Da tempo sento parlare dell’ argomento ‘emergenza carceri’ ed ascoltando i dialoghi e i dibattiti di coloro che dicono di preoccuparsene sembra che – a parere di costoro – tale emergenza dipenda dai seguenti fattori:
- bisogno di costruire nuovi carceri, a causa del sovraffollamento di quelli già esistenti;
- necessità di rendere più confortevoli e umani i carceri già esistenti, per poter far sentire più a ‘misura d’uomo’ gli istituti di pena;
- bisogno di rendere più rieducativa la pena
Quando sento ripetere (anno dopo anno) questi discorsi, mi chiedo se davvero quelli appena elencati siano i veri fattori fondamentali dell’ “emergenza carceri” ! Infatti non posso fare a meno di pensare a ben altri fattori dinanzi all’emergenza carceri (cioè al crescere del numero di coloro che delinquono).
A primo acchito non si può non notare che i fattori precedentemente elencati sono semplicemen-te fattori di ordine materiale:
- nuove costruzioni (materiali) di carceri
- nuove condizioni (materiali) di vita per i detenuti
Di fronte a queste “soluzioni” non posso non chiedermi:
- se la costruzione di nuovi carceri risolverà davvero l’ emergenza carceri (in effetti la costruzione di nuovi carceri permetterà di avere semplicemente più detenuti rinchiusi, ma il problema della delinquenza non sarà risolto: costruire nuovi carceri significa semplicemente migliorare e facilitare l’accesso dei detenuti nei carceri, non cercare di diminuirne il numero (!);
- la miglioria della condizioni ambientali dei carceri (dall’igiene agli spazi dentro le celle tanto per fare due esempi dei possibili miglioramenti materiali) potrà modificare la condizione materiale dei detenuti, ma il fattore “probabilmente” fondamentale che sta a monte di tutto il discorso delle carceri e dei detenuti (le condizioni materiali, morali e spirituali delle persone candidate ad incrementare i flussi dei futuri detenuti) non sarebbe risolto.
Ecco perché quando sento parlare di “emergenza carceri” ed ascolto le proposte di “soluzioni” indicate dai vari politici di turno non posso fare a meno di pensare che tale emergenza non sarà mai risolta (nel senso che il numero dei detenuti (o delinquenti – già acciuffati o ancora non acciuffati, già tali o che lo diventeranno -) sembra destinato ad aumentare) e che le “soluzioni” propagandate nel corso delle varie campagne politiche non muteranno nulla a livello morale e spirituale.
Forse qualcuno ora dirà: “E che c’entra la questione morale e spirituale nel discorso dell’emergen-za carceri”?!
Beh, questo qualcuno mi permetta di esprimere il mio modesto punto di vista.
Le soluzioni viste prima (la costruzione di nuove carceri e il miglioramento della condizioni di vita degli attuali carceri) sono soluzioni semplicemente (o esclusivamente) materiali.
Ora, la domanda che io mi pongo e vorrei porre a questo ipotetico interlocutore che pensa che la questione dei carceri non abbia nulla a che fare con una certa dimensione spirituale è la seguente:
Pur ammettendo di poter migliorare le condizioni materiali dei carceri (secondo le ricette sopra riportate) si potrà dire di aver fatto tutto quello che era necessario fare per risolvere la questione dei carceri?
Se il mio interlocutore pensa che una volta adempiute quelle condizioni (materiali) già indicate si sarà fatto tutto quello che era possibile fare, mi permetta di dire che sarei molto scettico e dubbioso che quelle misure rappresenterebbero la soluzione del problema.
Infatti, una volta migliorate le condizioni materiali dei carceri cosa si sarà fatto perché tutta quella gente che potenzialmente andrà ad “abitarvi” (scusate l’eufemismo) non ci vada? Migliorare le condizioni materiali dei carceri quale contributo darà rispetto alla condizione morale e spirituale delle persone che vi entreranno ?
Forse un esempio concreto potrà rendere meglio l’idea di ciò che intendo dire.
Ammettiamo che i politici si metteranno d’accordo sull’approvazione dello stanziamento di nuovi ed ulteriori fondi per fare costruire nuove carceri (ipotizziamo altri nuovi dieci istituti penitenziari in tutta Italia); cosa muterebbe ? Muterebbe soltanto il fatto che…vi sarebbero più celle, per ospitare eventuali nuovi detenuti. Ma cosa si sarà fatto affinchè questi nuovi detenuti non divengano tali? Nulla. E non facendo nulla in tal senso, non accadrà che dopo un certo periodo di tempo il problema del sovraffollamento delle carceri (nonostante i nuovi dieci istituti penitenziari in più) si ripresenterà? Ed, a quel punto, non accadrà (ancora) che all’ennesima campagna elettorale dell’ennesimo politico (o politicante) d turno si parlerà di “emergenza carceri” e che le “nuove soluzioni” proposte e prospettate saranno quelle di costruire nuove carceri?!
Non so se sono riuscito ad esprimere il mio punto di vista. Costruendo nuove carceri o modificando gli aspetti materiali di quelli già esistenti si affronta e si risolve davvero il problema delle carceri?
A mio parere il vero problema dell’ emergenza carceri non consiste nel cercare di contenere il numero (sempre in aumento) di coloro che decidono di delinquere, ma nel cercare di diminuire tale numero portando i potenziali detenuti a fare altre scelte rispetto a quella di delinquere. In altre parole, penso che la cosa migliore da fare sia quella di agire preventivamente su quelle persone che un giorno potrebbero decidere di delinquere, per spingerle e spronarle ad orientare in altri sensi e modi le loro vite rispetto a quelli del pensare alla delinquenza. “Se” a quanto pare l’azione ri-educativa della pena non sembra avere molto effetto, ritengo utile provare ad incrementare l’azione educativa a monte e prima dell’eventuale pena. Il fattore fondamentale dell’ “emergenza carceri” secondo me viene già prima del carcere stesso. Mi spiego: bisogna fare in modo che coloro che potenzialmente potrebbero finire in carcere non vi finiscano.
E come, chiederà ora il mio interlocutore?
Peso che il modo per portare una persona a non delinquere sia quello di incrementare le risorse affinchè questa possa vedere quella scelta non come la più facile e la più attraente, ma come la più vile ed indegna.
L’emergenza-carceri a mio modesto avviso sta proprio nel fatto che molte (forse troppe) persone sono attratte dalla prospettiva della delinquenza. Per fare un paragone con alcune parole del vangelo dette da Gesù si potrebbe dire che “stretta è la strada che porta alla vita eterna e pochi sono quelli che la trovano; larga, invece, è la strada che porta alla perdizione e molti sono quelli che la seguono” (Matteo 7: 13).
E che vuol dire? E che c’entra questo discorso col fatto delle carceri e dei detenuti (forse si chiederà sempre il mio interlocutore, il fan delle soluzioni materiali) ?
Beh, Gesù dice che la via della vita (cioè la via che porta a Lui, la via del Bene, la via del vero Regno in cui andare a dimorare per l’eternità) è stretta – cioè – difficile; per questo sono in pochi a trovarla (ed anche a cercarla o a percorrerla). Eh già, la via del Bene è stretta. Allora molti scelgono di camminare nella più facile e larga via del male. Perché, infatti, rimanere nella stretta via del bene (con i suoi sacrifici e le sue rinunzie (rinunzie ai compromessi, rinunzie agli inganni e agli espedienti per avere comodamente quello che si vuole e desidera) e non prendere la larga strada del male (dove vivi senza scrupoli, dove ogni inganno ed ogni mezzo giustificano il fine del fare quello che più si gradisce e desidera)? Insomma, perché seguire il bene (se questo comporta sacrifici) e non il male (che non richiede né sacrifici né impegni)?
E cosa c’entra questo con l’emergenza carceri (chiede ancora stizzito il mio interlocutore materialista)?
Ho pietà del mio interlocutore, perché poverino deve essere proprio cieco per non vedere che la vera questione (quella centrale e fondamentale) del ‘problema carceri’ coincide proprio con la precedente domanda: perché scegliere il bene anziché il male? Infatti se coloro che finiscono per delinquere fossero educati a porsi una tale questione ed anche indirizzati ed orientati a comprendere le ragioni per cui seguire il bene (anche se questa è la strada stretta), sicuramente molti di loro non finirebbero per prendere la strada larga (quella che nei loro ambienti di provenienza è la più propagandata). Insomma, se la gente venisse maggiormente e più seriamente educata a scegliere il bene, il vero e il giusto, ossia le vie di Dio (ossia le vie spirituali) anziché le vie del male (che ha per spot e per sponsor il benessere materiale a tutti i costi – come se il vero benessere della persona dipendesse dai beni materiali che questa può riuscire a vantare o a dimostrare di avere -) di certo vi sarebbero meno delinquenti, meno individui che penserebbero che delinquere (cioè fare il male) sia la scelta migliore.
Delinquere o non delinquere (?) è la scelta e la questione che sta a monte del problema carceri. Dalla risposta a tale domanda dipende infatti l’aumento o la diminuzione del numero dei detenuti. E la risposta a tale domanda si decide non nelle sedi dei tribunali e neanche nei carceri stessi, ma nel cuore delle persone.
Già la questione dell’ emergenza carceri non è una questione di natura materiale, ma di ordine spirituale. L’emergenza carceri non dipende dallo stato materiale degli istituti penitenziari, ma dallo stato morale dei cuori delle persone, che stando male spiritualmente non ci pensano due volte a scegliere la via larga del male e, quindi, a finire in carcere come detenuti e reclusi.
Se la gente fosse maggiormente e più seriamente educata ai valori su cui orientare la propria vita si guarderebbe dal seguire qualsiasi via, si guarderebbe dal percorrere con tanta semplicità e senza nessuno scrupolo la larga e comoda via del male, dei sotterfugi, dell’egoismo, dell’avidità, dei soprusi, della prepotenza, degli omicidi, della…malavita.
Occorre cambiare i cuori anziché le mura; occorre fare più spazio al bene dentro gli animi delle persone anziché più spazio al male nelle celle di reclusione.
Ed ora mi scusi il mio interlocutore se l’ho intrattenuto per un pochino di tempo con questi discorsi, ma il fatto è che anno dopo anno anch’io sono costretto a sentire e a subire i soliti discorsi materialisti di coloro che dicono che la “soluzione” dell’emergenza carceri è quella di costruire nuovi istituti penitenziari.
Lo so che molti ridono quando sentono parlare di educazione, che molti fanno spallette quando si dice che il bisogno primario della nostra società degradata è quello di investire sul miglioramento delle condizioni morali delle persone. Ma se anche tu, caro interlocutore materialista, sei tra quelli che ridono di questo, beh, permettimi di dirti che anche di te si ride quando vai a fare le tue campagne politiche in cerca di voti promettendo di risolvere l’emergenza carceri col promettere le ricette della costruzione di nuovi carceri. E sai perché? Perché tutti sappiamo interiormente quale buffonata sia una tale promessa ed una tale “soluzione”.
Ridi pure del fatto che ti ho detto che il vero problema dell’emergenza carceri è quello del cuore delle persone (poiché è lì che sta tutto il male che poi queste decidono di commettere) e che i veri interventi ed investimenti andrebbero fatti e messi su quelle risorse ed attività che mirerebbero a formare e ad educare i cuori delle persone a saper e voler scegliere il bene anziché il male, ma permettimi di chiederti un po’ di onestà per ammettere che la tua proposta ‘alternativa’ alla mia (quella di operare solo sugli aspetti materiali) è davvero ridicola e patetica. Costruisci pure nuovi carceri, fai pure in modo che i carceri divengano alberghi e vedrai che il numero dei detenuti aumenterà:
- perché non avrai fatto nulla per cambiare davvero le persone (nel cuore);
- perché la gente sarà contenta di finire in carcere (o in albergo) e non capirà più in cosa consista la cosiddetta ‘funzione rieducativa della pena’
Eppure ho un timore: tra il “mio” programma ed il tuo, probabilmente vincerai tu (come è già successo in tutti questi anni). E di questo non so spiegarmi il perché! O forse una spiegazione l’avrei:
così come i delinquenti scelgono la via facile del male, anche molti politici e molta gente come te sceglie questa via, senza voler neanche pensare a quella via di cui ti ho parlato, perché essa è stretta e difficile.
Ma, permettimi un’ultima domanda:
visto che la “mia” via è stretta e difficile (perché richiederebbe di impegnarsi in programmi educativi e spirituali per aiutare le persone a scegliere il bene anziché il male), mentre la tua via è più facile (non attuare nessuno programma inteso a promuovere il benessere morale e interiore delle persone, ma dare soltanto l’impressione di fare qualcosa (o – come si dice – una mano di vernice) col proporre le solite “soluzioni” di nuovi carceri in più) ti chiedo: ma, tu, a cosa tieni veramente: alla vita (vera) delle persone o alla loro manipolazione e reclusione?
La tua risatina mi fa capire anche la tua risposta.
Beh, quando vedrò in tv o leggerò sui giornali che ti presenterai ancora con le tue “soluzioni” sull’emergenza carceri sappi che io non riderò, ma mi rattristerò. Però a quel punto non avrò pietà per te (perché ostinatamente chiudi gli occhi alla realtà e respingi il vero), ma mi risulterai patetico, perché – mentendo – andrai in giro a parlare cercando chi possa darti credito (magari dicendo che ci vogliono nuovi poliziotti anziché maggiori educatori)!
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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