Joseph Sciambra sapeva che avrebbe subìto l’ira mondana quando decise di parlare per «svelare il vero volto delle relazioni omosessuali». Non solo ebbe il coraggio di fare l’unico “outing” davvero svantaggioso oggi, ma l’ex pornodivo americano e icona del mondo “gay”, oggi blogger e autore del libro “Ingoiato da Satana“, ebbe anche l’ardore di mettersi dalla parte della terapia riparativa, convinto che «guarire è possibile, anche se chiede tempo, perseveranza». Solo «bisogna iniziare da un luogo di onestà: con te stesso, con gli altri e con Dio».
Cosa la spinse così giovane verso la pornografia?
I ragazzi, normalmente, nutrono curiosità verso il sesso, ma questo interesse è esasperato dalla cultura occidentale contemporanea in cui la pornografia dilaga ovunque, mostrando la carne nuda delle donne. Questo spinge a un’attenzione esagerata verso il sesso, conducendo facilmente alla pornografia. Quando poi un giovane nutre sentimenti di solitudine e alienazione, come accadde a me, allora la dipendenza dalla pornografia si fa ancora più intensa. Per quasi tutta la mia infanzia, la pornografia e la masturbazione rappresentavano un’oasi, una sorta di spazio sicuro in cui pensavo di essere amato e accettato. Ovviamente questa era solo una fantasia. Inoltre, molti giovani oggi sono più propensi a cadere nella trappola, sia in mancanza della figura paterna, che dovrebbe fungere da modello per un comportamento maschile adeguato, sia perché soffrono di un sentimento di inadeguatezza. Nei giovani che nutrono attrazioni omosessuali, entrambi questi tratti sono molto evidenti.
Come si passa dalla pornografia a sviluppare pulsioni omosessuali?
La visione ripetitiva della pornografia ha un effetto desensibilizzante, quindi spinge alla ricerca di scene sessuali sempre più estreme. Per questo, avendo iniziato all’età di 8 anni, da adolescente ero già annoiato e ho cominciato a cercare nella pornografia omosessuale. Uno scenario questo, per nulla inusuale. Infatti, quasi ogni giorno vengo a conoscenza di uomini, in maggioranza sposati e con figli, mai coinvolti prima con lo stile di vita omosessuale, dipendenti dalla pornografia “gay”. Siccome mi eccitava cominciai a chiedermi se fossi omosessuale. Più lo guardavo, più queste pulsioni crescevano in me, anche perché ero un bambino insicuro e isolato, che cercava affermazione da altri uomini. Perciò, quando compii 18 anni, lasciai casa per andare a San Francisco, la capitale mondiale dei “gay”. Appena arrivato, fui aggredito da una schiera di uomini più anziani di me che volevano iniziarmi al regno del sesso omosessuale. Qui, scoprii che il sesso era libero e che la pornografia “gay” serve come mezzo di reclutamento: facendo leva sulla mancanza paterna il mondo omosessuale ti tiene in pugno. Non a caso lo scenario costante della pornografia è l’unione fra un uomo maturo e uno giovane.
Che influsso ebbe sulla sua vita il comportamento omosessuale?
Persi molti amici, morti a causa dell’Hiv e della droga. Ero rancoroso e autodistruttivo. Credevo che vivendo lo stile di vita “gay” avrei potuto evitare di avere pensieri. Ma alla fine degli anni Novanta la mia salute si era compromessa. Soffrivo continuamente di emorroidi, lesioni anali, sanguinamenti che mi portarono all’anemia. Soffrivo di clamidia e gonorrea. Gli antibiotici facevano sempre meno effetto. Non capivo che stavo per morire.
Quando e come ha abbandonato questo “stile di vita” e cosa ne pensa delle terapie riparative?
La terapia riparativa con un psicologo o psichiatra qualificati è molto efficace. È ancorata a una teoria molto pratica per cui la relazione fra padre e figlio, fra madre e figlia, così come i traumi infantili, contribuiscono direttamente allo sviluppo delle attrazioni omosessuali in adolescenza o nell’età adulta. In contrapposizione a coloro che sostengono fermamente, sebbene non ci siano evidenze scientifiche, che l’omosessualità è una caratteristica innata, molti psicologi sono in crisi: anche nei paesi più liberali, come l’Olanda, fra i primi a legalizzare il matrimonio fra persone dello stesso sesso, la popolazione omosessuale continua a mostrare un alto tasso di malattie mentali. Per nascondere questo fatto l’Occidente parla di omofobia interiorizzata. Durante il mio percorso di guarigione ho invece scoperto che il persistente malessere delle persone con tendenze omosessuali è legato ad un evento traumatico che porta la vittima ad auto-medicarsi attraverso il sesso. Quando ho cercato aiuto sono riuscito ad ammettere l’abuso che avevo sperimentato da bambino. Solo così il processo di guarigione cominciò. Una parte di questo consiste nell’instaurare relazioni di amicizia con altri uomini sani per comprendere il significato reale della mascolinità.
Se non il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ormai quasi tutti, sostengono che a queste coppie “qualche diritto” va riconosciuto. Alcuni prelati, addirittura, pensano di favorire così la “pace sociale”. Ma che pace può esserci nell’accettazione di una realtà come questa?
Quello che trovi nel mondo Lgbt è essenzialmente un gruppo di bambini abusati e vittime trascurate che hanno cercato consolazione in una comunità, ma in cui ci si usa a vicenda nel vano tentativo di alleviare il dolore. Quando si entra in questa comunità si va incontro a una cultura altamente promiscua, come evidenzia l’alta percentuale di infetti da Hiv e da altre malattie (solo a New York la tendenza a contrarre l’Hiv della popolazione omosessuale maschile è di 140 volte maggiore rispetto al resto della popolazione). Per questo alcune persone con queste tendenze, di fronte alla fine che si può fare, cercano di vivere delle relazioni monogamiche. Di fatto, però, è difficile e si aprono ad altre relazioni. Siamo di fronte a persone ferite che non hanno bisogno di essere confermate nel loro comportamento, ma di essere aiutate. Bisogna poi comprendere che la lotta per i diritti è una lotta politica a cui le persone con tendenze omosessuali sono indotte con l’obiettivo di distruggere la famiglia.
Come?
Quello che mi ha cambiato è stata la paura di morire quando stavo male. Capii che mi sarei dannato, il diavolo mi stava portando all’inferno tramite orge demoniache. Mia madre non smise mai di pregare e siccome quando ero piccolo credevo in Dio, implorai il Suo aiuto e Lui mi salvò. Compresi quasi immediatamente che tutto quello che aveva fatto in passato era una lunga via verso la perdizione. Dio mi diede chiarezza e cominciai a studiare a leggere. L’aiuto spirtuale insieme a quello psicologico mi guarirono dall’omosessualità.
Come combattere l’ideologia gender e la pornografia, dilagante seppur nascosta?
Il modo migliore per combattere la pornografia e l’ideologia gender è cominciare in famiglia: i padri devono essere dei veri padri; ogni persona che ho incontrato con pulsioni omosessuali aveva qualche problema con il padre o con una figura adulta maschile. Perciò gli uomini si devono assumere la loro responsabilità di padri molto seriamente. Devono essere modelli virtuosi e avere un comportamento virile verso la donna. Devono essere forti e risoluti nei confronti dei loro figli. E devono amarli davvero. Perché se non sarai un padre per tuo figlio, ci saranno molti altri uomini a cercare di prendere il tuo posto.
di Benedetta Frigerio | Lanuovabq.it
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