Che l’eugenetica sia già oggi una realtà e che venga sistematicamente praticata, servendosi dell’aborto come di uno strumento selettivo tra i nascituri, è risaputo, benché formalmente smentito. Ogni tanto però spuntano dei dati comprovanti tale affermazione. Come quelli forniti dallo studio messo a punto dal Charlotte Lozier Institute di Washington.
La ricerca mostra, dati alla mano, come la selezione del sesso sia ormai prassi soprattutto in Asia, specialmente presso le famiglie che abbiano già delle figlie. E’ tragico, però, notare come ora stia prendendo sempre più piede anche in Occidente, come riportato dal Catholic News Agency, specialmente nei Paesi a forte immigrazione orientale, quali la Gran Bretagna, gli Stati Uniti ed il Canada.
Se in Cina, ad esempio, la proporzione tra le nascite è di 116 maschi ogni 100 femmine, in Canada, per il terzo figlio, tra le madri di origine indiana è di 138 maschi ogni 100 femmine, mentre per il quarto il rapporto è addirittura di 166 a 100.
A consentire la selezione del sesso tramite aborto han contribuito indubbiamente gli sviluppi tecnologici conseguiti nella diagnostica preimpianto ed in quella prenatale.
In alcuni Paesi – come in Svizzera, Nuova Zelanda, Vietnam ed altri ancora – si cerca di prevenire o quanto meno di arginare tale pratica, vietandola. Ma non basta. L’unico, vero modo per scoraggiarla seriamente – commenta giustamente l’agenzia tedescaKultur und Medien – consiste «nel proibire l’aborto in quanto tale, rappresentando esso sempre una forma di discriminazione contro il nascituro ed un attacco al suo diritto essenziale alla vita» (fonte: Corrispondenza Romana).
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