Cristo: Profeta, Re e Sacerdote

shapeimage_1La lettera agli Ebrei è l’epistola più completa sulle informazioni di Cristo come “Redentore” e parla di lui come “sacrificio” ma principalmente ne parla come “sacerdote”, leggiamo (Ebrei 2:9,11).

 “Vediamo Gesù, che è stato fatto per un po’ di tempo inferiore agli angeli, coronato di gloria e di onore per la morte che sofferse, affinché per la grazia di Dio gustasse la morte per tutti. Conveniva, infatti, a colui a causa del quale sono tutte le cose, nel portare molti figli alla gloria, di rendere perfetto per mezzo di sofferenze l’autore della loro salvezza Infatti colui che santifica e quelli che sono stati santificati provengono tutti da uno; per questo motivo egli non si vergogna di chiamarli fratelli”.

Che mansioni aveva un sacerdote ai suoi tempi?

L’idea di base è quella, di essere un “intermediario” o un “intercessore” che ci rappresenta dinnanzi a Dio (Ebrei 5:1 “Infatti ogni sommo sacerdote preso fra gli uomini, è costituito per gli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati”).

Il tema principale della lettera è che Cristo è un sommo sacerdote “perfetto”, il sacrificio “perfetto” per questa grande verità non dobbiamo andare a cercare un Dio da adorare altrove perché lui è l’unico che ha adempiuto tutta la legge dimostrandosi “qualificato”, “superiore” e “perfetto”. Il risultato della sua opera e che lui è stato “esaltato” sopra ogni altra creatura, per sino sopra agli angeli (Ebrei 1:3 “Egli, che è lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver compiuto la purificazione dei nostri peccati per mezzo di se stesso, si è posto a sedere alla destra della sua Maestà nell’alto dei cieli”), attraverso questo versetto biblico l’autore, della lettera, dice chiaramente che Dio si è rivelato attraverso Cristo e fa un contrasto fra i profeti e il Figlio specificandone la “natura diversa” e il prologo continua menzionando i tre ministeri di Cristo come : “Profeta”, “Re” e “Sacerdote”.

Il ministero profetico, regale e di purificazione dei peccati va a confermare che Cristo è “l’impronta” dell’essenza di Dio, è lo “splendore” di Dio; essendo stato umano come noi Egli ha anche sofferto come noi, ma essendo stato anche un sacerdote questo fa sì che Egli ha avuto oltre alla “natura umana” anche la “natura divina” di Dio. Cristo ha avuto bisogno di entrambe le nature “umana” e “divina” per redimerci dei peccati e per sconfiggere la morte.

Questo fa di Cristo l’essere “superiore” a qualsiasi altra cosa, un “sacerdote legittimo e perfetto” superiore anche agli angeli che ai tempi dell’Antico Testamento e quindi prima della venuta di Cristo, essi erano mediatori tra gli uomini e Dio (Galati 3:19 “Perché dunque fu data la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché fosse venuta la discendenza a cui era stata fatta la promessa; essa fu promulgata dagli angeli per mano di un mediatore”; Atti 7:38 “Questi è colui che nell’assemblea nel deserto fu con l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri; e ricevette le parole viventi per trasmetterle a noi”; Atti 7:53 “Voi avete ricevuto la legge promulgata dagli angeli e non l’avete osservata”).

Cristo ha ereditato un nome superiore a tutte le altre creature, sia umane che celesti, che è quello di “Figlio”.

Gesù è stato “generato”, gli angeli sono stati “creati”; il Figlio è “adorato”, gli angeli no.

Gli angeli hanno il compito di servire gli uomini che devono ereditare la salvezza invece Cristo “regna” sugli uomini in quanto Egli è il “perfetto Adamo” perché ha compiuto quello che avrebbe dovuto compiere il primo Adamo “sottomettere gli uomini a Dio”.

Gli uomini non sono stati capaci di adempiere la loro sottomissione a motivo della caduta di Adamo, diversamente gli uomini avrebbero dovuto regnare sulla creazione.

C’è un’identificazione spirituale tra Cristo e gli uomini (Ebrei 2:13 “E di nuovo : Io confiderò in lui. E ancora : Ecco me e i figli che Dio mi ha dato”), gli eletti che hanno la stessa “fede” e lo stesso “legame” con lo Spirito Santo. Per tutti questi eventi Cristo è il nostro capo poiché Egli è “l’autore della nostra salvezza”, possiamo dire più semplicemente che “capo” sta ad indicare che Egli va avanti di noi e ci apre la strada. Cristo si identifica a noi con entrambe le sue due nature quella fisica e quella spirituale.

L’autore prosegue la lettera agli Ebrei parlando della “legittimità” e della “idoneità” di Cristo perché è stato “nominato” e “preparato” come sacerdote, infatti Egli non si è preso questo onore da solo ma è stato nominato personalmente da Dio (Salmi 111:10 “Il timore dell’Eterno è il principio della sapienza, hanno grande sapienza quelli che mettono in pratica i suoi comandamenti; la sua lode dura in Eterno”), e non solo è sacerdote ma addirittura è il “sommo sacerdote”, lui oltre ad essere stato nominato è stato anche preparato, ha dovuto imparare l’umiltà, l’ubbidienza e la fede divenendo così “perfetto”. Se il Figlio di Dio ha dovuto imparare questi aspetti attitudinali, quanto di più le dobbiamo imparare noi.

L’autore conclude la lettera dicendo che Gesù Cristo è “Re” e “sacerdote” perché ha fatto la “purificazione dei peccati” adempiendo tutta la legge, non c’è più nulla da fare, Egli ha già adempiuto “tutto” quello che è stato stabilito da Dio e questo gli dà il diritto di stare seduto alla destra del Padre (Ebrei 10:11 “E, mentre ogni sacerdote è in pieno ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte i medesimi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati”).

Come sommo sacerdote Cristo ha il diritto di entrare nel “luogo santo” per offrire un “sacrificio” e il sacrificio che offre è sé stesso, facendo una nuova alleanza e così non serve più la vecchia alleanza che Dio aveva stabilito con i “padri della fede”. Da qui subentra un cambiamento totale della legge che ora si basa su una “fede interiore del cuore”.

Il sacrificio di Cristo è “perfetto” e “definitivo” e il suo risultato è una “purificazione perfetta dei nostri peccati” che ci libera l’accesso a Dio e ci permette di godere di questo “riposo” nell’attesa della sua prossima venuta.

Luisa Lanzarotta | notiziecristiane.com

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