In Italia è polemica sui simboli del Natale nei luoghi pubblici. Un’occhiata in Francia e in Svizzera.(Federica Tourn) In Italia sembra diventata una questione culturale da difendere: Giuseppe, Maria e il bambinello nella mangiatoia non si toccano perché non sono tanto un simbolo cristiano quanto un’immagine della storia, delle radici del paese, con buona pace di chi non è d’accordo. Questa è la linea bipartisan che sta passando sui media dopo l’affaire della scuola di Rozzano, dove diversi genitori hanno difeso a colpi di bambin Gesù l’intenzione di celebrare il Natale con canti religiosi anche in sala mensa.
Laicità alla francese
Polemiche italiane, che stupisce ritrovare, almeno in parte, anche nella laicissima Francia. Eppure, qualche falla nel sistema di separazione fra Chiesa e Stato deve esserci anche là, se l’associazione dei sindaci di Francia (Amf) lo scorso 18 novembre ha infine presentato, dopo un anno di lavori, un documento sulla laicità: un vademecum pratico su come comportarsi in diverse occasioni “spinose”, dall’adozione delle divise scolastiche alla presenza dei sindaci alle cerimonie religiose. Gli eletti sono invitati a non esprimere le proprie convinzioni religiose in occasioni di eventi istituzionali: “In questi ultimi anni – ha detto André Laignel, vicepresidente dell’Amf – ci sono stati diversi compromessi sulla laicità che hanno portato alla deriva”. Un capitolo specifico riguarda proprio i presepi, che negli ultimi tempi ha portato a sentenze e pronunciamenti contraddittori: si possono allestire nei luoghi pubblici? La risposta dell’Amf è netta: la loro presenza nei municipi non è compatibile con la laicità.
Dibattito a Neuchâtel
Stessa polemica, risposta più conciliante nella vicina Svizzera. Almeno a sentire Christophe Alleman, pastore a Neuchâtel, secondo quanto riporta l’agenzia Protestinter: “Come credente e come pastore posso vivere il Natale senza presepe e anche senza albero, perché non è lì l’essenziale”. E il pastore aggiunge: “Rispetto e posso anche trovare legittima la posizione del Comune e allo stesso tempo il simbolo del presepe non mi pone nessun problema”. Le autorità di Neuchâtel hanno infatti deciso di far togliere i personaggi della natività che erano stati messi sotto l’albero del Comune. “Ero anche pronto – ha detto ancora Alleman – a ospitare questo presepe in uno dei luoghi di culto di cui sono responsabile. Sono comunque riconoscente al consiglio comunale per la sua decisione, che mi dà l’opportunità di riflettere su un aspetto fondamentale, ma spesso dimenticato, della festa di Natale: nel racconto biblico di Natale la questione dell’accoglienza occupa infatti uno spazio importante”. Quindi, suggerisce il pastore, al di là delle polemiche, non dimentichiamoci delle priorità: in che modo riusciremo tutti, credenti e non, cristiani o fedeli di altre religioni, a vivere questo periodo di festa (che per noi è tutto l’anno, ndr) come un tempo di incontro, accoglienza e condivisione? (da Riforma.it)
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