Un nome che spesso emerge nel dibattito sul Gesù storico è quello di Bart Ehrman, tra i pochi studiosi del cristianesimo primitivo e del Nuovo Testamento che non credono a quel che Gesù Cristo diceva di essere. Per questo viene spesso citato dai critici della storicitá.
Ehrman ha scritto molti libri divulgativi, ma non é uno studioso importante né é riconosciuto tra i principali addetti ai lavori, basti pensare che in nessun libro viene citato dal più importante biblista vivente, il prof. J.P. Meier. Essendo un abile oratore, Ehrman ama spesso raccontare la sua de-conversione dal cristianesimo evangelico all’agnosticismo. Secondo molti avrebbe abbandonato la sua fede a causa dei suoi studi, in realtà spesso ha ricordato che l’approdo allo scetticismo seguì all’incapacità di comprendere la coesistenza di Dio con la sofferenza nel mondo. Un’obiezione valida, forse l’unica seria mai partorita dall’uomo nei confronti di Dio, verso la quale abbiamo più volte giustificato la nostra posizione (qui, qui e qui).
Sono tanti invece gli studiosi che andrebbero citati come testimoni di un percorso inverso, che sono cioè passati dall’ateismo o dall’agnosticismo alla fede cristiana grazie agli studi sulla storicità del cristianesimo. Uno di questi è Michael Bird, oggi famoso teologo australiano e docente di Nuovo Testamento presso il Ridley Theological College di Melbourne. «Sono cresciuto in un ambiente laicista nella periferia dell’Australia», ha raccontato recentemente, «la religione era categoricamente respinta, vista come un’inutile stampella e le persone di fede venivano derise per la loro ipocrisia morale. Da adolescente ho scritto poesie beffarde contro la fede in Dio, mentre mia madre bestemmiava talmente tanto da far arrossire anche un marinaio».
Questo fino a quando ha iniziato a leggere il Nuovo Testamento, studiandolo seriamente anche come professione: «Il Gesù che ho incontrato è stato molto diverso dal grande illuso o dal mito che mi era stato descritto. Il Gesù della storia era reale, mi ha fatto riflettere sul senso dell’esistenza umana, mi ha colpito la testimonianza della Chiesa primitiva su Gesù: con la sua morte Dio ha vinto il male e con la sua risurrezione ha portato vita e speranza a tutti». Così è arrivata anche la conversione personale, «quando ho attraversato l’incredulità per arrivare alla fede, tutti i pezzi improvvisamente hanno iniziato a combaciare: avevo sempre sentito uno strano disagio verso il mio scetticismo, un grave sospetto che avrebbe potuto esserci qualcosa di più, qualcosa di trascendente, ma sapevo anche che mi era stato detto che era stupido pensarci. La fede è cresciuta dai semi del dubbio ed è emerso un mondo tutto nuovo che, per la prima volta, aveva un senso per me».
Oggi Bird è un noto biblista e spesso è entrato in dibattito proprio con le tesi di Ehrman, il quale conferma la storicità dei Vangeli ma ritiene Gesù un apocalitticista ebreo che predicava l’immediata fine del mondo, trasformato gradualmente in un essere divino dai suoi discepoli. Bird, assieme ad altri quattro noti studiosi -Craig Evans, Simon Gathercole, Chris Tilling, e Charles Hill-, ha anche pubblicato un libro, intitolato “How God Became Jesus: The Real Origins of Belief in Jesus’ Divine Nature—A Response to Bart D. Ehrman“, rispondendo alle tesi di Ehrman e mostrando i suoi numerosi errori.
«La mia fede e i miei studi mi hanno portato a credere l’opposto di quello in cui crede Ehrman», ha spiegato ancora il prof. Bird. «Gesù non è stato visto come un dio greco, come Zeus che trotterellava sulla terra o un essere umano che si è trasformato in un angelo al momento della morte. Piuttosto, i primi cristiani hanno ridefinito il concetto di “un solo Dio” per la persona e l’opera di Gesù Cristo. Molti sono convinti che Gesù era solo un profeta e non ha mai affermato di essere Dio, ma uno sguardo attento ai Vangeli dimostra che il Gesù storico chiaramente esercita prerogative divine. Egli si identifica con l’attività di Dio nel mondo e credeva che nella sua persona, il Dio di Israele stava tornando a Sion proprio come i profeti avevano promesso. Queste affermazioni, quando sono studiate da vicino, sono de facto affermazioni di divinità, motivo per cui i capi religiosi del tempo si indignarono. L’evidenza mostra che Gesù ha affermato di essere Dio incarnato, e entro 20 anni dopo la sua morte e risurrezione, i cristiani lo identificando con il Dio di Israele, utilizzando il linguaggio e la grammatica del Vecchio Testamento».
Proprio su quest’ultimo tema, ovvero l’auto-dichiarata divinità di Gesù, consigliamo il libro recentemente pubblicato in italiano “Gesù figlio di Dio“ (EDB 2015) di Gérard Rossé, ordinario di Teologia biblica presso il Sophia University Institute. «La vera storia di Gesù Cristo è una buona notizia, e ha trasformato la mia vita», ha concluso il prof. Michael Bird. «È per questo che sto combattendo per raccontarla in mezzo a una cacofonia di voci sbagliate».
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