L’Unione europea ha annunciato domenica 25 ottobre la creazione di 100’000 posti di accoglienza per i rifugiati in Grecia e nei Balcani al fine di tenere sotto controllo una crisi migratoria senza precedenti. (Antonio Guterres) “Non possiamo abbandonare le persone a se stesse e farle dormire negli accampamenti nel 2015”, ha spiegato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel corso di una conferenza stampa con la cancelliera tedesca Angela Merkel e l’Alto commissario ONU per i rifugiati.
I leader europei si esprimevano al termine del minivertice riunitosi domenica 25 ottobre 2015 a Bruxelles, nel corso del quale è stata annunciata la creazione di 100’000 posti per accogliere i rifugiati che continuano ad arrivare alle frontiere dell’Europa.
Una rotta drammatica
Di questi 100’000 posti di accoglienza la Grecia ha accettato di crearne, con l’aiuto dell’Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR), 30’000 entro la fine dell’anno. In un secondo tempo saranno creati 20’000 posti presso famiglie affidatarie e alloggi in affitto sovvenzionati dall’UNHCR.
I 50’000 posti rimanenti saranno approntati lungo la rotta dei Balcani in coordinamento con l’ONU.
Jean-Claude Juncker aveva convocato d’urgenza questa riunione per decidere su “una maggiore collaborazione e su interventi operativi immediati” sulla rotta “drammatica” dei Balcani occidentali che conduce migranti e rifugiati, in particolare in fuga dalla guerra in Siria, dalla Turchia e dalla Grecia verso il nord dell’Unione europea.
Diciassette misure per ristabilire l’ordine
A Bruxelles erano presenti i capi di Stato o di governo di dieci Stati membri (Germania, Austria, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania e Slovenia), ma anche tre paesi non appartenenti all’Unione: Albania, Macedonia e Serbia.
“Se nei giorni e nelle settimane che verranno non interverremo sul campo in modo immediato e concreto, penso che l’intera UE comincerà a crollare”, ha messo duramente in guardia il primo ministro sloveno Miro Cerar, il cui piccolo paese ha visto transitare oltre 60’000 migranti in dieci giorni. “Se falliamo, le forze nazionaliste di destra avranno buon gioco a dire che l’Europa è fallita”, ha rincarato la dose il cancelliere austriaco Werner Faymann.
In una dichiarazione congiunta i partecipanti si sono impegnati a mettere in atto da subito 17 misure per “ristabilire l’ordine” alle frontiere dell’Unione europea e “rallentare il flusso incontrollato di persone”, ha spiegato Jean-Claude Juncker.
Migliorare il coordinamento
Tra le misure figurano l’invio di 400 poliziotti per assistere la Slovenia, sommersa dai migranti, la registrazione più sistematica dei migranti alle frontiere esterne e scambi quotidiani di informazioni tra paesi vicini.
I leader si impegnano anche a “scoraggiare il movimento dei rifugiati o dei migranti verso una frontiera di un altro paese della regione”. “Una politica che consiste nel lasciar passare dei rifugiati senza informare un paese vicino è inaccettabile”, sottolinea la dichiarazione finale.
In un contesto di tensioni crescenti i paesi dei Balcani temono che i migranti si stabiliscano da loro. “Interventi unilaterali potrebbero scatenare una reazione a catena”, avvertono i leader europei nel loro comunicato congiunto.
La Slovenia costruisce un muro
Nuova zona di transito, la Slovenia è sommersa dai migranti da quando l’Ungheria ha eretto recinzioni anti-immigrati. Recentemente ha minacciato di costruire a sua volta una barriera se l’Europa non le fornirà un sostegno adeguato. (da La Croix; trad. it. G.M.Schmitt/voceevangelica)
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