Cresce il bisogno di beni di prima necessità in Siria. Aleppo è scenario di una estenuante battaglia. Le chiese sono un faro, ma il rischio cresce così come le necessità delle persone che bussano alle loro porte.
Nel week end appena trascorso i media hanno diffuso la notizia del rilascio da parte dell’ISIS di 37 persone identificate come “cristiani assiri”. E’ giunta poi la conferma che facessero parte del gruppo di 253 assiri rapiti a febbraio 2015, dai 35 villaggi presi d’assalto dai miliziani dello Stato Islamico nella zona del fiume Khabur, provincia di Hassaka (Siria). Si tratta di uomini e donne sui 60 e 70 anni di età, arrivati sani e salvi alla città di Tel Tamar, secondo quanto afferma la Assyrian International News Agency (la foto è cortesia proprio della AINA).
Da Aleppo (città scenario di una battaglia campale), intanto, ci giungono notizie allarmanti da nostri collaboratori locali. Migliaia di cristiani vivono nella parte della città controllata dal governo. Sotto attacco in varie zone, le strade sono pericolose e c’è carenza di praticamente tutti i beni. “In certe aree mancano scorte di cibo. Frutta e verdura sono sparite dai mercati e dai negozi. I ristoranti sono chiusi. I benzinai in gran parte sono senza benzina. I taxi sono fermi, ma chi ha benzina e coraggio chiede prezzi esorbitanti per gli spostamenti. Niente acqua ed elettricità per lunghi periodi. Code lunghissime di persone cercano di avere qualche litro di combustibile (ndr. utile per riscaldamento). Colpi di arma da fuoco si odono qui e là. La speranza sta scomparendo nei cuori delle persone. C’è chi sta letteralmente svendendo le case acquistate con una vita di risparmi: cercano di accumulare contante così appena si libererà un varco sicuro nelle strade, lasceranno Aleppo”, ci spiega un nostro collaboratore in loco. Mentre un pastore di Tartus la cui chiesa riceve aiuti dalla nostra missione mette in luce un’altra paurosa sfaccettatura di questo conflitto: “Non siamo in una zona dove esercito e ribelli combattono, ma ci sono bande armate ovunque. Loro rapiscono e uccidono. Siccome siamo coinvolti nella distribuzione di aiuti umanitari, sanno che gestiamo viveri e beni di vario tipo. Operiamo nel pericolo di essere rapiti“.
Il bisogno è grande. Porte Aperte sta consegnando pacchi di viveri a famiglie in difficoltà tramite le chiese locali, ma è impegnata anche nel distribuire medicine, offrire sussidi per l’affitto, assistenza medica, materiale per superare l’inverno, e Bibbie e di libri cristiani. Un nostro collaboratore mette in luce le opportunità evangelistiche: “Vediamo una maggiore apertura. Le persone parlano di più, sono più aperte. E’ una grande opportunità di condividere la fede con loro. Dio sta facendo un’opera immensa nei cuori: sta trasformando il male in bene. Sono stupito di quanti musulmani si stiano avvicinando a Cristo”.
Porte Aperte Italia
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