Ci risiamo, come ogni anno, tra la fine di Marzo ed i primi di aprile, ricomincia la serie dei saluti o degli auguri di buona Pasqua. “Buona Pasqua”, “Buone vacanze di Pasqua”, “Buona Pasqua a te e a famiglia”, etc. etc.
Sentendo queste espressioni ho il dubbio se gli auguri siano per la Pasqua o per le vacanze e la domanda sul cosa c’entrano le vacanze con la Pasqua? Intendiamoci, il dubbio e la domanda derivano dal fatto che volendo pensare alla Pasqua in senso spirituale, onestamente penso che le vacanze non c’entrino proprio nulla, appunto, col vero Senso della Pasqua.
Eh già, perché oramai le feste sono diventate un po’ di tutto e sempre di meno di esse resta il senso originario, che stava a significare un particolare evento divino, un particolare intervento di Dio in favore degli uomini. Oggi come oggi di quelle feste che sono nominate nella Bibbia resta praticamente solo il nome, dato che, di fatto, il loro reale contenuto è andato perso. Ma se Dio ha ordinato di celebrarle (nell’Antico Testamento) e se Gesù ne fa menzione (nel Nuovo Testamento) non credo sia per le stesse ragioni con le quali oggi svengono nominate: ossia per ragioni meramente formali, economiche.
La differenza tra il senso della Pasqua (celebrata nell’Antico e nel Nuovo Testamento) e quello di oggi (il cui “senso” è quello di comprare le uova di cioccolato o le colombe) è tremendo! Si, non mi viene altro aggettivo (al di fuori di tremendo) per qualificare una tale differenza. Infatti ritengo tremendo essersi allontanati tanto dal vero senso delle feste che un tempo indicavano il riferimento ad un atto preciso compiuto da Dio in favore dell’umanità, mentre oggi per la stragrande maggioranza della gente tali feste non hanno neanche un minimo riferimento a qualcosa di veramente spirituale.
Ma se le feste non hanno più il senso spirituale per cui sono nate, perché – allora – dire “Buona Pasqua”?! Cosa c’è di “Buono” in una Pasqua che non ha più il senso della liberazione, ossia della salvezza operata da Dio in favore di coloro che (come i primi che la celebrarono) la celebrano riconoscendo di essere nel bisogno della liberazione da una condizione di schiavitù (non solo fisica ma anche morale e spirituale), dalla quale solo l’intervento di Dio ha potuto liberare gli antichi ebrei un tempo ed oggi potrebbe ancora ed anche liberare noi?
Infatti la Pasqua consiste in un passaggio: nel passaggio dalla schiavitù alla condizione della libertà. Gli ebrei schiavi in Egitto erano soggiogati da una forza che voleva tenerli legati a sé. Il tiranno Faraone che li voleva tenere schiavi gli ebrei è il rappresentante di ogni forza e volontà che si oppone a Dio e che vorrebbe dominare il Suo popolo. La schiavitù portò gli ebrei a gridare a Dio. E il loro grido (“Oh Dio liberaci, Oh Dio salvaci”!) salì fino al cielo e giunse alle orecchi di Dio. Questo spinse Dio a realizzare il Piano della liberazione in favore del suo popolo. Questo è il seme che portò alla storia dell’Esodo, ovvero alla storia del racconto dell’uscita miracolosa dell’uscita degli Ebrei dall’Egitto. E quando quell’uscita provvidenziale si realizzò, allora Dio ordinò agli ebrei di celebrare la Pasqua: per ricordarsi della grande Liberazione che Dio aveva operata in loro favore. Loro (gli ebrei), allora, ebbero “un” motivo (ANZI IL SOLO MOTIVO) per dire e per dirsi gli uni con gli altri(perché tutti l’avevano sperimentata) “Buona Pasqua”.
Ma oggi, oggi che la gente pensa di non essere più schiava di niente e di nessuno, che senso ha dire “Buona Pasqua”, ossia buon passaggio dalla schiavitù (di qualcuno che tiene il popolo sotto un giogo che è diverso dalla volontà di Dio per lui) alla libertà (ossia alla condizione nella quale Dio vorrebbero mettere l’uomo se questi ascoltasse la sua parola)? Già, non ha più senso! E’ solo una pura formalità…ipocrita!
Tremendo e ipocrita è infatti continuare a ripetere anno per anno una cosa che di santo non ha più niente e di sacro ancora meno. La pasqua è una festa biblica ossia divina, ma oggi è stata trasformata in qualcosa di squallidamente materialistico in nome del dio denaro. Di certo se Gesù dovesse dare un giudizio dinanzi alle manifestazioni a cui gli uomini hanno ridotto la Pasqua, ordinata e comandata da Dio per commemorare, invece, la sua reale liberazione in favore di coloro che gridano a Lui per essere salvati dalle proprie schiavitù (ossia dai propri peccati, dalle proprie trasgressioni rispetto alla santa e giusta volontà di Dio), credo che ripeterebbe ciò che ha fatto davanti al Tempio, quando presa una frusta di cordicelle scacciò tutti via da lì, dicendo “Portate via da qui queste cose (queste mercanzie, che con le cose sacre (ossia col vero rapporto tra l’anima e Dio) non hanno nulla a che fare)!
Già sicuramente Gesù butterebbe tutti fuori dal tempio, perché di tutto vi si trova meno che anime che, appunto, gridino per essere liberate dalla propria condizione di schiavitù spirituale.
Tutti festeggiano, ma nessuno fa cordoglio, nessuno si rende conto della propria condizione di miseria spirituale dinanzi a Dio. A chi oggigiorno Gesù può ancora dire “Beati coloro che fanno cordoglio” ?! (v. sermone sul monte, Matteo capitolo 5)
Può, invece, anche oggi dire ai molti che festeggiano e brindano “Guai a voi che ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete” (parte successiva alle beatitudini, sempre nello stesso capitolo del vangelo di Matteo)!
Che importa, dunque, se la gente dice “Buona Pasqua” quando questa resta solo una frase vuota, quando con essa non si può testimoniare di una nuova liberazione da parte di Dio in favore di una nuova anima che si è resa conto di essere in uno stato di perdizione davanti a Dio?
Nella Bibbia prima di ogni liberazione operata da Dio c’è sempre stata un’umiliazione da parte del popolo che ammonito dai consigli della parola di Dio prendeva coscienza di trovarsi in uno stato di miseria spirituale dinanzi a Lui. Ma oggi se non ci sono quasi più liberazioni da parte di Dio non dipende forse ciò dal fatto che nessuno praticamente grida più (“Oh Signore liberami”) davanti a Dio?
E il fatto che non ci sia chi gridi non significa che realmente tutti non abbiano bisogno di liberazione in quanto già liberi (salvi), ma significa che le persone sono così legate nelle tenebre spirituale da non accorgersi neanche più di essere in tale stato e, dunque, di avere bisogno dell’intervento di Dio.
E a nessun grido non corrisponde nessuna liberazione! E se non c’è nessuna liberazione,che senso ha dire “Buona Pasqua”?!
Se qualcuno ci tiene alla “Buona Pasqua” (quella vera, quella – l’unica – che abbia “un “ senso secondo Dio) ricerchi quell’intervento di liberazione di Dio, che è pronto ad intervenire in favore di chiunque riconosce il proprio stato di bisogno davanti a Lui (ossia il proprio stato di peccatore) e gridi a Lui: “Oh Signore liberami”. Dio ascolta (anzi non aspetta altro) un tale grido ed è pronto ad intervenire.
Grida, sii liberato (dai tuoi mali, dalle tue personali schiavitù) ed allora avrà senso ricevere la frase che esprime la benedizione della “Buona Pasqua”.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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