Voglio raccontarvi una mia esperienza, vissuta negli ultimi tre giorni. Esattamente da domenica o lunedì scorsi.
Io non chatto con nessuno, invio messaggi personali ai miei famigliari ed a miei parenti lontani che usano anche il cellulare per internet; lo vedete anche dalla mia pagina: io non posto foto mie o dei miei famigliari o dei miei animali o di casa mia. Internet è una trappola ed è pericoloso, ancor di più di questi tempi, esporsi troppo. Come si dice: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
Nella mia vita lavorativa ho avuto esperienze negative; ho incontrato uomini che si spacciavano uomini d’affari, in giacca e cravatta ed invece erano malfattori, della peggior specie. A sessant’anni, forse, sto imparando la lezione della Divina Commedia, esattamente quella parte in cui, nel più profondo inferno, vive la figura peggiore del mondo: il malfattore che si presenta con modi suadenti, con dolci parole, con un bel volto ed un bell’abito e man mano che si scopre denuda un corpo schifoso, con alla fine una bella grossa coda di scorpione che punge e ti ammazza.
Ora, qualche giorno fa, spunta tra i miei messaggi, un profilo di ufficiale degli Stati Uniti d’America. Un profilo internazionale. Fotografia di un graduato (sono pacifista, figuriamoci se riconosco i gradi o le medaglie americane!). Avendomi prima chiesto l’amicizia, io che da parecchio non ne accetto, ho guardato il profilo bene sapendo che pure quello può essere falso. Comunque, entro, vedo cose assolutamente normali, parecchie foto in divisa con medaglie e trovo scritto comandante in capo.
Ok, quando trovo il messaggio gli chiedo subito perché mi ha chiesto l’amicizia e incominciamo a parlare, ovviamente in inglese. Una buona conversazione, di tutto di più con me che parlo di pacifismo ad un militare che, dice, è in missione di pace in Siria. Comunque, chiaramente dopo aver chiarito alcune mie posizioni in merito, smetto di parlare delle mie idee pacifiste. Una conversazione, però, molto interessante e veramente coinvolgente dal punto di vista amichevole. Ma perché un militare dovrebbe proprio scrivere a me? Comunque gli dico di essere una scrittrice, di essere empatica per cui sapere di conoscere, forse, qualcuno che rischia la vita ogni giorno mi fa stare abbastanza male. La conversazione via messaggio prosegue, in orari alternati, per due giorni, ve la voglio fare breve. Fino all’altra sera, quando improvvisamente il vero scopo salta fuori. Già nei due giorni mi aveva posto delle domande strane, se avessi potuto accoglierlo in casa mia nel caso. Ma perché un militare, alto in grado, americano, dovrebbe voler venire a casa mia? Comunque, l’altra sera, improvvisamente, parla di soldi.
Aveva già cercato di capire la mia situazione economica, ma io ho due argomenti di cui non parlo mai con nessuno, assolutamente: amore e soldi. Dice di avere una montagna di soldi (mi dice l’importo ma tanto o poco non ha assolutamente importanza) mi chiede i miei dati sensibili, i miei contatti per un trasferimento di denaro tramite agente il cui 20% spetterebbe a me. Sono andata su tutte le furie. Ma educatamente, amichevolmente,innanzitutto ho detto che non ho bisogno di soldi; il denaro è pericoloso, ho detto, e non viaggia attraverso le persone ma attraverso le banche, se è pulito, non insanguinato e non rubato. Ma ho posto delle domande, per capire dove volesse andare a parare. Il giorno prima, gli avevo chiesto: chi sei? Perché io sono chi dico di essere, ma tu? E mi aveva postato nel messaggio una foto con di fianco il documento americano dell’esercito. Ma voi lo sapete bene: con photoshop si può fare ogni cosa. Non c’era una telecamera che lo riprendesse dal vivo, il volto era, questa volta, in borghese ed il documento pareva ritagliato con photoshop.
Ora, i pericoli sono a diversi livelli: il primo, deficiente ma ce ne sono in giro per il mondo, uno scherzo infame e va bene, si può accettare; il secondo: una truffa per avere i miei dati sensibili; il terzo: terrorismo e qualcuno che cerca i dati dove nascondersi e nascondere.
Fate, dunque, tutti molta attenzione.
Ovviamente, ho segnalato e bloccato il profilo ma con la polizia postale non è semplice comunicare e chissà, questo tizio vagherà nell’etere in cerca di qualcun altro da aggirare.
Ma fate tutti molta attenzione: alle amicizie, vere o false; ai falsi account; alle false fotografie.
E soprattutto, non mostrate i vostri bisogni troppo; siamo tutti troppo vulnerabili.
Pubblicato da Liliana Zampella | Lilianazampella.blogspot.it/
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