L’uguaglianza passa anche dal wc. E così da un po’ di tempo stanno spuntando le toilette per transessuali. Vengono chiamate bagni inclusivi o toilette sessualmente neutre.
Ci sono anche app da scaricare che ti possono aiutare a trovarne una in giro, dato che ad oggi sono rare. Come i transessuali d’altronde. Ad aprile alla Casa Bianca è stato installato uno di questi bagni transgender. Il colore bianco, a ben pensarci, infatti rimanda proprio a questa posizione neutrale in merito agli apparati genitali.
John Berkow, presidente della Camera dei Comuni, ha proposto cheanche il Parlamento inglese adotti tale soluzione per i propri appartamenti. Poco importa che nessun deputato sia transgender. Magari in futuro ci saranno e comunque tra i turisti che visitano Westminster non si può escludere che ci sia qualcuno confuso sulla propria identità e altrettanto disorientato davanti alle due consuete porte del wc, una con l’immagine di un uomo e l’altro con quella della donna. E, infatti, un bel dilemma da risolvere è quello di individuare l’icona corretta per i bagni trans. Una X? Gettata nello scarico: rimanda all’idea di incognita e invece i transgender rivendicano di avere un’identità seppur indefinita (contraddittorio, lo sappiamo, ma è così). Si è pensato ad un omino metà uomo e metà donna, pantagonnato, ma anche questa soluzione non andava bene.
Il trans in genere non si sente metà maschio e metà femmina. Insomma, non si sente né carne népesce, si sente qualcun* (l’asterisco non è un refuso). Si è valutata poi la proposta di indicare il bagno con la scritta unisex o all gender (tutti i generi). Ma poi ci sarebbe il rischio che la toilette sarebbe affollata anche da maschi e femmine (più da femmine dato che in genere le code ai bagni per le donne sono molto più lunghe rispetto a quelle per uomini), dato che è appunto una toilette aperta a tutti. Insomma, son problemi. La pensata però è controproducente per più motivi. Nel 2006 l’onorevole Lucio Barani (Partito Socialista-Nuovo Psi), chiese anche lui di installare un trans wc in Parlamento: «Ho inoltrato al presidente Bertinotti un’interrogazione urgente , uno strumento previsto dal regolamento ma non conosciuto e quindi mai utilizzato. Bertinotti ha voluto Luxuria in Parlamento, ora deve provvedere, ci sono degli obblighi igienico-sanitari da adempiere». La risposta di Wladimir Luxuria Guadagno non si fece attendere: «L’apartheid della segregazione urinaria non è un argomento che mi appassiona particolarmente. È un privilegio che non penso di meritare. Non voglio ottenere il privilegio di avere un bagno tutto per me. Penso invece che alcuni servizi per le donne debbano essere rivolti anche alle trans».
In parte l’ex onorevole Guadagno aveva ragione. I trans chiedono di non essere discriminati e invece li rinchiudiamo in una riserva orinaria. Chiedono uguaglianza e vengono ghettizzati, isolati. Un vero paradosso. Ma il paradosso dei paradossi è sta proprio nel volere un bagno per i trans. Perdonate il trivio, ma a pensarci bene è proprio nel momento della minzione che si appalesa tutta la diversità tra uomo e donna e l’evidenza che di sessi ce ne sono solo due. Da qui l’imbarazzo di trovare un’icona che indichi un terzo sesso che non esiste, con il risultato che il trans è solo il mal riuscito ibrido del maschio e della donna. Il wc svela la duplicità e dicotomia tra uomo e donna.
Laddove il trans non operato entrasse anche in un bagno pensato per lui e si ponesse in piedi davantiall’orinatoio a muro oppure sempre in posizione eretta davanti alla tazza o vaso, in quel momento la sua postura e le sue esigenze fisiologiche griderebbero tutta l’appartenenza del trans al sesso maschile, perché per davvero la sua coscienza sarebbe messa a nudo. Un momento di vera libertà sessuale dove madre natura si riappropria di quell’identità maschile trafugata perché camuffata sotto spoglie femminili in altri luoghi. É al cospetto del wc che cadono le maschere e si svela l’uomo – in senso di maschio – per quello che è.
di Tommaso Scandroglio | Lanuovabq.it
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