«Benvenuti nel Bronx», così ci accoglie scherzando, ma non troppo, Monse, animatrice della Coop Esperia, che opera a Treppiedi Nord, periferia di Modica. Tra palazzi e cemento, lavorano qui con ragazze e ragazzi sorridenti e accoglienti, che sfuggono le insidie del degrado tutto attorno, incontrandosi nei pomeriggi dopo la scuola, tra calcio, lavoretti artigianali e mille altre attività. E ci siamo noi, periferia del mondo, i ragazzi di Mediterranean Hope (Mh), siamo una quindicina, arrivati da appena un giorno a Scicli alla Casa delle culture. L’incontro è un abbraccio caloroso tra curiosità e domande a raffica «come ti chiami? Da dove vieni? Ma che lingua parlate?» e via così. I ragazzi rispondono con sorrisi e timidezza. La lingua, nei primi istanti sembra un problema difficile da superare, il francese non è più un idioma molto in auge. Ci soccorre la tecnologia e così si improvvisano conversazioni tramite i traduttori dei cellulari. Rimango in disparte e osservo come tra quel gruppo così eterogeneo, non vi siano minimamente muri o preconcetti e che tra i ragazzi ai margini di Modica e i ragazzi ai margini del mondo, vi sia un unico semplice sentire: una grande voglia di conoscersi.
Rotola una palla e scatta la partita… giochiamo finalmente. Italia contro resto del mondo! Ma per l’Italia giocano già i colori del mondo: Tunisia, Marocco, Albania. Le squadre si mescolano, parliamo la stessa lingua: passa, tira, goal. Non ci rimane memoria del risultato finale, ma alla fine che importa?
Ci ritroviamo in una piccola stanzetta, siamo almeno cinquanta, nel frattempo ci hanno raggiunto i ragazzi di «Crisciranni», un’altra associazione di Modica che combatte il disagio giovanile. In quello spazio ristretto Monse riesce a organizzare un gioco che coinvolge tutti. Decidiamo di non perderci di vista e così su due piedi si organizza il primo torneo «calcioInsieme» con ben sei squadre partecipanti.
Cos’è e come si fa integrazione se ne può discutere per anni, la risposta sta forse in una palla che rotola, dei ragazzi che la rincorrono. Condividere con semplicità il poco, fare spazio, tendere una mano.
Si avvicina Christian, ragazzino di otto anni, mi racconta di aver scritto una poesia sui migranti, non pensavo che i bambini scrivessero ancora poesie, è fantastico e succede a Treppiedi Nord, periferia di Modica… il Bronx.
È partito da terre lontane, per avere un tozzo di pane.
Notti buie e tempestose, trascorreva molto ansiose.
Tra vita e morte doveva lottare, per la sua vita poter ricominciare.
Christian
Di Gerardo Filippini, operatore alla Casa delle Culture di Scicli
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