Vito: dalle tenebre alla luce

luce_tra_le_tenebre“Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati!” (Colossesi 1:13,14)

Come cristiano non posso fare a meno di testimoniare di come il Signore Gesù ha cambiato la mia esistenza. Mi rendo conto, oggi, dopo diciassette anni dalla mia conversione a Cristo che, secondo il Vangelo, sono “nato di nuovo” per aver accettato Gesù come mio Salvatore, che mi ha liberato da una vita segnata dal peccato.

Sono nato in una famiglia povera, ultimo di tre figli. Mio padre era dedito all’alcol e alla povertà si aggiungeva di frequente il terrore generato dalla violenza con cui lui trattava mia madre. Ricordo che fin da bambino nacque in me il desiderio di diventare presto uomo per difendere mia madre da quei soprusi. La fame abitava nella nostra casa, pertanto i miei genitori concordarono di rinchiudermi in un collegio. Là si poteva mangiare, ma il cibo era accompagnato da altra violenza, usata per insegnare l’ubbidienza.

Mi si risvegliò quello strano desiderio di diventare presto adulto per vendicarmi delle sofferenze che mi venivano inflitte. Credo che mi sia sempre mancato l’amore. Avevo tredici anni quando mio padre morì. Mia madre mi riportò a casa. Mi si presentò presto l’occasione ci compiere un lavoro come fattorino e così potei guadagnare qualche soldino. Ma la mancata educazione e quel po’ di denaro mi portarono a sognare di avere la vita libera e mondana che vedevo manifestarsi intorno a me. Ad esempio cominciai a desiderare intensamente uno scooter. Non avendo i mezzi necessari per acquistarlo, decisi di rubarlo. Trovai la cosa facile e decisi di far parte di una banda di ladruncoli. Rubavamo, rivendevamo a un ricettatore e tornavamo a rubare. Ma presto fui scoperto e arrestato. Fui rinchiuso in riformatorio. Anche là dentro quanta violenza! Tra i detenuti prevaleva la legge del più forte, la sopraffazione del più debole. Rimasi in quel carcere fino a sedici anni.

Avevo ventitre anni quando conobbi una ragazza che poi divenne mia moglie. Ma non abbandonai la strada contorta che avevo intrapreso e fu tutto un entrare e uscire dal carcere, causando così molta sofferenza anche a mia moglie. Ci nacquero due bambine alle quali mancò la presenza del padre. La vita delinquenziale mi aveva preso del tutto. Con la famiglia avevo l’amore a portata di mano, ma non lo apprezzavo: il mio cuore era indurito del tutto. Quando cominciai a possedere molto denaro, automobili, una “bella vita”, credetti di aver raggiunto il vertice della “felicità”, invece fui di nuovo incarcerato per associazione a cosche mafiose. Fui condannato a dodici anni di reclusione.

Intanto mia moglie, nonostante quel che mi accadeva, non cessò mai di dimostrarmi il suo amore e di allevare nel migliore dei modi le nostre figlie, nascondendo loro la sua angoscia e ciò che la causava. Lei incontrò occasionalmente delle persone che, all’uscita della scuola frequentata dalle bambine, le parlavano della pace e dell’amore che una persona può sperimentare quando crede in Gesù. Nelle sue visite in carcere, mi parve di notare in lei uno sguardo diverso, limpido, molta serenità e sentimenti diversi, incoraggianti, un amore nuovo. Mi incoraggiò a credere e conoscere un Gesù diverso da quello di cui avevo sentito parlare in collegio.

Più avanti, per la mia buona condotta, ottenni dei permessi di uscita dal carcere. Una di quelle volte fui spinto dalla curiosità a visitare la chiesa evangelica che ormai mia moglie frequentava regolarmente, e così conobbi un Gesù vivente, quello che avrebbe trasformato anche me. Fui conquistato da Gesù nel 1993, anno in cui, seguendo l’insegnamento dei Vangeli, ci battezzammo entrambi per immersione. Presto la mia fede fu messa alla prova, probabilmente il diavolo non si era rassegnato a perdere un’anima come la mia, e io trovai difficile resistergli. Chiesi aiuto al Signore. Gridai a Lui confessando la mia debolezza e che non ce la facevo a vincere il male. Oggi so che Gesù udì il mio grido.

Scaduta la durata della pena, rientrai a casa; poco dopo fui arrestato di nuovo e incarcerato per altri due anni, che in un primo tempo mi erano stati condonati, ma la Legge ci aveva “ripensato”! Ai carabinieri che erano venuti a prelevarmi, ebbi la possibilità di mostrare la registrazione su videocassetta della cerimonia del mio battesimo. Poi con la Bibbia sottobraccio, entrai in prigione. E, ne sono certo, quella volta con me entrò nel carcere anche Gesù. Furono due anni di riflessione, di conoscenza dei Vangeli. In quel tempo scoprii anche l’amore dei membri di quella chiesa evangelica: mi scrissero molte lettere di incoraggiamento, pregavano per me. Questo mi convinse che avevo trovato il “Corpo di Cristo” e che anch’io ero entrato a farne parte.

Fui reso libero nel luglio del 1995. Era una sera e io e mia moglie, anziché recarci subito a casa, ci avviammo verso la nostra chiesa dove sapevamo che era in corso la celebrazione di un culto evangelico. Quante esperienze, anche dolorose, ma infine la vita, l’amore, la fede, la pace, la gioia, ovvero Cristo! Fu un passaggio che Gesù ha definito come “dalle tenebre alla luce”! Da diciassette anni sono nella vera libertà. “Ora appartengo a Cristo e Cristo appartiene a me”, dice un inno cristiano. Sono certo che il Signore ha in serbo per me cose sempre nuove, vivificanti. Il mondo ha bisogno di una rinascita spirituale: io ne so qualcosa! Dio benedica quanti potranno trarre un beneficio durevole da questa testimonianza-confessione!

Vito | Adiagrigento.it/

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook