Questo nostro tempo è alquanto strano: da un lato molta gente si allontana da Dio e vive solo per i piaceri e il proprio stile di vita non pare contemplare alcun pensiero sull’anima e sul destino eterno di essa; da un altro lato, invece, molta gente sembra disposta a seguire ogni genere e ogni sorta di tradizione e pratica religiosa, per dire a se stessa di avere una certa identità morale e non sentirsi dispersa nel vuoto e nell’indifferenza che caratterizzano i giorni di questa nostra epoca decadente.
Ma tra i primi e i secondi, tra quelli che vogliono escludere Dio dalle proprie esistenze e quelli che lo cercano in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo, chi potrà aspirare alla possibilità di trovare il vero senso della vita, chi potrà sperare di trovare Dio?
Apparentemente coloro che dicono di poter fare a meno di Dio sembrano mostrare una vita priva di preoccupazioni: non si preoccupano di sapere cosa Dio pensi di loro, né se la condotta del loro stile di vita è conforme o meno ai principi insegnati e rivelati da Dio attraverso i profeti e attraverso Gesù. Per tali persone è facile dire che il loro dio è il loro stesso io. Il loro ‘credo’ è quello di pensare di essere autosuffi-cienti e bastevoli a se stessi. Le loro giornate sono piene dei loro pensieri e non dei pensieri di Dio. Ogni cosa che fanno è in vista e in funzione del loro sé: se qualcosa per loro va bene allora va fatta senza troppi scrupoli. In pratica, l’uomo senza Dio legifera e pratica ciò che decide da sé stesso.
Coloro che, invece, dicono di cercare sempre Dio, tanto da seguire ogni corrente e ogni dottrina che accenni a qualsiasi cosa abbia del religioso, ci tengono a dimostrare che il proprio stile di vita è conforme ai precetti della religione in cui sono nati e cresciuti. [1] Ogni pratica, ogni tradizione ed usanza per coloro che vogliono essere religiosi va comunque bene. Lo spirito di tali persone devote, infatti, sembra essere quello di non volere né potere discutere quello che i capi religiosi (i cosiddetti sacerdoti) loro insegnano e ordinano. Fare una qualche obiezione di coscienza, per costoro, sarebbe come contravvenire ai precetti della religione. Per costoro chiedersi se i precetti che seguono sono di natura umana (ossia inventati dai capi religiosi) o divina (ossia rivelati da Dio nell’interezza della Sua Parola [2]) sarebbe come dubitare e per loro il dubitare non è fede. Costoro amano la cosiddetta ‘buona fede’, secondo cui l’importante è credere: negli uomini o in Dio(?), questo non è affare loro!
Insomma, se i primi (i non credenti in Dio ma solo nel proprio io) si inchinano di fronte alla propria ragione, i secondi (i credenti in tutto ciò a cui viene dato il nome di “Dio”) si prostrano alla fede senza la ragione. La differenza tra gli uni e gli altri è che mentre i primi elevano la ragione umana al rango di una dea, i secondi la relegano al rango di una bestia inutile e pericolosa.
Forse qualcuno intuisce che tanto l’atteggiamento dei primi quanto quello dei secondi è fuori dalla via dell’equilibrio, fuori dalla via del giusto.
Infatti, mentre i primi (i credenti assoluti nei “poteri” della ragione), non volendo pensare a Dio, sono “costretti” a non voler parlare della morte o dei limiti dell’uomo (quale soggetto debole, pieno di difficoltà esistenziali, di dubbi e vuoti interiori che rivelano quanto precaria e bisognosa sia l’esistenza dell’essere umano), i secondi hanno una visione così precaria dell’uomo che diffidano di qualsiasi possibilità di capire qualcosa del proprio senso e del proprio destino. Ecco perché per costoro qualsiasi ‘rivelazione’ che venga loro dall’ “alto” è buona (anche se dovesse andare contro ragione).
La riflessione che sento di condividere in questo articolo è basata proprio sulla considerazione del fatto che tanto l’atteggiamento degli uni quanto quello degli altri è fuori dal vero, fuori dal giusto. E, pertanto, la controversia fra gli atei e i bigotti è sterile, poiché destinata a protrarsi all’infinito, avendo sia gli uni che gli altri delle pecche da denunciare vicendevolmente e inutilmente ai danni degli altri, poiché nel continuo accusarsi a vicenda si perde il tempo che occorrerebbe, invece, a rivedere le proprie visioni e posizioni (entrambi fuori dal vero)!
E’ vero, infatti, che l’uomo senza Dio è quello che è: un essere limitato e finito soggetto a debolezze ed errori, che ne corrompono l’integrità fisica e morale, portandolo progressivamente ed inesorabilmente verso lo stato della mortalità. Non per nulla al termine ‘uomo’ è indiscutibilmente associabile quello di ‘mortale’. L’uomo è un essere mortale. Il che vuol dire che non ha vita in se stesso! Allora, perché gloriarsi di se stessi? Potrà forse la ragione di cui si vanta l’ateo avere il potere di dargli la vita e far si che egli non muoia? E perché, se è dotato di ragione,spesso l’uomo commette atti che sono fuori dalla ragione, finendo per ritrovarsi in situazioni che mettono a repentaglio la sua incolumità, la sua salute o la sua libertà (si pensi per esempio alla “libertà” di fumare che sfocia spesso nell’esito di una morte precoce per cancro, oppure ai tanti confitti in famiglia che a causa delle ragioni e dell’orgoglio ora di un coniuge ora dell’altro finiscono per degenerare in tragedie)?! Se in tali situazioni si guardasse ai principi della parola di Dio si troverebbero invece quelle soluzioni e quelle risposte che permetterebbero di non morire a causa della distruzione del proprio corpo e che permetterebbero di vivere in famiglia secondo giusti principi che avrebbero per esito la pace e l’armonia.
Ma se la pretesa di condursi da sé, facendo della propria ragione il riferimento assoluto della propria esistenza, porta a nascondere (come abbiamo visto) le precarietà e le contraddizioni della vita umana (che è ben lontana dall’essere così perfetta, come presumono che sia – appunto – coloro che dicono di poter vivere facendo a meno di Dio), a cosa porta l’atteggiamento – opposto – dei bigotti?
Credere a tutto, pensando che questo tutto sia come credere al verbo di Dio (ossia alla Sua parola rivelata per noi attraverso il testo della Bibbia), non è affatto una garanzia di verità, visto che in questo ‘tutto’ vi possono essere mischiati elementi di varia natura (magari elementi umani travestiti di verità divine)! Dunque anche il credere a tutto potrebbe essere un modo per assolutizzare l’umano anziché il divino. In poche parole, il ‘credere a tutto’ potrebbe coincidere col credere in niente, nel senso che bisogna vedere se in quel ‘tutto’ che si dice di credere è realmente compresa la parola di Dio, senza ritocchi, annacquamenti o storture umane. Facciamo un esempio (di una credenza e di un’usanza) che contrasta col messaggio della parola di Dio:
L’uso delle statue, molto in voga nelle credenze popolari (processioni, credenza dei patroni protettori, venerazione di reliquie), è espressamente rimproverato da Dio nella Sua parola (Salmo 115; Geremia 10: Isaia 44: 18, 19).
Di fronte a questa deviazione dalla volontà di Dio, quale sarebbe il giusto atteggia-mento da tenere? Credere sempre e comunque, senza ragionare? Se la parola di Dio dice di non farsi né statue nè immagine alcuna e di non prostrarsi dinanzi a tali cose, non è razionale porsi la seguente domanda: se la volontà di Dio è quella di non farci statue, che sono la rappresentazione di opere morte scaturenti dall’immaginazione umana priva della rivelazione di Dio, ma di certo non dell’Iddio vivente e vero, [3] a cosa serve farsi delle immagini quando è Dio stesso che dice di non farne, affinchè gli uomini non finiscano per prostrarsi davanti a degli idoli anziché cercare Lui così com’è (Spirito e Verità [4])? Porsi questa domanda, ovvero ragionare sulle differenze tra le tradizioni della cultura umana e il messaggio della parola di Dio (la Bibbia), allontana o avvicina alla verità e, dunque, alla volontà di Dio? Insomma, ragionare, per capire quale sia veramente la volontà di Dio è qualcosa da fare o non fare? Il bigotto tende a scartare l’uso della ragione, pensando che la “fede” sia qualcosa di diverso da essa! Probabilmente per i ‘credenti in buona fede’ obbedire sempre e comunque è il motto che descrive al meglio la loro intenzione ed il loro atteggiamento. Ma è proprio vero che la Bibbia parla di ‘obbedire sempre, comunque e a chiunque’? La Bibbia mette in guardia sul fatto che, dato che tra la volontà degli uomini e quella di Dio vi sono delle differenze, l’ubbidienza – nel caso in cui vi fosse contrasto tra queste due volontà – va data a Dio piuttosto che agli uomini. [5] E se qualcuno, ora, si chiederà il motivo di questa scelta (ovvero del perchè bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini, quando vi sia differenza tra ciò che dice Dio e ciò che dicono gli uomini) basterà pensare che la volontà di Dio è sempre a fin di bene per l’uomo, allo scopo di salvarlo, [6] cioè di renderlo libero e felice. Così, invece, non è quando si tratta della volontà degli uomini verso i loro simili (spesso sfruttati dai loro ‘superiori’)!
Da quanto detto fin qui, si può comprendere come tanto l’ateismo quanto la creduloneria sono due atteggiamenti, due visioni e due mentalità che tengono entrambe lontani dal vero e dalla verità. Assolutizzare le capacità umane fino a dire che l’uomo è un dio è tanto falso e irrealistico quanto il sostenere che tutte le usanze e tradizioni religiose degli uomini sono giuste e conformi alla parola di Dio.
Pur essendo apparentemente agli antipodi, le due posizioni dell’ateismo e della creduloneria (o religiosità superficiale e umanistica), infondo hanno una base comune: in entrambe, sotto sotto, a dominare è l’elemento umano, la visione umana. Infatti, mentre l’ateismo esalta l’io, la creduloneria porta ad annullare l’io dei singoli credenti, per seguire in nome di Dio altri io (ovvero la mentalità dei leader a cui costoro tanto facilmente si affidano, invece di andare a consultare la Bibbia per vedere se le cose loro dette ed insegnate stanno veramente così [7]).
Per tali motivi entrambi, sia gli atei che i creduloni, finiscono per stare lontano dal vero e dalla verità; gli uni per presunzione, gli altri per una fede superficiale, per ignoranza e poco discernimento!
Di fronte a queste realtà si può capire come entrambi tali categorie di persone siano fuori dal vero e, dunque, fuori dalla salvezza che Dio vuole dare a coloro che si accostano, sincera-mente, a Lui. La salvezza deriva dalla conoscenza della Verità. Per questo Gesù dice: “Se mi seguite conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”! [8]
Caro lettore, se ti riconosci in una delle due categorie descritte in questa riflessione (se cioè sei uno che crede solo in se stesso o, viceversa, uno che crede in tutti ed in tutto) abbi l’onestà e l’umiltà di confrontare la tua posizione rispetto alla parola di Cristo, il quale è venuto in terra proprio per rivelare agli uomini la volontà del Padre[9] Se non hai pace (e qual è l’uomo che può avere pace se non ha ancora sperimentato la riconciliazione con Dio!), riconosci il tuo bisogno di avere un rapporto personale e intimo con Dio: lascia il tuo orgoglio (se sei tra quelli che appartengono alla prima categoria di persone di cui abbiamo parlato) o la tua finta pietà e religiosità (se sei tra coloro che appartengono alla categoria dei religiosi superficiali, chè seguono dottrine umane anziché la diretta e genuina parola di Dio – Marco 7: 7) e mettiti in ascolto…della Parola di Dio (la Bibbia). Vedrai che man mano Egli ti guiderà e ti rivelerà la buona strada che porta a Lui. Allora sarai completo e potrai dire di essere nel vero, [10] ossia non in te stesso o guidato dagli interessi di altri che per finta pietà cercano di adescare anime semplici e..credulone. [11] No, allora sarai condotto direttamente dalla voce del Signore e potrai gustare quanto è bello avere un diretto rapporto con Lui. Allora la tua vita sarà rivoluzionata: non sarà più il tuo io a condurti, ma Dio; così potrai sperimentare come i Suoi pensieri sono più alti dei nostri [12] e di coloro che ci stanno attorno. Riponi la tua fiducia in Lui ed Egli opererà [13]. Dio ti benedica.
[1] Poiché questa riflessione vuole indirizzarsi agli italiani, il riferimento – per quanto riguarda la religione – è il cristianesimo
[2] E non solo in qualche versetto estrapolato dal contesto generale della Bibbia (come usano fare i membri delle varie e diverse sette presenti nel nostro paese)
[3] 1 Tessalonicesi 1: 9; 1 Timoteo 4: 10
[4] Giovanni 4: 24
[5] Atti 5: 29
[6] 1 Pietro 1: 9
[7] Atti 17: 11
[8] Giovanni 8: 32
[9] Giovanni 7: 16, 17
[10] 1 Giovanni 5: 20
[11] Romani 16: 18
[12] Isaia 55: 8
[13] Salmi 16: 6; 37: 5
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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