di liberazione da numerose malattie e infermità. Oggetto di particolare interesse era anche la dottrina del ritorno premillenniale di Cristo, che veniva predicato con zelo.
In quel primo incontro a cui partecipai, e anche in seguito, la cosa che mi sorprese alquanto era la presenza di tante persone provenienti da diverse chiese, non poche delle quali colte e raffinate. C’erano pastori, evangelisti, missionari esteri e altri credenti con ruoli prestigiosi in varie comunità, che osservavano con evidente meraviglia, con visibile coinvolgimento e spesso vantaggiosamente, prendendo parte attiva ai culti, chi in una maniera chi in un’altra.
C’erano anche persone di molte nazionalità, delle quali Los Angeles pareva inondata, rappresentanti ogni credenza religiosa esistente. A volte questi, molti dei quali non erano salvati, venivano assaliti da una profonda convinzione di peccato dopo aver ascoltato l’infuocata testimonianza di un loro connazionale e istantaneamente davano il cuore al Signore. Di tanto in tanto qualche immigrato, pur capendo l’inglese, ascoltava una testimonianza o una seria esortazione nella propria lingua nativa da una persona che non conosceva affatto la sua lingua, dalla quale veniva intimamente persuaso che Dio lo stava chiamando a ravvedersi dal peccato. Non era infrequente che, a tale situazione, seguisse lo stesso ravvedimento verificatosi a Pentecoste.
Ovviamente, in quei giorni di risveglio, c’era anche chi frequentava i culti per schernire e cavillare (biasimare), come accadde nel giorno di Pentecoste, e come succede tuttora. Ma questo si verifica sempre quando lo Spirito Santo è all’opera. Sarebbe strano se Satana non provocasse derisione e opposizione. Con questo non sto dicendo che non ci siano affatto stati comportamenti carnali e contraffazioni dell’opera dello Spirito Santo: il nemico è esperto nell’imitare quell’opera e le persone prive di discernimento non sanno riconoscere la differenza tra il vero e il falso. A volte persino alcuni cristiani mettono in dubbio ciò che è autentico e ciò che è vero a proposito degli episodi imbarazzanti legati al Movimento Pentecostale, lo è anche di certe cose che capitano nella altre denominazioni cristiane.
Accennavo alla mia prima visita alla missione pentecostale di Azusa Street nel 1906 e alle favorevoli impressioni che ne ebbi. Il mio cuore ripensa con somma lode e gratitudine all’effetto benefico che in quel momento ricevetti: ad esempio, le mirabili espressioni dei cosiddetti “cori celesti”, o gli inni cantati sotto la evidente guida dello Spirito Santo, sia nelle parole che nella melodia, che infiammavano tutto il mio essere. Non era una cosa da potersi ripetere a comando, ma che veniva donata in modo soprannaturale per ciascuna occasione particolare e che costituiva una delle prove più indiscutibili dell’intervento della potenza di Dio.
Forse nulla impressionava maggiormente le persone come questo cantare, un cantare che ispirava all’istante un sacro timore, una sensazione di indescrivibile stupore, soprattutto se gli ascoltatori erano in atteggiamento riverente. Ritornano alla mente e al cuore, sia dei peccatori che dei salvati, in maniera più vivida altri episodi della grande potenza di Dio. Spesso la durezza di cuore e la superficialità dei primi erano completamente sopraffatte dall’ardente verità di Dio, e gli uomini e le donne erano gloriosamente trasportati nel regno di grazia da una potenza impetuosa. Non che la predicazione fosse così influente, dal punto di vista umano, ma perché Dio si serviva potentemente della preghiera, della fede, del pari consentimento e del parlare unto per salvare le anime, edificare i credenti e spandere lo Spirito Santo con le sue varie manifestazioni. Non pochi del cosiddetto “popolo della santità” che forse pensavano di aver ricevuto tutto ciò che si poteva ricevere, scoprirono che quei culti erano di grande benedizione per loro. Altri si tenevano in disparte, per diversi motivi: alcuni perché non avevano compreso il movimento, altri a causa di pregiudizi più o meno velati, altri ancora perché l’occasionale parlare in lingue diventava per loro una pietra d’inciampo.
Nel primo anno di quell’opera a Los Angeles, sentii William Joseph Seymour , un affermato esponente pentecostale, dire: “Quando lascerete questo luogo, non andate in giro parlando delle lingue, ma cercate di portare anime a ravvedimento”. Poi lo udii dare dei consigli su tutto ciò che è sconveniente o è una manifestazione carnale e su tutto ciò che non proviene realmente dallo Spirito Santo. Erano parole davvero sagge. Ci sono stati alcuni estremi e ce ne sono anche ora in altri posti, ma queste cose non fanno parte della reale opera pentecostale più di quanto gli squilibri di varie chiese non appartengano al cristianesimo genuino. Il fratello Seymour celebrava continuamente l’opera espiatrice di Cristo e la Parola di Dio, enfatizzando con insistenza il bisogno di una profonda conversione, della santità interiore ed esteriore e della pienezza dello Spirito Santo.
Eppure ci sono degli individui male informati i quali, mostrando scarsa carità, affermano che il parlare in lingue è dal diavolo. Ma, nonostante l’intelligenza dei savi, io credo che Dio sia “lo stesso, ieri, oggi e in eterno”.
A. W. Orwig
Da: Chiesadiroma.it
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